Cancro alla prostata, nuovo test scopre recidive fino a un decennio prima della malattia. Un’arma importante arriva contro il cancro alla prostata, un nuovo test può prevedere le probabilità che si ripresenti fino a un decennio prima che accada, con un potenziale enorme aumento dei tassi di sopravvivenza. Attualmente, infatti, a circa il 50% dei pazienti torna la malattia, spesso con una prognosi infausta.
Ma il nuovo test, che combina il sequenziamento genomico e l’intelligenza artificiale (IA), può identificare i soggetti maggiormente a rischio al momento della prima diagnosi. Conoscendo chi ha maggiori probabilità di vedere ripresentarsi la malattia, i medici possono trattarlo in modo più aggressivo, aumentando così le possibilità di impedire che il cancro si ripresenti.
Gli esperti ritengono che potrebbe essere ampiamente utilizzato già nel giro di tre anni, dopo sperimentazioni più ampie, salvando la vita di migliaia di uomini in futuro. Ad oggi non esiste un test sufficientemente affidabile per un programma di screening che consenta di rilevare i casi in fase precoce, il che significa che il tasso di sopravvivenza è in stallo.
Le cure difficili
La malattia può essere difficile da curare a causa della sua ampia eterogeneità: differenze significative tra le cellule cancerose all’interno di ciascun tumore e da paziente a paziente. Spesso si sviluppa in più di un sito della prostata, dando origine a due o più tumori, rendendo difficile per i medici decidere il percorso terapeutico migliore. Questo può variare da un approccio di “attesa e osservazione” alla radioterapia, alla terapia ormonale, alla chirurgia o a una combinazione di trattamenti.
I ricercatori dell’Institute of Cancer Research di Londra e del Royal Marsden NHS Foundation Trust hanno sviluppato questo strumento dotato di intelligenza artificiale per valutare le biopsie eseguite al momento della diagnosi. Lo hanno utilizzato per analizzare 1.923 campioni provenienti da 250 pazienti in una precedente sperimentazione clinica, concentrandosi sulla struttura spaziale dei tessuti delle biopsie tumorali.
Hanno anche utilizzato una tecnica di intelligenza artificiale appositamente sviluppata per eseguire la classificazione di Gleason, un sistema di punteggio che classifica il tessuto canceroso da uno a cinque, in base alla configurazione delle sue cellule. Contemporaneamente, i ricercatori hanno valutato le differenze genetiche tra le cellule all’interno dei singoli tumori, utilizzando 642 campioni di biopsia provenienti da 114 partecipanti allo stesso studio sulla radioterapia.
Ciò ha permesso agli scienziati di valutare contemporaneamente le informazioni sulla genomica e sulla morfologia delle cellule, per vedere come entrambe influissero sulle possibilità che si ripresentassero. La natura a lungo termine della sperimentazione ha fatto sì che i risultati potessero essere analizzati in relazione ai risultati ottenuti dai pazienti per oltre un decennio, un aspetto fondamentale nel caso del cancro alla prostata, che può crescere lentamente.
La scoperta
Hanno scoperto che maggiore è la differenza genetica tra le cellule (e maggiore è la differenza tra forma, dimensione e struttura delle cellule cancerose all’interno di un tumore) maggiore è la probabilità di recidiva. Stando ai dati, pubblicati su Nature, più differenze ci sono tra forma, dimensione e struttura delle cellule, più è probabile che il cancro si adatti e sopravviva. Questa “evolutività” è quindi un forte predittore di recidiva.
I ricercatori sono stati anche in grado di identificare un sottogruppo di pazienti nei quali la recidiva della malattia è avvenuta in metà del tempo rispetto al resto dei pazienti. È stata inoltre riscontrata una correlazione tra la perdita di uno specifico cromosoma e una ridotta presenza di cellule immunitarie nel tumore, che può influenzare la risposta a determinati trattamenti e orientare le decisioni cliniche.
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