Cecilia Bartoli: “Politicamente corretto un’ipocrisia. Elezioni alla Santa Cecilia? Io come come Kamala Harris”. Cecilia Bartoli sul politicamente corretto, le elezioni all’Accademia di Santa Cecilia, e non solo, la cantante lirica (mezzosoprano) romana, 58 anni, si racconta un una intervista a ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
Dal Foro romano del libretto qui siamo in un palazzo del potere di oggi, la bandiera italiana sullo sfondo.
«Robert Carsen ne ha fatto un’opera politica, sul potere e sugli abusi del potere. E la sua versione è di un’attualità mostruosa, perché in questa edizione (dove abbiamo tagliato i lunghi recitativi senza stravolgere nulla) nella regia c’è un colpo di scena finale che è scioccante e si mette profeticamente sulla scia del recente attentato a Trump».
Lei interpreta Sesto.
«L’amico più fedele dell’imperatore Tito, che viene usato da Vitellia, figlia dell’imperatore Vitellio, per ucciderlo, perché il padre di Tito lo spodestò, ma c’è anche una vendetta amorosa. Nel nostro spettacolo Sesto diventa Sesta: sul palco sono una donna e non la donna che fa l’uomo, come si fa sempre. E’ uno degli ultimi ruoli per castrati. Per loro fu scritta musica straordinaria, Ma era una pratica terribile, in Italia ogni anno mille bambini venivano castrati e in pochi avevano una grande carriera».
Cecilia Bartoli: “Politicamente corretto un’ipocrisia”
[…] Cosa pensa di Otello bianco, come ormai si fa spesso, e del politicamente corretto all’opera?
«È una moda che passerà, l’inclusività non si realizza così, se vogliono Otello diverso si può sempre scrivere una versione, col Moro di razza bianca, così si dà la possibilità a nuovi compositori di scrivere opere nuove. Credo che ci sia molta ipocrisia dietro. Come cantava Lucio Dalla: Potenza della lirica, dove ogni dramma è un falso».
C’è un genere moderno a cui il barocco si avvicina?
«Il jazz: stesse improvvisazione e follia. Sono generi di una semplicità disarmante che vanno dritto al cuore, con una contemporaneità che manca al repertorio romantico, dalla struttura più densa e intellettuale».
[…] Nel cd duetta con Luciano Pavarotti.
«Mi ascoltò in tv a Fantastico da Pippo Baudo. Già negli Anni 80 si facevano programmi sui nuovi talenti, non hanno inventato nulla. Luciano mi chiamò a Modena per un’audizione, poi lo incontrai a New York per una mia Cenerentola portata per la prima volta da due italiani al Met. C’era anche il regista Cesare. Abbiamo lavorato insieme. Mi chiamava la mia campionessa, con la esse emiliana. Il cd lo abbiamo intitolato Casta Diva perché la Norma che ho cantato a Salisburgo, su strumenti d’epoca e in edizione integrale, senza tagli, è stato un grande successo, a cui è seguito un tour a Parigi, Baden Baden, Zurigo, oltre quaranta recite.
Cecilia Bartoli: “Elezioni alla Santa Cecilia? Io come come Kamala Harris”
Tra poco ci saranno le elezioni all’Accademia di Santa Cecilia. E…
«Sì lo so… In effetti, sono accademica, romana, manager, sono donna come Kamala Harris e chissà che cosa succederà anche negli Stati Uniti».
Una diva sulla poltrona del primo ente sinfonico italiano sarebbe un bel colpo. Avrebbe anche l’età giusta.
«Sono relativamente giovane rispetto ai candidati. Certo l’anagrafe dice che rientro nei canoni della legge… E mi chiamo Cecilia, che è la protettrice della musica!».
Una volta lei disse che nessun teatro italiano le ha mai proposto un incarico.
«Sono onoratissima della vostra idea, è un incarico importante e di responsabilità, ma è difficile dare ora una risposta, a Salisburgo sono impegnata fino al 2026 e forse anche oltre. Però, chi lo sa…».
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