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Fioretta Mari: “Miriam Leone una delusione. Addio alla De Filippi? Ho lasciato Amici per un motivo”

Fioretta Mari: “Miriam Leone una delusione. Addio alla De Filippi? Ho lasciato Amici per un motivo”. Fioretta Mari su Miriam Leone, l’addio a Maria De Filippi, e non solo, l’attrice e regista teatrale toscana, 72 anni, si racconta a cuore aperto un una intervista a ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

La prima recita, Fioretta Mari?
«A tre anni, a Palazzo Pitti, in un teatro che papà, il colonnello Manetti, aveva fatto costruire per mia madre (Franca Carrara ndr) che, tre anni prima, a Firenze mi aveva quasi partorito sul palcoscenico, recitando il “Beffardo”, nei panni di Fioretta».

Il suo nome.
«Scelto, appunto, mentre lei aveva le doglie e io volevo già andare in scena».

La recita più recente?
«Al cinema. Nonna nel film Netflix “Ricchi a tutti i costi”. Nonna e promessa sposa di Ninni Bruschetta che i miei figli, Christian De Sica, Angela Finocchiaro e altri straordinari attori, vogliono uccidere per evitare le nozze. Esilarante».

[…] La recita che resta nel cuore?
«Io ventenne che declamo una poesia di Salvatore Quasimodo, “Al padre”. Davanti a lui e a Gina Lollobrigida. A Catania, al Club della Stampa. “Nessuno l’ha mai interpretata così bene”. Le parole del Premio Nobel ancora echeggiano in me».

Quando capì che avrebbe potuto anche insegnare?
«Beh, sono stata una delle più giovani insegnanti nella scuola di Vittorio Gassman, a Firenze. Poi ho avuto 1.500 allievi in America, docente con Vanessa Redgrave e Al Pacino. Grande esperienza».

Trasmessa a giovani attori, anche scrostando le inflessioni dialettali, come ha rivelato al Corriere Giusy Buscemi, la «Vanina» televisiva di Cristina Cassar Scalia.
«Grande Giusy. Riconoscente. A differenza di qualche altra».

Fioretta Mari: “Miriam Leone una delusione”

Un nome?
«Meglio i nomi di cui vado fiera. Da Serena Autieri a Caterina Balivo, Alessandra Amoroso, sempre affettuose, amorevoli. Hanno studiato dizione e recitazione con me».

Invece, dica, delusa da chi?
«Diciamolo. Miriam Leone. Un dolore grande della mia vita. L’avevano scartata da Miss Italia. L’ho ripescata e ha vinto. L’ho messa in contatto perfino con Anna Strasberg, ultima moglie di Lee Strasberg, insegnante di recitazione di Marilyn Monroe. Voleva portarla in America. Ragazza brava. Mai più vista. Mi avesse ringraziato una volta…».

Tanti allievi e tante scoperte anche ad «Amici», insegnante nel programma di Maria De Filippi.
«Con lei, undici meravigliosi anni della mia vita».

Ma l’ha lasciata.
«Un dolore. Ero affezionata a Maria, a Sabina Gregoretti, ai ragazzi, allo staff».

Perché?
«Obbligata. Maria ha tolto la recitazione. Che ci stavo a fare?».

[…] Ripartiamo da Firenze.
«A tre anni mi cimentai nella canzone che dovrebbe essere l’inno di tutti i migranti, “Mi porti un bacione a Firenze”. Cambiando il nome della città, ognuno può riconoscere storia e dramma della propria comunità».

Di papà Manetti ha cambiato il cognome in Mari.
«Resta il rigore trasmesso. Mi ha anche salvato…».

Da cosa?
«Dalla violenza di un orco. Subita a nove anni sul trenino dei bimbi al parco Collodi, a Pescia. Il conducente mi prende, mi porta in una capanna e… Per fortuna arrivarono altri bimbi e mio padre che inseguì quel sozzo pedofilo con la pistola in pugno. Lo voleva ammazzare. Scappò».

Fioretta Mari: “Addio alla De Filippi? Ho lasciato Amici per un motivo”

E lei?
«In ospedale. A lungo con la paura degli uomini».

Superata come?
«Con mio padre che mi faceva socializzare con i giovani militari. Soldatini deliziosi».

Ha vissuto poco nella città di papà.
«Partita per la Sicilia a dieci anni. Approdata a Catania. Dove mamma recitava accanto alla sorella, la grande Ida, la moglie di Turi Ferro, un colosso del teatro, lo zio a cui devo tanto».

Ida è anche il nome di sua figlia.
«Splendida cantante celtica. Ama e abita in Svizzera».

Avuta con Armando De Razza, cantante e attore, suo marito.
«Ex marito».

Non siete divorziati.
«E che sono scema? Ho una buona pensione. Alla mia età può succedere di tutto. E abbiamo un patto. Se accade, lui prende la reversibilità e la passa a Ida. Mi istruì Paola Borboni».

Racconti.
«Lei stava con quello splendido ragazzo di 42 anni più giovane. Lo sposò anche per lasciargli la pensione. “Paga lo Stato”, mi spiegò. Ma lui morì prima. Ecco perché la vita va vissuta in pieno».

La Sicilia?
«Un rapporto viscerale. Ho fatto nascere Ida a Catania col professor Meli. E poi la lingua è un’armonia fra arabo, tedesco, greco. Da fiorentina, ho insegnato il siciliano a Giancarlo Giannini per “Mimì Metallurgico” e ho preso parte al doppiaggio per “Malena”».

Il teatro?
«Oltre a ricordi struggenti su Turi Ferro e la compagnia di mamma e zia, io sempre sulle scene. Da Gibellina al Teatro greco di Siracusa. Anche con Corrado Pani. Noi in scena e Mina in un angolo, per non disturbarlo. Meravigliosa, innamoratissima. Inseguita dai fotografi. Poi ci rifugiavamo in albergo con le carte siciliane. Lei, grande giocatrice di scopone scientifico».

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