Scoperta la ‘discarica’ dei rifiuti cerebrali: può servire a curare l’Alzheimer. Lo studio. Grazie a uno studio è stata scoperta la ‘discarica’ dei rifiuti cerebrali, con gli scienziati che stanno iniziando a comprendere come il cervello elimini i prodotti di scarto, per mantenersi sano e difendersi dalle malattie neurologiche.
Due gruppi di scienziati di Washington hanno scoperto che una lenta onda elettrica che pulsa attraverso il cervello durante il sonno spinge i prodotti di scarto, inclusa la proteina strettamente associata alla malattia di Alzheimer, dalle profondità del cervello verso la sua superficie.
Una vena che attraversa il cervello funziona quindi come un condotto per trasportare i prodotti di scarto attraverso la barriera che separa il cervello dal resto del corpo, depositandoli nel flusso sanguigno per essere filtrati dai reni. Tuttavia, se il sistema di smaltimento cessa di funzionare correttamente, come può accadere con l’invecchiamento, a seguito di traumi cranici o a causa di stress cronico, questi prodotti di scarto possono accumularsi nel cervello.
Ciò potrebbe anche permettere alle cellule immunitarie di infiltrarsi nell’organo, causando un’infiammazione associata a disturbi cerebrali degenerativi. Lo studio è stato condotto su topi, ma i ricercatori credono che i loro risultati siano in linea con la ricerca sulle potenziali cause del morbo di Alzheimer e altre forme di demenza.
A febbraio, gli scienziati guidati dal dottor Jonathan Kipnis, neurologo della Washington University di St. Louis, hanno risolto il quesito su come il cervello espella i rifiuti attraverso la rigida barriera protettiva senza utilizzare il sistema linfatico del corpo, una rete che drena i liquidi in tutto l’organismo.
Il percorso di ‘smaltimento’
Il cervello non fa parte di tale sistema e il suo percorso di smaltimento dei rifiuti è noto come sistema glinfatico. Questo sistema elimina i rifiuti generati dai processi metabolici che consumano energia – tutti i processi chimici che lavorano continuamente nel corpo per assicurarne il corretto funzionamento – come l’anidride carbonica, le proteine danneggiate e le cellule morte.
Gli scienziati hanno identificato punti di uscita intorno al cervello da cui il liquido cerebrospinale, che trasporta i rifiuti, fluisce verso la spessa membrana che circonda il cervello e il midollo spinale e poi nel flusso sanguigno, dove i vasi linfatici del corpo intervengono per eliminarlo.
Pochi giorni dopo, quel gruppo di scienziati ha ulteriormente ampliato tali scoperte, mostrando come il liquido carico di rifiuti raggiunga quei punti di uscita. Hanno osservato che, durante il sonno, i neuroni si attivano in onde sincronizzate e ritmiche che generano la forza necessaria per far fluire il liquido cerebrospinale attraverso il cervello e oltre la barriera emato-encefalica.
Il dottor Li-Feng Jiang-Xie, ricercatore presso l’Università di Washington e autore principale del secondo studio, ha affermato: “Questi neuroni sono come mini pompe. L’attività neurale sincronizzata alimenta il flusso dei fluidi e la rimozione dei detriti dal cervello.
“Se riusciamo a sfruttare questo processo, esiste la possibilità di ritardare o addirittura prevenire malattie neurologiche, tra cui l’Alzheimer e il Parkinson, in cui l’accumulo eccessivo di rifiuti – come i rifiuti metabolici e le proteine non funzionanti – porta alla neurodegenerazione”.
Il ruolo del sistema glinfatico
Tuttavia, con l’avanzare dell’età, il sistema glinfatico si deteriora, accumulando prodotti di scarto come le proteine amiloidi e i grovigli tau, che contribuiscono al declino cognitivo e alla perdita di memoria, nonché al morbo di Alzheimer e alla demenza.
I cambiamenti nei ritmi del sonno possono anche perturbare il normale processo di smaltimento dei rifiuti. Il liquido cerebrospinale scorre più liberamente tra le cellule durante il sonno e l’intero processo glinfatico viene ottimizzato in questo stato.
Senza un sonno adeguato, il flusso del liquido cerebrospinale è compromesso, così come l’eliminazione dei prodotti di scarto associati alle malattie neurodegenerative.
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