Terremoto L’Aquila, la sentenza shock: niente risarcimento e spese legali a carico delle famiglie dei 7 studenti morti. Terremoto L’Aquila, la sentenza non solo non accirda risarcimento, ma dovranno pagare anche le spese legali. Un collegio di giudici dell’Aquila ha nuovamente attribuito alle vittime del terremoto del 6 aprile 2009 la responsabilità della loro stessa morte.
La Corte d’Appello dell’Aquila ha respinto sette ricorsi delle parti civili, confermando la sentenza di primo grado dell’aprile 2022 riguardante il crollo dell’edificio in via Gabriele D’Annunzio 14, nel centro storico della città, dove persero la vita 13 persone. In sede penale, l’ingegnere responsabile dei lavori di restauro del 2002 era stato assolto in via definitiva dalla Corte d’Appello di Perugia.
In sede civile, però, i familiari delle vittime hanno subito una nuova sconfitta anche nel secondo grado di giudizio. Tra le parti civili prese in esame, c’è quella dello studente universitario Nicola Bianchi, 22 anni, di Monte San Giovanni Campano, iscritto alla Facoltà di Biotecnologie. In primo grado, il giudice del Tribunale dell’Aquila, Monica Croci, aveva attribuito il cento per cento della colpa alla vittima, sostenendo che Bianchi fosse consapevole di vivere in un edificio poco sicuro ma fosse rimasto in casa per sostenere un esame il giorno successivo.
L’appello
La famiglia aveva fatto appello contro questa sentenza, ma il secondo grado ha nuovamente respinto l’istanza, così come quelle di altre sei parti civili, tutti studenti universitari che vivevano nello stesso edificio. Secondo i giudici, gli studenti non sarebbero morti perché rassicurati dalla Protezione civile tramite la Commissione Grandi Rischi, ma per una loro “condotta incauta”.
Nella sentenza di secondo grado si legge che non ci sono prove che collegano la rassicurazione ricevuta dagli studenti alle dichiarazioni dell’allora vicecapo della Protezione civile, Bernardo De Bernardinis. Inoltre, le testimonianze dei genitori indicano che Bianchi decise di restare all’Aquila per sostenere un esame il giorno 8 aprile e che la notte del sisma uscì in strada dopo la scossa delle 22.48, circostanza che contrasta con l’ipotesi che si fosse tranquillizzato a seguito delle dichiarazioni di De Bernardinis.
La Corte d’Appello ha evidenziato che non è stato provato che gli esperti della riunione del 31 marzo avessero l’obiettivo di tranquillizzare la popolazione. Tutte le parti civili sono state condannate a risarcire lo Stato con 14 mila euro, che si sommano ai 14 mila euro del primo grado. La prossima tappa sarà la Cassazione.
Seguici anche su Facebook. Clicca qui
Leggi anche:
Roma, paziente caricato in ambulanza si alza dalla barella e molesta un’infermiera: arrestato per violenza sessuale
Aggiungi Commento