Ethan Hawke: “Wildcat? Mia figlia mi ha convinto con una frase. A 50 anni sono caduto in una forte crisi depressiva”. Ethan Hawke su Wildcat, l’attore e regista statunitense, 54 anni, parla del suo ultimo lavoro come regista, in cui per la prima volta dirige la figlia Maya, l’attrice 25enne che vestirà i panni della scrittrice texana Flannery O’Connor, celebrata autrice di letteratura gotica americana, morta a 39 anni di lupus.
Ethan Hawke […] spiega perché questo progetto che la figlia gli aveva proposto anni fa gli sta tanto a cuore. «Maya aveva letto le lettere e i racconti di O’Connor e ne era rimasta colpita. Sapeva bene che io sono sempre interessato a esplorare questioni come mortalità, fede, spiritualità».
La depressione
«Quando ho compiuto 50 anni sono caduto in una forte crisi depressiva. Pensavo ai miei propositi di gioventù, ai progetti cui aspiravo, alle mie speranze di allora, e provavo solo frustrazione, non avevo mai affrontato seriamente le questioni spirituali su cui riflettevo. Ne parlai a Maya, e lei se ne uscì con l’idea di fare un film personale a partire dalla vita della O’Connor. Il film è stato un’occasione ulteriore di crescita».
L’esperienza sul set con la figlia
«Non potevo crederci, avrei lavorato con mia figlia! Maya avrebbe potuto propormi un progetto su un insetto e avrei trovato il modo di farlo. Ma lei invece ha scelto Flannery O’Connor, e sa cosa mi ha detto allora? “Non vengo da te perché sei mio padre, ma perché credo che la tua sensibilità sia ideale per questo lavoro”. Come reagire a una lusinga di questo genere? Con mia moglie Ryan abbiamo deciso in un momento di produrre il film».
«È forte, appassionata, sul set mi sembrava di avere a che fare con una giovane Katharine Hepburn. Ha un suo modo di recitare diverso da me: ha avuto diversi insegnanti, la madre Uma, la scuola di recitazione Juilliard, i suoi amici. A me piace da morire discutere con lei, ti sprona, ti provoca, lo adoro».
Sulle critiche
«Col passare del tempo diventa più facile accettare le critiche. Non è mai facile beccarsi un pugno in faccia, ma quando rileggi certi giudizi negativi una ventina d’anni più tardi ti sembrano persino divertenti. Quando sei giovane, invece, pensi che non lavorerai mai più, che ti manchi il futuro».
Ricorda la prima di Prima dell’alba, che tutti odiarono. Stessa reazione per Gattaca, La porta dell’universo, il film di Andrew Niccol oggi un classico. «Ma bisogna continuare a lavorare, a provare, a insistere. Mi ha commosso vedere la determinazione di Flannery O’Connor. La sua prima collezione di racconti fu decimata, nessuno voleva pubblicare i suoi libri, ma lei non ha mai mollato» […] «No, non diventa più facile col passare del tempo, ma tu sai che sopravviverai. Perché negli anni hai costruito qualcosa, forse una carriera. Accetti che la gente abbia opinioni diverse e cominci a vedere che sei parte di un disegno più ampio» (fonte: Io Donna).
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