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Giorgio Moroder: “Con Donna Summer la novità che ha cambiato tutto. Intelligenza artificiale un guaio enorme”

Giorgio Moroder: “Con Donna Summer la novità che ha cambiato tutto. Intelligenza artificiale un guaio enorme”. Giorgio Moroder su Donna Summer e la novità che ha segnato la storia, l’intelligenza artificiale, e non solo, il produttore discografico, compositore e disc jockey, 84, ne parla in una intervista rilasciata a ‘Vanity Fair’, della quale vi proponiamo alcuni passaggi.

La sua fame per le cose nuove l’ha guidata fin dagli esordi, anche quando ha pensato di inserire un nuovo sound elettronico nella musica pop, con Donna Summer.
«Donna è stata la prima star internazionale con cui ho lavorato. Abbiamo fatto una settantina di canzoni insieme. I Feel Love è la prima in cui ho utilizzato il sintetizzatore. Nel brano, l’unico strumento “umano” è la cassa della batteria. All’inizio non ero ottimista sul risultato, e neanche la casa discografica. Ma ero certo che si trattasse di un’innovazione importante. Poi quando ho visto la gente ballare quel pezzo per la prima volta allo Studio 54 (la storica discoteca di New York, ndr) ho capito che poteva essere un successo».

Era «il suono del futuro»
«Sì, questa è una bella cosa che disse Brian Eno a David Bowie. Erano in studio a Berlino, stavano incidendo il nuovo album ed erano alla ricerca del giusto sound. David mi ha raccontato che un giorno Brian entrò nella sala e disse che potevano smettere di cercare il suono del futuro perché tanto lo aveva già trovato Giorgio Moroder».

Giorgio Moroder: “Con Donna Summer la novità che ha cambiato tutto”

È stata una rivoluzione per il mondo della musica e per il mercato discografico. Ora tutti usano gli strumenti digitali per produrre.
«Probabilmente in molti mi hanno odiato per questa cosa. Effettivamente molte professionalità sono venute a mancare. Il musicista è stato sostituito da una macchina, ma è vero anche che il computer non inventa le note. Devi essere tu a comporre, come un qualsiasi strumento. Solo che al posto di usare il pianoforte o la chitarra usi il computer. È più facile, ma se non c’è l’idea musicale non ti può aiutare. È vero anche però che ormai si fa quasi tutto con gli strumenti digitali e non con quelli veri, a parte la batteria e la chitarra. Chi suona gli archi, per esempio, ha visto ridursi molto il suo lavoro».

Adesso però arriva l’intelligenza artificiale.
«Lì è un guaio enorme. L’ho testata, ho provato a comporre utilizzando l’AI. Il risultato era buono, ma non abbastanza da essere utilizzato. Però sono sicuro che tra qualche anno sarà diverso. Non solo produrrà canzoni, ma creerà anche film. Sarà un problema grosso per i musicisti».

Si ricorda la sua prima canzone?
«Avevo 15 anni quando ho composto il primo pezzo. Avevo un amico un po’ più grande di me che aveva un registratore. In quel periodo ce n’era uno in tutta la Val Gardena. Fu lui a chiedermi di comporre un brano. Io suonavo la chitarra, un altro amico il basso e infine c’era un ragazzo che simulava il suono della batteria. Da allora ho continuato sempre a comporre pezzi, anche se tra i 19 e i 26 anni ho fatto più il musicista che il compositore».

Giorgio Moroder: “Intelligenza artificiale un guaio enorme”

E poi?
«Sono stato fortunato. Sono andato a Berlino. Avevo lì una zia. Sono stato circa un anno, ma già dopo tre mesi ho avuto l’occasione di realizzare un pezzo che ha avuto un successo abbastanza grande. Lì ho smesso di fare il musicista e mi sono dedicato solo alla composizione».

[…] L’influenza della musica italiana crede abbia contribuito al suo successo?
«Sono nato in Italia e ho ascoltato tanta musica italiana fino ai 19 anni. Poi ho continuato a seguire, ma vivendo a Los Angeles e lavorando con artisti da tutto il mondo mi sono aperto a un gusto più internazionale. Sicuramente l’influenza italiana c’è stata, ma come c’è stata quella statunitense. Credo che la mia musica abbia assorbito diverse influenze internazionali, forse anche per questo ha avuto successo praticamente in tutto il mondo».

[…] Quando ha capito che avrebbe avuto così tanto successo?
«Quando Love To Love You di Donna Summer è entrato in classifica in tutto il mondo. Avevo già delle hit in Italia, in Germania, qualcosa in America. Ma quando è scoppiato Love To Love You ho detto: “Ce l’abbiamo fatta”».

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