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Cruciani: “Diritti gay? Sono a favore, mi infastidisce solo un aspetto. Non sono razzista, ma l’immigrazione clandestina è da combattere”

Cruciani: “Diritti gay? Sono a favore, mi infastidisce solo un aspetto. Non sono razzista, ma l’immigrazione clandestina è da combattere”. Giuseppe Cruciani sui diritti per i gay, le polemiche per il modo di fare Radio, il razzismo, il politicamente corretto, e non solo, il giornalista ne parla in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

[…] Domani, esce per Cairo Editore «Via Crux – Contro il politicamente corretto». È un manifesto, un pamphlet, una chiamata alle armi?
«Un po’ tutto quello che ha detto. Incarna il pensiero dell’uomo comune che si ribella al fatto che alcune cose non si possono più dire».

La cosa politically correct che detesta di più?
«Considerare le persone sulla base delle preferenze sessuali. A me non frega se uno è bisessuale, trisessuale, se fa le orge, lo valuto per quello che è e pensa. La catalogazione Lgbtq+ è un’aberrazione, lo dico da libertario, non da moralista di destra, eppure passo per omofobo anche se sono a favore di adozioni gay, utero in affitto e matrimonio gay uguale a quello etero».

Cruciani: “Diritti gay? Sono a favore, mi infastidisce solo un aspetto”

Si è chiesto se passa per omofobo perché, al contempo, definisce gli omosessuali con espressioni irripetibili?
«Io rivendico il diritto di dire fro.io, cu..ttone, finocchio, se non c’è l’intenzione di offendere. Il fatto che qualcuno possa sentirsi offeso non è un motivo per vietare una parola, invece i tribunali stanno diventando il braccio armato del politicamente corretto».

Se le sue intenzioni sono buone, che cosa le costa dire «omosessuale»?
«Sono contrario al linguaggio inclusivo: se inizi a imporlo, niente sarà mai abbastanza inclusivo. L’idea di limitare il linguaggio è totalitaria. Mi fa paura chi dice che i social dovrebbero essere liberi dall’odio. Se non ti piace essere insultato, basta non leggere i commenti. Gli haters non esistono, hanno vita solo perché gli diamo importanza. E poi: gridare all’odio, ormai, è un modo per fare carriera e avere visibilità, io detesto chi costruisce carriere sostenendo di essere vittima degli odiatori».

Ma quando lei apre il microfono a chi odia gay, immigrati, politici, non fa anche lei carriera e visibilità sfruttando l’odio?
«Io lascio sfogare le persone, gestisco l’odio sociale che emerge e, quando decido che è troppo, chiudo il microfono, ma non si può ridurre a questo quello che faccio alla radio. In due ore di trasmissione, raccontiamo la politica, le polemiche, i fatti del giorno, abbiamo ospiti non per forza estremi e momenti di comicità. E accogliamo una parte di società che non accoglie nessuno, quella complottista su vaccini, Stati Uniti, Putin, antisemitismo».

Cruciani: “Omofobo? Vi racconto la mia quasi esperienza gay”

[…] Lei parla tantissimo di sesso, da dove arriva questa ossessione?
«È una cosa che mi piace e l’ho trasformata in un argomento perché piace a moltissime persone. Onlyfans lo abbiamo mediaticamente scoperto noi. Alcuni problemi della sessualità, come l’erezione, interessano a tutti; infatti, siamo popolarissimi tra gli urologi. Anche perché ho raccontato che mi sono operato una cisti al testicolo grossa come un terzo testicolo».

Ha pure raccontato di aver sfiorato un’esperienza gay e di essere stato con prostitute.
«Da ragazzo, a Roma, mi piacevano le serate del Muccassassina organizzate da Vladimir Luxuria, in cui immaginavi cose che succedevano nelle dark room. Ma vengo da una famiglia in parte papalina. Mio nonno Alfredo Rosati, cavaliere di cappa e spada, era nel cerimoniale del Papa. Una sera, al Muccassassina, ho avuto un’attrazione per un tipo alla Freddie Mercury, vestito di pelle, ci siamo scambiati sguardi, avvicinati, ma al dunque non ho concluso. Forse il nonno Rosati nella mia testa mi ha bloccato».

Le spedizioni nelle case chiuse?
«Quattro, come esperimento sociale, all’estero, seguendo le rotte dei nostri putt..ieri costretti a emigrare più dei cervelli. Esperienze inutili, non mi è venuta voglia di ripeterle. Ma trovo la prostituzione legalizzata una scelta di civiltà, c’è un do ut des chiaro e trasparente. Poi, c’è chi mi accusa di non preoccuparmi delle prostitute sfruttate, ma è chiaro che sono contro lo sfruttamento. Solo che di questo si devono occupare le forze dell’ordine».

Cruciani: “Non sono razzista, ma l’immigrazione clandestina è da combattere”

[…] Lei ritiene la monogamia impraticabile. Ha una compagna?
«Da tanti anni e stiamo molto bene insieme. È una persona sensibile, abbiamo caratteri diversi, ma abbiamo trovato un equilibrio».

Un suo cavallo di battaglia è la tolleranza zero contro gli immigrati.
«Non sono razzista, ma l’immigrazione clandestina è da combattere. Invece, per il politicamente corretto, l’immigrazione è di per sé buona e dobbiamo accogliere per senso di colpa. Ma io non mi sento in colpa di essere nato qui e rivendico il diritto di essere egoista. Senza egoismo, non ci sarebbero sviluppo e progresso».

Non trova che anche chi scappa dall’Africa non ha colpa di essere nato lì e abbia il diritto di desiderare una vita migliore così come lei desidera preservare i suoi privilegi?
«Giustissima osservazione, tu hai il diritto di prendere una barca e andare dove vuoi, dopodiché c’è il diritto di uno Stato di difendere i suoi confini in modo contrario alle tue speranze».

In principio, la Zanzara era celebre per far dire cose impensabili ai politici.
«Non potevamo andare avanti a intervistare gente per mezz’ora cercando una frasetta da rilanciare. E poi c’è stato il caso Barilla, finito nei manuali di comunicazione in America. Pietro Barilla disse che non avrebbe mai fatto uno spot con una famiglia gay. Fu un turning point per noi: apparimmo come mostri che potevano rovinare un’azienda. Chi voleva venire in un posto così? Fu un momento drammatico».

Altri momenti drammatici?
«Sul Covid, io ero contro l’obbligo vaccinale e David a favore: abbiamo molto litigato, fu un periodo duro. Mi dispiaceva perché lo stimo e siamo amici. Io fui pure accusato di aver provocato la morte di Mauro da Mantova, un ascoltatore super complottista, contrario ai vaccini. Ma sono stato io a convincerlo a ricoverarsi, anche se ormai aveva la saturazione a 54».

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