Max Giusti: “Io fatto fuori da Affari tuoi e boicottato da Crozza. Simona Ventura? Col tempo tutto si è appianato”. Max Giusti fatto fuori da Affari tuoi, boicottato da Maurizio Crozza, e non solo, il comico romano, 56 anni, rivela alcuni retroscena sulla sua carriera in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
[…] Papà metalmeccanico, mamma commessa, come è arrivata la comicità?
«Credo da un mix di due fattori: mio papà e la solitudine. Mio papà era molto severo, lavorava sempre e non si riposava mai. Ma nei pochi momenti in cui si riposava — il pranzo della domenica e i 7 giorni di vacanza l’anno, gli unici che facevamo — gli piaceva stare al centro dell’attenzione. In quei momenti diventava completamente diverso. Avrei voluto sempre con me il papà di quei 7 giorni là».
E la solitudine perché?
«I miei lavoravano sempre. Anche sabato e domenica e io rimanevo da solo tantissime ore. Credo che la comicità sia stata un modo per attirare l’attenzione del mondo nei miei confronti. Se ero simpatico venivo accettato, e questo ha aperto il mio modo di comunicare. L’imprinting è arrivato da Non Stop: ero pazzo della Smorfia, dei Gatti di Vicolo Miracoli, di Verdone».
A scuola come andava?
«Il mio percorso si è capito dai risultati delle medie: in prima ottimo, in seconda buono, in terza sufficiente. Al secondo ginnasio sono stato bocciato, non ho preso la maturità ed è un grande rimpianto. Per fare un mestiere come questo ho dovuto recuperare quel gap».
Max Giusti: “Io fatto fuori da Affari tuoi e boicottato da Crozza”
La gavetta?
«La più grande difficoltà è che nessuno mi indicasse la strada. Molti dicono che non è facile essere figli d’arte. Ed è vero. Però ha un grande vantaggio: hai chi ti può consigliare. Chi lo sapeva a via del Trullo 190 che c’era la scuola di Proietti? Non c’era nessuno di quelli che conoscevo che masticava un minimo di questa roba. Ho iniziato con tournée assurde a 300 mila lire a data. Un anno feci venti serate ma fusi il motore della macchina».
La svolta per trasformare la solitudine in un lavoro?
«Direi almeno tre svolte. La prima quando entrai per sbaglio in un locale di cabaret portato da alcuni miei amici. Il Fellini a Roma era un po’ come lo Zelig Milano. Avevo 16 anni e mezzo, sono rimasto stregato e ho iniziato ad andarci spesso. Una volta ho esagerato e sono rimasto fino alle due di notte: mio padre venne a prendermi dopo aver quasi buttato giù la porta».
La seconda svolta?
«Stasera mi butto, nel ‘91, una gara tra aspiranti volti nuovi per il mondo dello spettacolo. Lì ho capito che se volevo fare questo mestiere dovevo pensare come uno che fa questo mestiere. La terza svolta con due programmi: Quelli che il calcio e Affari tuoi».
A «Quelli che il calcio» Crozza la boicottava.
«Sì, non voleva che entrassi nella sala degli autori».
Di cosa aveva paura?
«Bisogna chiederlo a lui. Il regista Paolo Beldì mi incoraggiava, mi diceva: cerca di capire. Io stavo lì dal venerdì mattina, ondeggiavo nei corridoi e aspettavo. I miei pezzi gli autori li correggevano solo il sabato alle sette di sera».
Max Giusti: “Simora Ventura? Col tempo tutto si è appianato”
Pare che anche Simona Ventura non fosse carina, si dimenticava di citarla…
«Ma no. Ci sono equilibri, dinamiche. Con il tempo le cose si tramutano in affetto e ora con Simona ho un bellissimo rapporto. Certo quando andò via Crozza non mi permisero di prendere tutto lo spazio che aveva lui. Ma poi la mia strada me la sono fatta».
Max Giusti e Insinna conduttori di «Affari tuoi», è diventato un tormentone: lei che ha preso il posto a lui che ha ri-preso il posto a lei.
«Ma con Flavio siamo in buoni rapporti».
Quanto ci rimase male quando la fecero fuori da «Affari tuoi»?
«Beh, fu una brutta sorpresa. Nel nostro mestiere quando c’è da darti una notizia positiva ti chiamano in dieci, quando è negativa non ti chiama nessuno. Ho scoperto che mi avevano sostituito solo quattro giorni prima della presentazione dei palinsesti. Certo ti rode, ma che vuoi fa’?».
A un certo punto disse che i «personaggi erano diventati più importanti di me».
«È successo dopo Quelli che il calcio. Lotito, Malgioglio, Biscardi erano diventati più famosi di me, la gente per strada quando non ero mascherato quasi non mi riconosceva. Ma in realtà decisi di sospendere le imitazioni anche perché non c’era il contenitore giusto per farle».
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