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Il tonfo di mister sabbatico, il mistero dei blocchi Inter, Juve e Atalanta, la ‘Fagiolata’ e non solo: cronaca di un fallimento annunciato

Il tonfo di mister sabbatico, il mistero dei blocchi Inter, Juve e Atalanta, la ‘Fagiolata’ e non solo: cronaca di un fallimento annunciato. Se doveva essere un esempio, l’Italia di Spalletti (e Fagioli), è stato sicuramente quello sbagliato. Perché diciamoci la verità: nessuno dava credito a questa Nazionale. E a poche ore dall’umiliante sconfitta subita dalla troupe italiana a Euro 2024 contro la Svizzera, è il momento del processo sportivo. Si sperava nelle abilità di un commissario tecnico che a Napoli ha fatto un ottimo lavoro, lasciato però a metà per concedersi il famoso anno sabbatico, salvo poi indossare i panni del ct qualche mese dopo.

Le abilità indiscutibili di mister sabbatico sono state messe a dura prova innanzitutto da un finto perbenismo tutto italiano, che sorvola su insulti contro neri e meridionali negli stadi, e poi cerca di riacquistare credibilità in Europa. E come? reclutando Fagioli, che non metteva piede in campo da un anno, affidandogli anche la maglia da titolare nel match più importante. Il risultato è stato quello di vederlo preso a pallonate dai colleghi avversari, arrivati al torneo preparati e concentrati. Il tutto in nome di un conformismo ostentato a mo’ d’esempio (scellerato). Per carità, il ragazzo va certamente aiutato a riprendersi la sua vita e recuperato in quanto uno dei più promettenti talenti italiani, ma non credo siano state fatte le scelte giuste in questo senso, visto che figura tra i capri espiatori della debacle.

Il fallimento dei blocchi

Sul muro del pianto italiano di questo europeo si è schiantato anche il blocco Inter, che ha fatto sfracelli in Serie A ma che, gara contro l’Albania a parte, si è dissolto come neve al Sole contro qualsiasi avversario. Per non parlare dei vari Cambiaso, Chiesa e Fagioli, che hanno confermato e ripetuto in fedelissima copia quelli dei rispettivi predecessori, anch’essi presi a schiaffi da chiunque in Europa, salvo poi vedersi attribuire fantomatici successi, ottenuti solo in Italia (si, parlo della ‘famigerata’ BBC che ha vinto solo nel 2021 quando una metà era in pensione e l’altra non ha giocato sempre da titolare).

E poi c’è il capitolo Atalanta, che resta il più grande mistero d’Italia: i campioni d’Europa di Gasperini diventano signor nessuno non appena mettono piede fuori da Bergamo, o si fanno male. Si, perché oltre alla défaillance di Scamacca, l’Italia ha dovuto rinunciare a Scalvini, difensore protagonista dell’ultima annata dei bergamaschi, rimasto a casa per rottura del crociato. E la lista dei desaparecidos degli anni d’oro della Dea, è lunghissima: Caldara, Conti, Colley, Cornelius, De Ketelaere, Diallo, Freuler, Gagliardini, Gosens, Grassi, Okoli, Spinazzola, lo stesso Scamacca. Tutta gente che ha fatto le fortune di Percassi, ma che non appena ha lasciato Bergamo si è infortunata a lungo, o non ha azzeccato più una partita.

Le favole della vigilia

Ovviamente è doveroso sottolineare le prove a dir poco opache di Di Lorenzo e Raspadori, ma in questo caso sapevamo già a cosa andavamo incontro visto l’ultimo campionato con il Napoli. Paradossalmente, uno dei pochi che è rimasto a casa, Politano, è stato anche uno dei pochi da non bocciare completamente della disastrosa stagione dei partenopei (7 assist e 8 gol, l’esterno italiano con i migliori numeri della Serie A insieme a Orsolini, anche lui a casa).

Chi vedeva in questa Italia una potenziale protagonista dell’europeo, mentiva sapendo di mentire. Le similitudini con la Nazionale di Lippi vincitrice in Germania nel 2006, propinate a loop, le hanno viste in pochi. Gli stessi che al fischio finale dell’ottavo di finale conquistato con un gol al fotofinish realizzato da Zaccagni, lasciato in panchina per l’occasione, hanno iniziato a sparare a zero contro Spalletti e le sue scelte. Ma questa è la solita storia all’italiana messa in piedi dai quotidiani che ormai sono alla canna del gas, ma che invece di puntare sul giornalismo di qualità, mettono al primo posto l’abbuffata di click.

Gravina il primo colpevole

Ovviamente a capo di ogni singola scelta fatta in questa spedizione, a partire dalla scelta del ct, passando per le investiture dello staff tra i quali figura anche un saggio Buffon (?), c’è senza ombra di dubbio Gravina. Perché al netto degli errori di Spalletti, l’attuale numero uno della Federcalcio è letteralmente fermo mentre assiste al fallimento del Calcio italiano, che ormai è pieno zeppo di stranieri, non sforna più talenti nostrani e, soprattutto, fa fatica anche a naturalizzare i cosiddetti italiani di seconda generazione, un aspetto che sta facendo la fortuna delle altre Nazionali (ma questa è un po’ una vergogna istituzionalizzata in Italia).

Ad oggi Gravina campa di rendita con la vittoria del 2021 (ma anche con il lauto doppio stipendio che percepisce come presidente Figc e come membro esecutivo dell’UEFA), quindi state a vedere che anche questa volta non farà nessun passo indietro, né si assumerà le proprie responsabilità, figuriamoci le dimissioni. Purtroppo la dignità di dare le dimissioni, in questo Paese, non ce l’ha proprio più nessuno…

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Carmine Gallucci (direttore@brevenews.com)

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