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Dario Vergassola: “A mia moglie è capitata una disgrazia. Noi liguri siamo mer**, Fabio Fazio si è evoluto”

Dario Vergassola: “A mia moglie è capitata una disgrazia. Noi ligure siamo mer**, Fabio Fazio si è evoluto”. Dario Vergassola sulla moglie Paola, il “caratteraccio” dei liguri, l’evoluzione di Fabio Fazio, e non solo, intervista esilarante quella rilasciata dall’attore e comico 66enne a ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

Ma perché voi liguri mugugnate sempre?
«Perché per noi è una forma di respiro, ha presente quei sospironi delle mucche che in questo modo si ossigenano il cervello? Ecco, per noi il brontolio, il mugugno, è vita».

[…] E oggi non sopportate i turisti.
«In molti trattati di psichiatria, i luminari hanno indagato l’autolesionismo del turista che prenota in Liguria».

Ma perché?
«Perché non siamo abituati. Le Cinque terre erano un posto povero che poi, a un certo punto, è diventato cool. Come i sassi di Matera o i trulli in Puglia: luoghi per decenni dimenticati da Dio e che oggi sono inavvicinabili».

Dario Vergassola: “A mia moglie è capitata una disgrazia”

Avete un caratteraccio. Infatti se uno pensa a due liguri famosi, Paolo Villaggio o Fabrizio De André di certo non pensa a due «contentoni».
«E perché Gino Paoli? Manco sotto acido a un suo concerto uno osa alzare le mani e cantare con lui».

Lei in confronto sembra Fiorello.
«Ora le racconto una cosa incredibile su Villaggio. Avevamo fatto assieme la fiction Carabinieri e un giorno io andai a Roma. Lo incontrai seduto a un ristorante. Mi prese la mano e cominciò a piangere: “Mia moglie mi ha lasciato e si è portata via i cani, stai con me che sono disperato”. Io avevo un colloquio di lavoro urgente ma non me la sentii di abbandonarlo e così rimasi con lui tutto il pomeriggio, fino a quando arrivò il suo assistente. Presi da parte l’impiegato e gli dissi che ero preoccupato per Paolo e per la sua reazione all’abbandono della moglie. L’assistente mi guardò sbigottito: “Ma quale abbandono, la signora è a casa che lo aspetta”».

E perché Villaggio aveva fatto quella sceneggiata?
«Semplicemente perché non aveva voglia di passare un pomeriggio da solo. Eh, noi liguri siamo delle mer…».

Ma passiamo a Faber. Lo ha conosciuto?
«Sì, e per poco non mi venne un coccolone. Erano gli anni d’oro del premio Tenco, quando uno ci voleva andare anche solo per mangiare e bere assieme a Guccini nella cosiddetta “infermeria”, area mangereccia. Metà comitato del Tenco mi voleva e l’altra metà no. Io comunque facevo ancora il manovale, mamma nemmeno sapeva che andavo lì perché mai mi avrebbe creduto. Dovevo fare degli sketch tra un cantante e l’altro. Avevo appena finito un numero quando andai nel backstage e nella penombra letteralmente andai a sbattere contro un uomo pallido, appoggiato al muro e con una sigaretta tra le labbra. Io, con la mia ansia ipocondriaca, stavo per finire in ospedale, ma lui, Faber, non fece una piega e mi disse soltanto “Ciao”. E lì stavo per avere un altro coccolone».

Dario Vergassola: “Noi liguri siamo mer**, Fabio Fazio si è evoluto”

[…] La prima volta che si è innamorato?
«Lei era bellissima, coltissima, una ragazza che andava nei cinema d’essai. Così cominciai a vedere tutti i film di Kurosawa — senza dirlo però al bar sennò avrebbero pensato a una nuova bestemmia. La sorella di questa creatura meravigliosa andava a danza e così io, primo esemplare maschile ligure, mi iscrissi al corso di danza moderna, con il costume, fingendo di conoscere Pina Bausch. Mi trasformai per lei».

E come è andata a finire?
«Malissimo per lei, perché le è capitata una disgrazia».

Sua moglie Paola! E mi dica, anche lei brontola?
«Eccome. Ma ormai non ci faccio più caso, perché per risalire al giorno in cui ci siamo sposati servirebbe la datazione al carbonio».

[…] un altro che non si lamenta mai è un savonese vero, Fabio Fazio.
«Ma lui è un ligure che si è evoluto, ha coltivato contatti, è cresciuto dai tempi di “Quelli che il calcio”, quando in trasmissione ci andavo anche io. Ha fatto carriera, mica come noi che ancora siamo qua e ci difendiamo dagli assalti. Un tempo erano Goti e Eruli, poi sono arrivate le orde di milanesi e piemontesi armate di ombrellone e creme abbronzanti. Vede, da queste parti rintanarsi e difendersi è sempre stata la prassi, un aspetto che ha contribuito al nostro carattere così poco giocoso».

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