Sonia Bruganelli: “La malattia di mia figlia l’ho vissuta come un’ingiustizia. A 27 anni ho avuto un crollo. E su Bonolis…”. Sonia Bruganelli sulla malattia della figlia, la separazione da Paolo Bonolis, e non solo, l’opinionista televisiva, 50 anni, parla a cuore aperto in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
Nella foto Silvia ha sette anni. Gli occhi blu sono due piccoli fari, il viso è perplesso.
«Era il compleanno del fratello Davide, c’erano tanti bambini, l’animazione, molto movimento, e lei era lì, bellissima, ma non aveva la stessa velocità degli altri, non poteva correre e giocare con loro. Provavo un dolore forte, eppure sentii la necessità di fermare quel momento».
Quel momento è l’istantanea della primogenita sua e di Paolo Bonolis, oggi quasi 22enne, che Sonia Bruganelli ha condiviso su Instagram qualche giorno fa. Ci vuole coraggio per mettersi a nudo.
«Ormai ho accettato di essere una madre imperfetta e va bene così. Silvia, però, mi ha sempre amata. Come ho scritto, anche quando ero io a non volermi bene, a sentirmi responsabile della sua limitazione, che gli altri fratelli non avevano. E, invece, lei fin da subito, già da piccolissima, quando mi vedeva triste allungava il braccio e indicava il mio occhio, come a chiedere: perché piangi?».
E lei perché piangeva?
«Ho fatto un lungo percorso, che sto facendo ancora, per accettare la situazione e cominciare a godermi la maternità di Silvia senza pretendere di essere per lei anche insegnante, fisioterapista, logopedista… Non dovevo mai sbagliare. A lungo ho fatto i conti con il senso di colpa e la rabbia».
Sonia Bruganelli: “La malattia di mia figlia l’ho vissuta come un’ingiustizia”
Proviamo a raccontarli?
«Ho sempre vissuto la malattia di Silvia come un’ingiustizia. Ho scoperto che era cardiopatica all’ottavo mese di gravidanza, quando si preparano i vestitini e si dipinge la cameretta. Doveva essere il momento più bello e invece i medici, in modo diretto, mi dissero: “Se non si opera appena nata, muore”».
L’intervento è stato fatto tempestivamente.
«Sì. Silvia è nata il 23 dicembre del 2002 ed è stata subito operata al cuore. Ma i danni dovuti all’ipossia postoperatoria li hanno scoperti dopo una settimana. Io avevo già capito che qualcosa non andava, ma tutti dicevano che vedevo cose che non c’erano».
Poi cos’è successo?
«Ho avuto un crollo: avevo 27 anni, lei era la mia prima figlia, non avevo sbagliato niente durante la gestazione, ero stata attenta. Paolo aveva 40 anni e spalle più larghe, si è occupato lui di tutto. La prima foto con Silvia ce l’ho che aveva tre mesi: prima era sempre stata nel reparto di terapia intensiva neonatale».
Chi ha fede pensa che queste siano prove.
«Mi dispiace, io il disegno non lo vedo, e infatti dopo mi sono allontanata dalla fede. Se c’era una lezione, avrei preferito impararla sulla mia pelle, non su quella di una neonata indifesa».
Sonia Bruganelli: “A 27 anni ho avuto un crollo”
Non ha avuto paura, dopo, di avere altri figli?
«No, al contrario. Non avevo più paura di niente. Però i problemi si sono presentati quando è nato Davide, un anno e mezzo dopo, perché davanti a un figlio così bello, sano, per il quale avevo messo il fiocco azzurro fuori dalla porta, ho cominciato a dirmi che non me lo meritavo, che stavo togliendo qualcosa a Silvia. È allora che il mio rapporto con lei è diventato ossessivo, mentre non riuscivo più a stare vicino a Davide. Ed è lì che ho cominciato a lavorare su me stessa. Mi sono rasserenata solo con la nascita di Adele, nel 2007, quando la salute di Silvia si era stabilizzata e potevo tirare il fiato».
[…] La separazione dei genitori ha avuto un impatto su di lei?
«No, al contrario. Io e Paolo viviamo in due appartamenti diversi di palazzi comunicanti attraverso un terrazzo e la stanza di Silvia. Lei è il nostro trait d’union. Ora sono molto più vicina a lei di quando abitavamo nello stesso appartamento, io e il padre al piano di sopra e lei con i fratelli sotto».
Bonolis ha detto al «Corriere» di aver subito la separazione.
«Sicuramente è qualcosa che ho voluto definire io, perché volevo seguire la mia crescita. Ma andarsene non vuol dire abbandonare: significa anche lasciare l’altro libero di essere felice senza di te. Nel nostro caso non ci sono stati tradimenti, capisco che per qualcuno avremmo potuto continuare a stare insieme. Ma ho conosciuto Paolo a 23 anni, siamo stati insieme per 26: le persone cambiano e io sono cambiata di più».
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