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Dalila Di Lazzaro: “Mio figlio morto? Il messaggio che mi ha avvisato agghiacciante. E sui flirt”

Dalila Di Lazzaro: “Mio figlio morto? Il messaggio che mi ha avvisato agghiacciante. E sui flirt”. Dalila Di Lazzaro sul figlio morto, e non solo, l’attrice friulana, 71 anni, racconta il dramma che ha vissuto per la perdita del figlio Christian, in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

[…] Lei ha vissuto il dolore più grande che una madre possa subire: la morte del figlio…
«Christian era del 1969, oggi sarei nonna. Chissà. Venne travolto da un’auto la sera del 19 maggio 1992 mentre rincasava in motorino, sulla Cassia. Aveva 22 anni, io 37. L’ho avuto che ero quindicenne. Eravamo legatissimi, con lui mai un problema. Studiava, voleva diventare un dentista, sarebbe dovuto andare negli Stati Uniti per perfezionarsi. Era un chitarrista, suonava in un complessino che si era esibito anche al PalaEur. Solo dopo la sua morte seppi che componeva canzoni, me lo dissero i ragazzi della sua band».

Cosa ricorda di quella sera?
«Dovevo andare a cena con Ethan Wayne, il figlio di John, e Francesca Dellera. Giravo un film con loro e chiesi a Christian se volesse venire con me. Disse di no: “Vado a suonare con i miei amici; è il primo sabato dopo il Car, sto con loro”».

[…] Chi l’avvertì della tragedia?
«Rientrai alle tre, poi sentii il telefono… drin drin e mettevano giù. Non ero preoccupata ma al risveglio al mattino trovai un messaggio in segreteria. Fu terribile. Era dall’ospedale: “Purtroppo c’è qui suo figlio. È nella sala mortuaria, dovrebbe venire a prendere le sue cose”. Ma come si fa a lasciare un messaggio così? All’obitorio, prima di accarezzarlo per l’ultima volta mi bendai gli occhi. Volevo ricordamelo, ma da vivo».

È vero che poi fu chiamata dalla Santa Sede?
«Sì, mi dissero che papa Wojtyła avrebbe voluto incontrarmi per darmi la comunione. Andai, mi prese la testa, ero in lacrime. Mi chiese se credessi, risposi di sì. Mi fissò con gli occhi azzurri e mi confortò: “Non ci sono parole, però sappi che lui sarà sempre con te, ricordatelo”. Il mese scorso ho ripensato a quelle parole quando mi è successa una cosa bellissima, sorprendente».

Dalila Di Lazzaro: “Mio figlio morto? Il messaggio che mi ha avvisato agghiacciante”

Prego, prosegua.
«Quando sono andata a rinnovare il passaporto, qui a Milano, si è avvicinato un maresciallo: “Ho pensato molto se dirglielo. Lo sa che ero nello stesso scaglione di Christian? E che era amico mio? Ommammamia…”».

Che altro le ha raccontato?
«Aveva gli occhi rossi. L’ho guardato, ho visto mio figlio non per come era, ma per come avrebbe potuto essere. Poi abbiamo ricordato il giuramento. Christian ci scherzava su: “Mamma, i miei amici ti hanno vista in tribuna, ora sanno che sono tuo figlio, quanto mi vergogno”. Rideva, però. Dopo la cerimonia facemmo le foto con gli ufficiali e la truppa».

Le adozioni single. Battaglia avviata da lei…
«Andavo in un orfanatrofio sulla Camilluccia per le messe a ricordo di Christian. I più piccoli mi guardavano con certi occhioni… riflettei: ma una seconda chance per loro? Perché una donna, anche sola, non può adottarli?».

Quando entrò il cinema nella sua vita?
«Lasciai Udine per fare la commessa a Roma. Stavo in una pensioncina a piazza Barberini, piccola piccola. Qui c’era un ragazzo che tentava di fare il cinema, anca lù. Mandò in giro le mie foto. Feci dei servizi pubblicitari. Uno scatto, non so come, giunse tra le mani di Andy Warhol».

Come finì?
«Una mattina suona il telefono. “Pronto? Qui è la Champion di Carlo Ponti, la aspettiamo per un provino con Andy Warhol”. Credevo fosse uno scherzo, li mando a quel paese, riappendo. Richiamano: è la stessa voce maschile, ma arrabbiata: “Non mi metta giù il telefono!”».

Dalila Di Lazzaro: “Mio figlio morto un dolore terribile”

Era Carlo Ponti?
«Sì. Poi feci il provino davanti a lui e soprattutto davanti a Warhol. Lì compresi che la mia vita non sarebbe stata più la stessa».

Si disse poi che lei divenne amante di Ponti, grande produttore e marito di Sophia Loren…
«Niente di più falso, per me fu come un padre, mi ha dato senza pretendere niente, un pigmalione. Lui vedeva in me, e io ci ridevo, la nuova Greta Garbo. “Tu non credi in te stessa! Tu devi andare a studiare negli Usa! Vai a imparare l’inglese! Vai all’Actors Studio!”».

[…] Tra suoi flirt, il tennista Yannick Noah.
«Lo conobbi al Foro Italico. Dagli spalti gridano: “Dalila sei bellissima!”. Yannick stava servendo ma si fermò per guardarmi. Iniziò così…».

L’Avvocato la raggiungeva in elicottero…
«Sì, diciamo che Gianni Agnelli aveva delle comodità che a volte faceva provare anche a te. Una sera ero da lui, a Roma. C’era Henry Kissinger, mi annoiavo. Sono lì per andarmene e lui mi dà un portasigarette. Io glielo ridò, “che me ne faccio”… Andiamo avanti così per un po’. Sto per uscire senza essermelo preso quando mi raggiunge Brunetto, il suo maggiordomo, che mi dice: “Se l’Avvocato ti fa un regalo, accetta”. Poi mi accorsi che la scatola era di Bulgari, ci pagai l’anticipo di una casa”».

Alain Delon.
«Sempre incazzato, una tigre, bellissimo. Sul set, a Parigi, succede un guaio: non mi fanno il trucco e lui furibondo sparisce. Dalla troupe dicono: “Solo tu puoi calmarlo…”. Gli telefono: “Mi hai lasciato qui come una cogl…”. Ride, torna. Intanto disegnai una sua caricatura, sorridente, son brava con le matite… Gliela diedi: “Ti voglio solo così”. Allora mi portò da Tiffany, fece realizzare una medaglia con scritto: “Dalila, ne m’oublie jamais. Alain”».

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