Tamburi per la pace: l’iniziativa degli studenti napoletani per una fraternità di tutti i colori
Una mattinata di poesie, voci, strumenti tutti uniti per richiamare l’attenzione sul tema della fraternità e della pace. E’ la manifestazione che si è svolta presso l’IC Minucci con il patrocinio del Comune di Napoli nell’ambito delle attività promosse con cadenza annuale dall’E.I.P.
L’Ecole Instrument de Paix, fondata nel 1958, vanta sedi in circa 40 paesi. Suo fine istituzionale è diffondere nel mondo la conoscenza ed il rispetto dei Diritti Umani e dei Principi Universali di Educazione Civica elaborati nel 1958 da Jean Piaget e Jacques Muhlethaler.
Grazie alla scuola e agli enti territoriali ad essa collegati, i temi dei diritti umani, dell’intercultura, della didattica della pace, della conservazione dell’ambiente vengono valorizzati e resi fruibili per la formazione degli studenti già dalla scuola dell’infanzia.
La collaborazione tra le istituzioni scolastiche ha consentito ai giovani studenti dell’IC Cesare Pavese, della scuola media Ovidio Nicolardi, del liceo Vittorini e dell’IC Minucci di esibirsi in una serie di performance musicali e poetiche per far sentire la propria voce.
‘‘La collaborazione tra scuola, famiglia ed istituzioni è fondamentale per la crescita dei nostri giovani’’, ha detto la dirigente Maria Conte. ‘’E’ importante investire nella coscienza civica degli studenti e noi siamo lieti di ospitare ogni anno rappresentati degli istituti dei vari gradi presenti qui nel quartiere’’, ha aggiunto.
Il linguaggio della musica per la pace
Il linguaggio della musica per invocare la pace è quello più forte che possiamo utilizzare e lo spirito collaborativo tra gli studenti è stato tangibile. Tamburi che risuonano forti come bombardamenti, poesie scritte dagli stessi ragazzi che colpiscono dritto al cuore. Preghiere laiche e riflessioni personali hanno echeggiato nell’auditorium dell’IC Minucci alla presenza dei docenti, della dirigente e dei rappresentanti della municipalità.
Ed allora ben vengano iniziative di tal genere che consentono agli studenti di esprimersi e formare la propria coscienza sociale e, nel contempo, risvegliare negli adulti la propria. Bisogna educare i giovani alla pace ed in questo la scuola ha una responsabilità speciale. Non basta somministrare articoli della Costituzione e sperare che quelle elette parole facciano da sole il miracolo.
E’ necessario un impegno maggiormente tangibile, come quello promosso da Papa Giovanni Paolo II nel lontano 1986 quando ad Assisi ai piedi della Porziuncola convocò l’incontro interreligioso per pregare per la pace. Nell’anno internazionale della pace l’ONU propose l’inserimento nei programmi scolastici di una nuova materia, denominata.
Educazione al servizio della pace, ma sfortunatamente nessuna di queste iniziative ha avuto seguito in Italia. Oggi l’obiettivo viene espressamente previsto dall’Agenda 2030 per mezzo della quale l’ONU elenca i temi fondamentali da sviscerare per il raggiungimento dell’obiettivo. Ma per far ciò è necessario indurre gli studenti alla riflessione su alcuni temi essenziali come il razzismo, la parità di genere, l’educazione universale, l’emancipazione e far comprendere che alla violenza non si risponde con violenza.
Perché se quando siamo attaccati ci sentiamo autorizzati ad attaccare, se pensiamo di poter risolvere sempre tutto con la forza, se i soprusi ci sembrano sempre tollerabili e se l’unica cosa cui pensiamo è avere sempre di più piuttosto che meno ma di migliore qualità, la pace resterà per sempre un miraggio.
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