Scoperta un’associazione tra esercizio fisico e volume del cervello: lo studio. Grazie a una ricerca condotta all’Università di Washington, negli Stati Uniti, è stato scoperta un’associazione tra esercizio fisico e volume del cervello. I risultati, ripresi dall’genzia Einstein, dimostrano infatti che l’attività fisica regolare può essere associata a un maggiore volume del cervello, il che attesta l’effetto benefico dell’esercizio nel prevenire il declino mentale.
Per giungere a questa conclusione, gli autori hanno valutato le scansioni MRI di oltre 10.000 persone che avevano, in media, 52 anni, effettuate presso centri di diagnostica per immagini che hanno collaborato con la ricerca. Hanno poi incrociato questi risultati con i dati sull’attività fisica dei pazienti, tra cui camminare, correre o altri sport.
Hanno così scoperto che coloro che praticavano regolarmente attività di intensità moderata o vigorosa, avevano un volume maggiore in regioni come l’ippocampo, un’area del cervello legati alla memoria e all’apprendimento. Tuttavia, gli autori riconoscono che lo studio ha solo evidenziato questa associazione, cioè non è ancora possibile concludere che gli esercizi siano effettivamente responsabili di questo aumento.
Inoltre, secondo gli esperti, non esistono ancora studi conclusivi che dimostrino chiaramente che un ippocampo più grande porterebbe a una maggiore memoria o capacità di apprendimento, poiché esistono altre strutture legate alla funzione cognitiva.
Studio dal forte risultato scientifico
“Lo studio ha avuto un numero importante di partecipanti e i risultati hanno anche un forte significato scientifico, tuttavia sono necessarie ulteriori ricerche per confermare questi risultati e se abbiano qualche correlazione con la protezione contro le malattie neurodegenerative”, sottolinea il neurologo Marco Túlio Pedatella, dell’Università Ospedale Israelita Albert Einstein, a Goiânia, Brasile.
Lo stesso team di scienziati aveva già trovato un’associazione tra grasso corporeo e volume del cervello in un altro studio. “Il grasso viscerale è correlato ad alcuni marcatori infiammatori che possono causare danni cerebrali, oltre ad essere correlato ad altre malattie come l’ipertensione, il diabete e la malattia aterosclerotica che aumentano anche il rischio di lesioni cerebrali”, spiega Pedatella.
In questo senso, spiega il neurologo, l’attività fisica è fondamentale per controllare i fattori di rischio che possono contribuire ai cambiamenti cerebrali. “Abitudini di vita più sane, tra cui la dieta e il controllo del peso, sono estremamente importanti per proteggere il cervello dalla maggior parte delle malattie neurodegenerative, in particolare dall’Alzheimer. Inoltre, l’attività fisica apporta benefici anche in altri ambiti, come ad esempio la salute cardiovascolare”, spiega l’esperto.
Il neurologo sottolinea che la prevenzione della degenerazione cerebrale implica, tra le altre cose, la stimolazione intellettuale, il controllo dei fattori di rischio – come l’ipertensione, il diabete e il fumo – oltre all’attività fisica regolare e alle relazioni sociali. “Maggiore è la riserva cognitiva che coltiviamo negli anni, maggiore sarà la tutela in futuro”, conclude il medico.
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