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Jodie Foster: “True Detective? Liz razzista e insensibile ma un suo aspetto mi piace L’aspetto più importante è soprattutto uno”

Jodie Foster: “True Detective? Liz razzista e insensibile ma un suo aspetto mi piace L’aspetto più importante è soprattutto uno”. Jodie Foster su True Detective, l’attrice statunitense, 61 anni, parla della della quarta stagione della serie in onda su Sky e Now che la vede tra i protagonisti in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

[…] Crede nel soprannaturale?
«Son razionale, credo nella scienza. Ma poi cresci e iniziano ad accadere cose nella tua vita che non sempre riesci a spiegarti: perdi le persone che ami, inizi a percepire il mistero di cio che non vedi ma avverti…».

In 58 anni, il ruolo della donna nel cinema è molto cambiato. Cosa ne pensa?
«Decisamente. Negli anni Settanta sul set non vedevo nessun altro volto femminile eccetto il mio e quello di qualche truccatrice. Questo ha fatto sì che io sia stata “educata” in questo mondo da molti padri e fratelli che, di conseguenza, mi trattavano come una figlia o una sorella. Era la mia prospettiva. Le cose sono cambiate ma ci è voluto molto tempo, anche per essere dirette da donne, come è successo adesso a me. Issa Lopez è la regista migliore con cui ho mai lavorato».

Un bel complimento.
«È divertente, brillate, intelligente, preparata ma flessibile e anche molto democratica nel processo creativo».

Jodie Foster: “True Detective? Liz razzista e insensibile ma un suo aspetto mi piace.”

Nella serie interpreta una donna forte. Questi ruoli contribuiscono a cambiare ulteriormente le cose?
«Le donne forti sono le uniche che conosco, quelle che mi hanno cresciuta, quelle che vedo ogni giorno. Il fatto che questa serie abbia per protagoniste due donne dirette da una donna aiuta il pubblico a empatizzare. Ma l’aspetto più importante è stato mettermi al servizio delle comunità indigene dell’Alaska, mai rappresentate, e mostrare la realtà delle donne. Ero lì per servire loro».

Ha recitato al freddo e in una notte perenne.
«È stata un’impresa. La parte difficile era respirare e parlare allo stesso tempo perché quelle temperature toglievano letteralmente il fiato. L’Alaska è un territorio potente e misterioso. Io, da americana, la conoscevo poco. Avverti la potenza degli elementi della natura: sono certa che parte del successo della serie dipenda dall’averla girata lì».

Le piace la sua detective?
«Mi piace quanto è orribile. È egoista, insensibile e razzista. Ma poi scopri che tutto nasce dal dolore che ha covato per anni. E inizi a individuare degli spiragli di luce».

Quale è la più grande conquista della sua carriera?
«L’aver capito che l’ansia e le preoccupazioni non ti aiutano praticamente mai nel lavoro e che se ti rilassi tutto va meglio. Devi, semplicemente, lasciarti andare. Ci ho messo 58 anni, ma ora lo so».

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