Gioia Tauro, sequestrate oltre 2,7 tonnellate di cocaina: arrestati due funzionari dell’Agenzia delle Dogane. La Guardia di finanza ha sequestrate oltre 2.7 tonnellate di cocaina a Gioia Tauro e arrestato due funzionari dell’Agenzia delle Dogane. I funzionari sono finiti in manette perché alteravano i controlli per favorire la ‘ndrangheta.
Anche una dipendente di una società di spedizioni è stata arrestata nell’ambito di un’operazione compiuta dalle Fiamme gialle con il supporto dello Scico (Servizio centrale di investigazione sulla criminalità organizzata) e la collaborazione di Europol e dell’Antidroga.
Secondo l’accusa, i tre arrestati sarebbero coinvolti in un traffico internazionale di droga. Uno dei funzionari era addetto al controllo scanner, mentre l’altro era in servizio all’ufficio antifrode e successivamente alla “visita merci”. La dipendente della società di spedizioni è ai domiciliari.
Dagli esiti delle indagini, condotte dal Nucleo di polizia economico finanziaria-Gico di Reggio Calabria, con la collaborazione di personale dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli, sarebbe emerso che i funzionari avrebbero fatto parte di un sodalizio criminale, ora disarticolato, costituito dal responsabile di una ditta di spedizioni, da portuali infedeli e dai referenti delle principali cosche di ‘ndrangheta operanti nell’area della piana di Gioia Tauro.
Le accuse
I doganieri, assegnati a posizioni cruciali del sistema di controllo, come i controlli con scanner e l’ispezione visiva tramite l’apertura dei container, sono accusati di facilitare la fuoriuscita di grandi quantità di cocaina dal porto. Si sostiene che abbiano alterato i risultati delle ispezioni o ignorato intenzionalmente anomalie nei carichi controllati.
Tra i documenti scoperti dalle autorità finanziarie ci sono istruzioni dettagliate fornite dai funzionari doganali, indicando come i narcotrafficanti sudamericani avrebbero dovuto posizionare la cocaina nei carichi per ridurre al minimo il rischio di rilevamento durante i controlli regolari.
Inoltre, secondo le indagini, se il carico fosse stato comunque scoperto, i doganieri avrebbero redatto verbali di sequestro per giustificare la perdita della droga, evitando così di pagare quanto precedentemente concordato. Un funzionario doganale avrebbe anche avvisato i complici di eventuali azioni della Guardia di Finanza, cercando di prevenire arresti.
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