Margherita Buy, debutto alla regia: “Vi racconto lo strapotere degli agenti. Io nevrotica? Colpa degli alter ego”. Margherita Buy e il debutto alla regia, l’attrice romana, 62 anni, parla del suo primo film ‘Volare’ (nelle sale dal 22 febbraio), che la vede dall’altra parte della telecamera, in una intervista a ‘Io Donna’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
[…] Un tempo figure che lavoravano nell’ombra, stilavano i contratti, gli agenti ora vengono ringraziati nei discorsi ufficiali degli attori. E dall’America è partito un grido d’allarme: bisogna limitare lo strapotere degli agenti!
“La mia agente nel film è una figura buffa, almeno io l’ho voluta raccontare così, anche se è evidente che cerca di costringermi a fare o non fare certe cose. È vero, gli agenti intervengono molto nelle nostre carriere, secondo loro per il tuo bene, ma spesso anche per il loro. Il confine è sottile. Ed è vero che diventano compagni di vita, nel bene e nel male sono dei confidenti, sopportano momenti di stress, di frustrazione, sono anche un po’ psicologi.
C’è chi preferisce che i rapporti siano più familiari e chi invece si affida agli avvocati che sono persone più distaccate. Con la mia agente, quella vera, con cui ho un rapporto trentennale, per fortuna vado d’accordo anche se a volte… E un po’ glielo ho fatto capire con questo film (ride). Ma lei è stata una grande fan di Volare, era spesso sul set, mi ha sostenuta, si divertiva e va detto che per un’agente di attori non conviene che il cliente diventi regista. Si perde più tempo”.
Margherita Buy, debutto alla regia: “Vi racconto lo strapotere degli agenti”
Un film senza stress, senza ansia
“E si guadagna di meno…Be’ questo film mi ha preso cinque anni. Una scelta poco remunerativa. Ma ho voluto raccontare un’agente che non è la mia, anche per dire di questo strapotere di cui parlano gli americani. Quando fanno “i pacchetti”, «ti do questo, ma devi prendere anche questo», o quando dicono: «adesso li convinco io», fanno grandi strategie coi produttori di cui tu non sai mai nulla”.
Non deve essere carino scoprire che ti hanno preso perché eri nel “pacchetto” di Alessandro Preziosi o Terence Hill…
“Forse mi è successo, ma non lo so. Io volevo solo riderci su”.
Entrare nell’inferno di un film da dirigere con tutte le responsabilità che comporta non sarà stata una passeggiata. Visto che sembra il tipo che se può evita le situazioni ansiogene, poteva starsene tranquilla in camerino aspettando la chiamata per la scena.
“Ma il mio lavoro non mi crea ansia. Mi piace molto, mi fa stare bene quando sento che sto in un progetto giusto per me. Raccontare questa storia poi mi ha molto emozionato, ero sempre eccitata quando andavo sul set, quando stavo con gli attori, per studiare le scene. Non mi ha dato stress, ero felice di realizzare una cosa su cui ero stata per tanto tempo”.
Margherita Buy, debutto alla regia: “Io nevrotica? Colpa degli alter ego”
Forse dice anche quanto questo film sia personale. In passato le avevano appiccicato l’etichetta di “attrice nevrotica del cinema italiano”. E lei anche un po’ si arrabbiava. Ora ha deciso di esporre in maniera curativa le sue fragilità.
“Probabilmente sì, forse mettere in scena una cosa che non mi riguarda direttamente – perché Anna B. non è esattamente me – mi ha fatto bene. Ma il piacere maggiore me l’ha dato riportare nella scrittura il mio modo di pensare, di scherzare, di parlare. Tutti i personaggi del film si avvicinano a chi sono io veramente, e a come vedo la vita. Che non è quello di una persona nevrotica che cammina su una strada piena di chiodi e di spilli. È stato bello farmi un po’ conoscere attraverso i personaggi che ho creato io per una volta, dopo tanti alter ego che altri hanno cucito addosso a me”.
È il lato oscuro della medaglia di una vita passata a offrirsi allo sguardo degli altri. Nel film però ci sono tante cose vere, che lei ha raccontato spesso. Per esempio che la sua carriera è stata limitata dalla paura di volare…
“Guardi, non ne ho fatto un dramma…”.
Certo, poi ha avuto una carriera incredibile in patria. Però un paio di cose in Francia le aveva fatte. Un film con Nicole Garcia, un altro con Nae Caranfil… Com’è stata quella piccola frazione di estero?
“Credo di essere una persona lenta nei grandi cambiamenti. Ho bisogno di tempo. Sono stata contenta di stare fuori, però in quell’occasione ho avuto momenti di fragilità. Fa parte del mio carattere, per stare bene mi devo sentire protetta. E quello non era il mio mondo. Perciò ho preferito non rimettermi più in certe situazioni, mi piace di più stare a casa mia (ride)”.
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