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Ida Di Benedetto: “Matrimonio? Lo detesto per un motivo. In collegio a Roma le suore mi picchiavano, io scappavo”

Ida Di Benedetto: “Matrimonio? Lo detesto per un motivo. In collegio a Roma le suore mi picchiavano, io scappavo”. Ida Di Benedetto sul matrimonio, e non solo, l’attrice napoletana, 78 anni, si racconta ripercorrendo le tappe della sua vita privata e professionale, in una intervista a ‘Io Donna’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

Per lei che cos’è l’amore?
“Una cosa talmente bella, un miracolo. Da un giorno all’altro ti metti a cantare per la contentezza, come puoi spiegarlo?”.

Si è sposata giovanissima, ha avuto due figlie, Stefania e Marta, ma non è durata. Forse a causa dell’età?
”Io detesto il matrimonio, infatti me ne sono liberata ben presto. Era tutto un: “La moglie fa questo, il marito fa quello”. Ero avanti nei tempi, sentivo per istinto che così non andava bene. Sono scappata. Tutta la mia vita è stata una continua fuga. Sono sempre stata una ribelle”.

Ida Di Benedetto: “Matrimonio? Lo detesto per un motivo”

Quando ha cominciato?
“In collegio dalle suore, a Roma. Loro mi picchiavano, io scappavo. Mi sfilavo le scarpe, attraversavo i corridoi in punta di piedi, scavalcavo il cancello e poi di corsa per via Merulana, fino a casa. Però i miei mi riportavano indietro. Ho preso da papà, che scappava sempre. Quando mi sono sposata mi sono sentita di nuovo in galera. Dovevo cucinare, non ne ero capace. Mio marito invece era bravo e gli chiedevo: “perché non lo fai tu?” Non avevo capito che non erano domande da porre.

Cercavo l’indipendenza economica: mia madre mi teneva le bambine e il pomeriggio andavo a fare l’indossatrice.Di nascosto frequentavo anche una scuola di recitazione, quella dove ha iniziato Giancarlo Giannini. Quando poi ho fatto un provino e mi hanno chiamato per il teatro, ho dovuto spiegarlo. Mio marito mi ha detto: “Scegli, o me o il palco”. E io: “Scelgo la mia vita”. Sono scappata. Tanti anni dopo, mi ha confessato: “Non avevo capito niente di te”. Da quel momento ho iniziato a volergli bene, e gli sono stata accanto fino all’ultimo.

Ha avuto un grande amore, Pippo Fava, il giornalista e scrittore siciliano ucciso dalla mafia nel 1984. Scappava anche da lui?
“Certo. Era sposato e a me andava benissimo, perché così ognuno stava a casa sua. Mi chiamava in continuazione: dove vai, che stai facendo? I primi tempi mi sentivo lusingata. Ma quando ho scoperto i suoi tradimenti l’ho lasciato”.

Ida Di Benedetto: “In collegio a Roma le suore mi picchiavano, io scappavo”

[…] Dice di essere contraria al matrimonio. Come mai allora si è sposata con Giuliano Urbani, già ministro dei Beni culturali dal 2001 al 2005?
“All’inizio anche lui era sposato, e, ripeto, mi andava bene così. Preferivo gli uomini impegnati. Poi è rimasto vedovo, si è ammalato. Ha convinto le mie figlie che avrei fatto bene a sposarlo, l’avrei reso felice. E loro hanno convinto me. Devo dire che è un uomo raro, di squisita gentilezza”.

Lei ha lavorato con nomi celebri del cinema italiano: Michele Placido nel Fontamara di Carlo Lizzani, Lino Capolicchio in Noi tre di Pupi Avanti. Ha girato film con Salvatore Piscicelli, Damiano Damiani, Nanni Loy. Chi le è rimasto nel cuore?
“Comencini, Damiani, i registi di quel tempo avevano un modo speciale di parlare con gli attori. Ma forse il ricordo più forte è quello del mio primo film, Il regno di Napoli, di Werner Schroeter. Sono passata dal teatro a un set in tedesco, ho girato in presa diretta, all’inizio non conoscevo neanche la lingua. Mi sono trovata benissimo in Germania, c’è un enorme rispetto per il talento. La regista Margarethe von Trotta una volta mi disse: sei una pazza se torni in Italia, devi restare qua. Ma avevo due figlie, non me la sono sentita”.

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