Massimo Boldi: “Tradimento a Berlusconi? Mi ha fatto causa e ho perso. Non mi aspettavo difficoltà a fare un film a fine carriera”. Massimo Boldi sul tradimento a Berlusconi, e non solo, l’attore e comico milanese, 78 anni, ripercorre le tappe della sua carriera in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
Come sta?
«Sto iniziando a fare un resoconto, perché gli anni passano e con loro passa anche il mondo, una vita, e faccio anche i conti con quello che non mi aspettavo».
Che cosa non si aspettava?
«Che arrivato a fine carriera avrei avuto difficoltà a fare un film, il film che vorrei quantomeno. Per il resto sono felice: il rapporto con le figlie e i nipoti è straordinario, ho una bella famiglia».
Quest’anno ricorre l’anniversario di «Vacanze di Natale», il più classico dei cinepanettoni.
«Nel primo non c’ero, ma sono stato protagonista di tutti gli altri insieme a Christian De Sica, il milanese e il romano. Ho portato il classico bauscia sullo schermo, Christian era il mio omologo a Roma. Tutto nasceva dalla osservazione della gente, di quello che faceva nella vita. Ho sempre imitato personaggi esistenti».
Che cosa ha portato in scena della vita comune?
«L’imbarazzo, la fragilità delle persone. Quei pasticci quotidiani, gli impacci che provocano la risata che non riesci a trattenere. Come quando vedi uno che inciampa e cade o picchia la testa contro il palo».
Che rapporto c’è oggi con De Sica?
«Siamo amici, chi dice che abbiamo litigato mente, siamo in ottimi rapporti, abbiamo solo intrapreso delle strade diverse. Avevamo proposto a Paolo Virzì un film dal titolo “Morti dal ridere”, i protagonisti muoiono, ma io e Christian riusciremmo lo stesso a far ridere…».
Chi è stato il primo a intravedere il vostro potenziale?
«Sergio Corbucci: ripeteva “dovete lavorà insieme”. Carlo ed Enrico Vanzina gli hanno dato retta».
Massimo Boldi: “Non mi aspettavo difficoltà a fare un film a fine carriera”
[…] Per lei è arrivata una notorietà incredibile.
«La gente mi ferma ancora: “Era una vita che sognavo di incontrarti”. Mi inseguono a flotte per un selfie».
Gli inizi.
«Difficili. Ho fatto molti lavori, tra cui il venditore di Buondì Motta. Lavoravo per l’agenzia Trappini che faceva la tentata vendita, setacciavo la provincia di Varese, bar, ristoranti, drogherie. Entravo e chiedevo: “Avete bisogno”? Pagavano in contanti e la sera facevamo i conti».
Se non vendeva?
«Finiva che a cena, a casa mia, si mangiava caffè latte con i Buondì. Non avevamo una lira, dopo la morte di mio papà ero io che dovevo provvedere a mia mamma e ai fratelli».
Quanti lavori ha fatto prima del comico?
«Parecchi, anche il vetrinista: andavo a scuola la mattina e di pomeriggio frequentavo la scuola in via Duccio da Boninsegna: uscivo all’alba e tornavo a casa alle 22. Come prova d’esame mi hanno fatto addobbare le vetrine di Galtrucco, lo storico negozio di tessuti milanese. È una cosa che mi è rimasta: il modo di toccare la stoffa, metterla in un certo modo».
[…] La gavetta…
«Sono cresciuto in zona Ticinese a Milano, dove ho cominciato con i miei amici a fare i primi gruppi musicali, gli Shadows e gli Apache. Suonavamo chitarra e batteria».
Quando è arrivata la svolta?
«Grazie a Renato Pozzetto, per me un fratello. Senza di lui non avrei fatto questa professione: ci siamo conosciuti nel 1968 al Derby Club, il tempio del cabaret. Nel 1974 mi ha portato a Canzonissima».
[…] Il personaggio più amato dal pubblico?
«Max Cipollino, lui è la mia maschera. È nato negli Anni 80, quando facevo con Teo Teocoli ad Antenna 3 Lombardia quattro ore di diretta, con le battute “Lo so, lo so… non lo sapessi ma lo so”. Era un adulto rimasto bambino, la gente lo amava per questo».
Massimo Boldi: “Tradimento a Berlusconi? Mi ha fatto causa e ho perso”
[…] L’ultima battuta quando è nata?
«In “Vacanze di Natale 1995”: nella scena finale compare Luke Perry che si porta via mia figlia Cristiana Capotondi. Ballano insieme, lui le dice vieni via… Li inseguo, l’ascensore si chiude davanti a me : “Adesso me la ciula”».
Le donne dei cinepanettoni erano delle svampite. Oggi sarebbe possibile tratteggiare lo stesso tipo di personaggio?
«Certo, continuerei a fare quello che ho sempre fatto, fregandomene del politically correct. Le donne dei cinepanettoni non erano succubi. Mi metti le corna? Te la faccio pagare. E poi erano le donne a sedurre i maschi, le registe erano loro. Oggi ci diamo grandi arie da intellettuali e prendiamo tutto troppo sul serio, eppure i figli di quelli che guardavano “Yuppies” continuano a citare quel film…»
[…] Ha mai incontrato qualcuno più simpatico di lei?
«Sì, Silvio Berlusconi. Inarrivabile».
A un certo punto lo ha «tradito» per la Rai.
«Ci aveva presentato Bettino Craxi dicendomi: “Sarà la tua fortuna”. E così fu: ci siamo stati subito simpatici. Nel 1986 sono scappato da Fininvest per fare Fantastico con Adriano Celentano: mi hanno fatto causa, ho perso e mi hanno condannato a pagare 2 miliardi e mezzo. Quando sono tornato, Berlusconi mi ha perdonato: “Mi devi 2 miliardi e 500 mila risate”».
Crede di aver inventato il cinepanettone?
«Con i miei colleghi abbiamo raccontato l’Italia. I grandi comici a un certo punto della carriera svoltano, a me non è successo perché ho continuato a far ridere fino ai 75 anni».
[…] Oggi è innamorato?
«No, sono rimasto vedovo 20 anni fa e ho avuto degli amori importanti. Una di loro mi ha tradito con il mio migliore amico. Mi sono sempre chiesto perché non me lo abbiano detto. Invece l’ho scoperto pedinandola: è finita male, l’ho cuccata con le mani nella marmellata».
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