Vera Gemma: “Spogliarellista perché mio padre non mi dava una lira. Ho finito i soldi perché pensavo non finissero mai”. Vera Gemma spogliarellista è non solo, l’attrice romana, figlia dell’iconica star Giuliano Gemma, 53 anni, si racconta a cuore aperto in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
[…] com’era finita a fare la domatrice?
«Nei circhi ci sono cresciuta, papà ha imparato lì a fare lo stunt man. Quando nel 2013 è morto, ho sentito il bisogno di ritrovarlo in un ambiente in cui lo amavano, ho iniziato a passare le giornate nei circhi, ho girato un documentario su quel mondo. Diventare domatrice è venuto naturale: entravo nelle gabbie per portare il cibo agli animali, che si sono abituati a me, mi hanno considerata capobranco. Ho fatto tournée in Russia, Ucraina, Bielorussia. Nel circo, ho trovato un mio modo di essere artista».
Da ragazza ha fatto teatro e cinema con Dario Argento, Paolo Virzì, Pupi Avati… Perché aveva smesso?
«Al cinema, erano stati piccoli ruoli e ho smesso quando ho capito che in Italia non mi avrebbero mai preso come protagonista: non sono abbastanza bella per fare la bella, non sono la bruttina che fa ridere; il mio viso fa pensare a cose estreme, ma da noi, non esistono protagoniste dai caratteri estremi. Al che, ho scritto libri, fatto il circo, la spogliarellista: ho rinunciato a essere attrice ma non artista».
Quando ha fatto la spogliarellista?
«Quando è morta mamma, ho ereditato e mi sono mangiata i soldi in pochissimo tempo e papà mi ha detto che non mi dava una lira. Decido di andare a Los Angeles, provo a propormi come cameriera, niente. A un certo punto, scopro un locale di strip tease, The Body Shop, con show di livelli altissimi. Vado dal direttore e chiedo come si fa a lavorare lì».
E come si faceva?
«C’erano le audizioni il giorno dopo. Compro un abito lungo fino ai piedi, per essere diversa dalle altre. Non avevo mai fatto strip però avevo studiato danza classica e moderna. Faccio il provino e mi prendono dalla sera stessa. Guadagno subito 1.200 euro. In un giorno, sono tornata al tenore di vita che avevo sempre avuto».
Vera Gemma: “Spogliarellista perché mio padre mi ha detto che non mi dava una lira”
Non si sentiva una donna oggetto?
«Al contrario. Mai provato un tale senso di onnipotenza. La spogliarellista è un sogno da guardare e non toccare e gli americani sono pazzi: lanciavano mance da duecento dollari, gli togli soldi solo per guardarti ballare».
Suo padre sapeva del suo lavoro?
«Gli avevo raccontato che mi esibivo come ballerina di tip tap. I miei a me e mia sorella hanno fatto studiare di tutto, pure tip tap, non sapevano, poverini, che in Italia per fare successo non devi saper fare niente».
Quando nel film dice che a casa sua ingrassare era peggio che drogarsi è un’iperbole?
«Non ci hanno mai parlato di droghe, ma si sono raccomandati mille volte di non ingrassare. Erano ossessionati dalla bellezza. Volevano che fossimo all’altezza di papà. Forse, ci tenevano perché lui era diventato un divo attraverso la bellezza e solo dopo aveva dimostrato di essere bravo. Pensi che ci hanno fatto rifare il naso e non c’era bisogno. Però, sono stati comunque un esempio solido di amore per la vita, per cui ho provato tutte le droghe ma senza mai diventare dipendente. In effetti, da adolescente, ho fatto un macello».
Che macello?
«Mi rifugiavo nelle borgate pericolose, cercavo storie di vita estreme: avevo bisogno di verità assenti nel mondo perfetto dello spettacolo, non volevo essere complice di quella grande bugia. Poi, ho capito c’è gente vera nello spettacolo e finta nelle borgate e viceversa. Ora, nel film, la storia del fidanzato che mi addormenta per svaligiarmi casa è vera. A livello di uomini, ho cercato proprio fra i criminali, mi piacevano quelli usciti dal carcere, sentivo la loro rabbia, volevo aiutarli. La mia vita era un set meraviglioso, ma soffrivo anche, parlavo la stessa lingua di quei disperati».
Vera Gemma: “Ho finito i soldi perché pensavo non finissero mai”
[…] Chi sono i suoi due ex mariti?
«Il primo è un campione di kung fu marocchino-parigino, bello come il sole. Mi sono sposata sull’onda di una passione non pensando di invecchiare con lui, non sono una che dà sacralità al matrimonio. Il secondo è il padre di mio figlio, bravissimo musicista blues e bravissimo papà, l’ho sposato a Las Vegas perché mi sembrava un modo giusto per restare in America».
[…] Come ha finito i soldi?
«Quando mamma è morta ho ereditato tanto, ero giovane, cresciuta in una villa con due campi da tennis, piscine, autista che ci portava a scuola. In certi anni, papà guadagnava dieci milioni di euro l’anno e io pensavo che i soldi non finissero mai. Poi col tempo, ho imparato a ridimensionarmi».
[…] L’ultimo ricordo di suo padre?
«Prima di morire, era venuto da me a Los Angeles, dove Quentin aveva presentato il mio documentario su di lui. Papà era fiero di come mi fossi sistemata senza chiedergli aiuto. Si divertì, in aeroporto, mi disse grazie con gli occhi ludici. Ora, a Beverly Hills, in un cinema tappezzato con la mia faccia, ho pensato a lui e sono scoppiata a piangere. È arrivato un vecchietto dell’Academy, gli ho detto che piangevo perché avrei voluto che mio padre fosse lì, lui mi ha preso la mano, mi ha detto: tuo padre c’è».
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