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Spettacolo

Stefania Rocca: “Esordio da regista? Stiamo tirando fuori la voce. Ho fatto il musical per un motivo”

Stefania Rocca: “Esordio da regista? Stiamo tirando fuori la voce. Ho fatto il musical per un motivo”. Stefania Rocca sull’esordio da regista, il musical che la vede tra i protagonisti, e non solo, l’attrice torinese, 52 anni, si racconta a cuore aperto in una intervista a ‘Io Donna’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

[…] In Chicago ci sono, invece, tutti i temi femminili. A cominciare dal #MeToo. Perché un musical a questo punto della carriera?
“Era incentrato sulle donne e avevo voglia di cimentarmi come performer stavolta. Chicago – se vogliamo guardarlo in prospettiva – è un po’ l’emblema di questo momento storico… ma un secolo prima. Racconta di come le donne negli anni Venti a un certo punto si ribellino contro la prepotenza maschile. Le due protagoniste uccidono i loro amanti e in carcere trovano la loro riscossa, grazie anche a un avvocato furbo che le porta alla ribalta sui giornali e ad allearsi. In una società dove la giustizia è ormai un circo, uno show, anche l’omicidio può diventare una forma di intrattenimento e portare alla ribalta due assassine rendendole vere dive. Forse fa “sorridere”, era un secolo fa, eppure siamo ancora qua, in una società maschilista e divisiva dove i media possono osannare o distruggere a loro piacimento. Dove il titolo è più importante del contenuto e dove la vittima può diventare facilmente un carnefice e viceversa. Dove c’è una continua ricerca d’identità”.

Stefania Rocca: “Ho fatto il musical per un motivo”

In questo momento, peraltro, i diritti Lgbtq+ sembrano più a rischio…
“Proprio per questo bisogna parlare, discutere, aprirsi ancora di più. L’altro giorno riflettevo sul fatto che, forse anche inconsciamente, ho sempre scelto ruoli che raccontavano una minoranza, persone che venivano escluse per un motivo o per l’altro. Penso alla serie tv Una grande famiglia. Il mio personaggio è quello che fa fatica a essere inserito nei soliti clichè, o a Resurrezione dei fratelli Taviani, o Edda Ciano e il comunista. Forse non è un caso. Sono una ribelle nata. Lo sono sempre stata, lo sono ancora adesso e lo sarò. Raccontare chi siamo e da dove veniamo è fondamentale ed è l’operazione culturale che ha fatto con il suo film Paola Cortellesi, in un’epoca storica in cui siamo più o meno tutti anestetizzati da ogni cosa”.

Anche lei ha esordito alla regia come la Cortellesi e Kasia Smutniak (con il documentario Mur, ndr ). La vede come una casualità o un’esigenza femminile di questo tempo?
“Stiamo tirando fuori la voce. Oggi noi siamo quella generazione di mezzo di donne, madri e lavoratrici, che sta ancora cercando di sdoganare tutta una serie di questioni rimaste aperte. A partire dai sensi di colpa creati da domande come “chi si occupa dei ragazzi quando non ci sei?”, “perché lavori così tanto?”…L’emancipazione femminile, sia a livello sociale che normativo, ha mascherato discriminazioni di genere continuando ad alimentare pregiudizi e stereotipi che danneggiano la dignità individuale e sociale fino ad arrivare a forme estreme di aggressione. La violenza è una violazione dei diritti umani. Bisogna lavorare su credenze condivise e generalizzate, attorno ai ruoli differenti che spetterebbero a uomini o donne nella vita di tutti i giorni e che portano a confondere la dimensione biologica (sesso) con quella sociale (genere)”.

Stefania Rocca: “Esordio da regista? Stiamo tirando fuori la voce”

[…] Parliamo ora di amore vero, dell’amore con… Carlo Verdone in Vita da Carlo. Cosa ci può anticipare?
“Ci saranno situazioni divertenti. Il mio personaggio si evolve e molte situazioni si rovesciano. Non sarò più solo la donna che cerca di far divertire Carlo, succederà qualcosa di inaspettato nell’evoluzione del mio carattere e del rapporto con lui. In questa serie poi Sofia, il mio personaggio, passa molto tempo con Sandra, l’ex moglie. Solidarietà femminile? Chissà! Dico solo che mi diverte moltissimo lavorare con Monica Guerritore. Un’attrice che ho sempre ammirato, da quando ho iniziato a muovere i primi passi nello spettacolo”.

Tornando alla domanda iniziale: come gestisce il tempo tra figli, marito e carriera?
“Con disponibilità e confronto. E poi il tempo non esiste, è un codice dettato dall’uomo per regolarsi. La mia giornata viene scandita dal giorno e dalla notte. Di sera lavoro in teatro e al mattino con Carlo Verdone. Quando sono libera torno felice dai miei ragazzi, cercando di non essere la classica madre chioccia. E poi loro sanno che ci sono sempre”.

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