Caterina Caselli: “Concerto Conte alla Scala? Vi svelo com’è nata l’idea. Alcuni brani rap indicibili”. Caterina Caselli sul concerto di Conte alla Scala, la cantante emiliana, 77 anni, racconta com’è nata quell’idea che oggi è diventata un film. Di seguito alcuni passaggi dell’intervista rilasciata a ‘Il Giornale’.
Caterina Caselli, il celebre concerto di Paolo Conte alla Scala è diventato un film.
«E vorrei che lo andassero a vedere tutti, è un capolavoro».
[…] Ma com’è nata quest’idea?
«Arriva da lontano, dai tempi della Cgd».
Allora, signora Caselli, l’idea è stata sua, ma da dove arriva?
«La cullavo da tanti, tanti anni, da quando lavoravo con Paolo Conte in Cgd e mi ero accorta che lui faceva già l’opera totale, era allo stesso tempo musicista sublime e poeta».
Quando l’ha conosciuto?
«Facevo ancora la cantante, era il 1968, stavamo preparando Insieme a te non ci sto più (Paolo Conte scrisse la musica – ndr). La tonalità che avevamo previsto non andava bene e così, mentre ero a pranzo con altri, lui la cambiò e me la abbassò in quattro e quattr’otto. Un fulmine. Un gigante. Pochi ricordano quell’episodio».
Poi?
«Poi le nostre strade si sono divise professionalmente ma sono rimasta sempre in grandi rapporti anche con sua moglie. Tra noi c’è affinità».
Caterina Caselli: “Concerto Conte alla Scala? Vi svelo com’è nata l’idea”
Ma La Scala?
«Una sera di tanti anni fa ero con Dionne Warwick e passammo davanti alla Scala. A Dionne chiesero se le sarebbe piaciuto esibirsi lì e io capii che era il posto giusto anche per Paolo Conte. Quando l’ho visto suonare agli Arcimboldi l’anno scorso ho realizzato che era arrivato il momento giusto».
Un sogno durato decenni.
«Come diceva mia madre, la tenacia vince sempre».
Cosa c’è nel film?
«Ci sono le canzoni di Paolo Conte, che già loro sono film. Lui racconta anche come nascono i pezzi, ci fa entrare nel suo mondo».
Un mondo complicato.
«A suo tempo ho imparato a fare promozione a Paolo Conte nonostante i suoi no. No alla tv. No a questo. No a quello. Allora magari filmavamo i suoi concerti per i telegiornali oppure, come una volta, abbiamo fatto una cassetta con Arbrore, Dalla, Celentano, Bertè eccetera che parlavano bene di lui. C’era anche Mario Soldati. Venne a casa mia. Aveva un vocione… Gli chiesi se Paolo Conte avrebbe avuto successo».
E cosa rispose.
«Disse: Non so se avrà successo perché non contiene volgarità».
Non ce ne è mai stata così tanta nella musica, specialmente rap.
«Alcuni testi sono indicibili. Ma censurare non serve a nulla. Anche io, come editore, posso dire questa roba non la pubblico. Ma tanto poi ci sarà qualcun altro che lo farà. Bisogna capire perché si arrivi a un tale disprezzo per le donne».
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