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Olga Kurylenko: “Fidanzato? Uno scienziato italiano. La guerra in Ucraina sarebbe già finita senza interessi internazionali”

Olga Kurylenko: “Fidanzato? Uno scienziato italiano. La guerra in Ucraina sarebbe già finita senza interessi internazionali”. Olga Kurylenko sul fidanzato italiano e non solo, l’attrice ucraina, 44 anni, protagonista di Paradox Effect, tra le tante, parla a tutto tondo in una intervista a ‘Io Donna’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

[…] in Francia, però, furoreggia la serie D’argent et de sang, di cui è protagonista con Vincent Lindon e Niels Schneider. Cosa l’ha attratta nel ruolo di compagna di un truffatore?
“La verità? Volevo essere diretta da Xavier Giannoli, avevo appena ammirato il suo Illusioni perdute: un capolavoro! Poi, certo, c’erano elementi di identificazione, l’aveva sottolineato lo stesso Xavier: “Sei una che è dovuta sopravvivere, arrivata in un Paese non suo senza conoscere la lingua, e ce l’hai fatta!”. Questa Giulia è un’italiana: per fortuna ho un fidanzato italiano che si è prestato da coach per qualche frase. Il miglior coach possibile!”.

Un collega?
“No no: un matematico e scienziato (Alessandro Chiesa, ndr)”.

D’argent et de sang dà un ritratto piuttosto scoraggiante della società.
“Mi spiace dirlo, ma anch’io sono pessimista, non indosso occhiali rosa. La guerra, la politica, il clima, le relazioni… Andiamo di male in peggio, sta crollando tutto. Sono preoccupatissima per il mio Alexander (8 anni, avuto dal collega Max Benitz, ndr) e per ogni bambino: dobbiamo proteggerli. Conoscete ‘I vostri figli hanno bisogno di voi?'”.

Mhmmm, no.
“È stato scritto da un medico sopravvissuto all’Olocausto, Gabor Maté, con uno psicologo, Gordon Neufeld: mette in evidenza come – anche a causa del lavaggio del cervello provocato dalle tecnologie che rende quasi zombie – si stiano allentando i legami e che i bambini considerino un riferimento i coetanei, non gli adulti. Quale riferimento può essere uno della tua età? Sta a me fornirgli gli strumenti per affrontare il mondo. Ovvio, non posso creargli uno scudo o chiuderlo in una gabbia, né trasmettergli ansie”.

Olga Kurylenko: “Fidanzato? Uno scienziato italiano”

E dunque?
“Piccole strategie: limitare l’uso dell’iPad, per esempio. Gliel’ho concesso per un paio di mesi, è stato un disastro e gliel’ho proibito di nuovo! Una scelta impegnativa, sarebbe assai più semplice cedere: tutti suoi amici giocano ai videogames, mi chiede perché lui no. “Perché tua madre non lo permette. Punto”. Prendiamo il caso del deficit d’attenzione, un disturbo sempre più diffuso: dare le pillole è veloce, però è capire le ragioni – e quindi investirci tempo, impegnarsi (Maté lo sottolinea) – che porterà a una soluzione”.

[…] ha dieci film in uscita, tra quelli pronti e quelli in postproduzione…
“Dieci?!? Ognuno ha le sue nevrosi, nessuno è perfetto! (sorride, facendo spallucce) Comunque sto cercando di scendere a patti con me stessa e di rallentare. Ho realizzato d’essere completamente inconsapevole riguardo alla quantità di impegni, neppure avessi il pilota automatico. Sono stati gli amici a farmi notare che non prendevo mai vacanze. Prima mi stupivo: “Come fanno le casalinghe a resistere?”. Ora lo capisco alla perfezione: voglio fare la casalinga”.

[…] Il periodo storico è particolarmente destabilizzante: voi avete ancora parenti in Ucraina.
“In questo conflitto la situazione è complessa: non ci sono i buoni e i cattivi, non si fronteggiano soltanto questi due Paesi, sono parecchi quelli coinvolti. E non diteci il contrario perché non siamo idioti: se non ci fossero interessi internazionali perché lo scontro continui, sarebbe già finito”.

Olga Kurylenko: “La guerra in Ucraina sarebbe già finita senza interessi internazionali”

Cosa ha significato per lei nascere a Berdiansk?
“Non è divertente quando conosci la povertà e ti mancano le cose: non hai le scarpe, non hai la carne, mangi soprattutto cereali bolliti, patate e pane secco… Però oggi ritengo che mi sia servito a sviluppare un forte istinto di sopravvivenza. Chissà, magari se fossi cresciuta in una famiglia ricca non avrei avuto nessun risultato da raggiungere e sarei depressa (sorride). Di sicuro, mi ha insegnato a non essere mai sprezzante e a non guardare nessuno dall’alto in basso. So restare con i piedi per terra. Non mi lascio risucchiare dalle illusioni, né intendo generarle: uso Instagram esclusivamente per promuovere il mio lavoro, sono consapevole del potenziale negativo. I social media contribuiscono a depressione e infelicità nella società contemporanea, con i loro falsi modelli”.

Il cinema nella sua vita è arrivato per caso?
“No, ho propiziato il destino, diciamo. Avevo scoperto la recitazione a scuola. Vedendo i compagni allestire uno spettacolo, mi era parso un mezzo potente e mi ero avvicinata per sbarazzarmi della mia invalidante timidezza. All’inizio non si trattava di diventare un’attrice, era un’autoterapia. Mi sono obbligata ad andare sul palco e così ho combattuto i timori: frequentare con regolarità le classi si è pian piano trasformata in necessità. Quando mi sono trasferita a Parigi per fare la modella…”.

[…] C’è una parte che sogna?
“Non più. Lavoro da quasi trent’anni, potrei persino aspirare alla pensione (sorride). Sono grata di quel che ho, non mi serve altro. L’unica cosa che mi interessa è essere in pace con me stessa. Il che, automaticamente, si traduce nell’essere in pace con il prossimo”.

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