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Spettacolo

Vecchioni: “Dio non fa preferenze. Se potessi gli farei una domanda. Morte di mio figlio il dolore più grande della mia vita”

Vecchioni: “Dio non fa preferenze. Se potessi gli farei una domanda. Morte di mio figlio il dolore più grande della mia vita”. Roberto Vecchioni su Dio, la fede, i dolori, e non solo. Il cantautore brianzolo, 80 anni, ha tenuto una lectio in Vaticano, nella Basilica di San Pietro dal titolo ‘Dio non fa preferenze’. Ne parla in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’ della quale ve ne proponiamo alcuni passaggi.

Partiamo dal principio: Dio non fa preferenze. Lei come la vede?
«Sono andato a rileggere gli Atti degli Apostoli e mi sono reso conto che lì c’è scritto: Dio non fa preferenze ma accoglie chi ha rispetto di lui, a qualunque nazione appartenga».

Perché é importante riflettere su certi temi?
«Oggi c’è una grande crisi tra ideale e reale a favore del reale. Non ci si sofferma più sull’ideale, nemmeno sull’idea. In questo modo noi programmiamo una eternità temporanea, convinti di essere eternamente reali. Non è così».

La fede è un dono o una conquista?
«Io con la mente e con la fantasia sono arrivato a un bisogno assoluto di super umano, di ultraterreno, di qualcosa che non sia solo chimica. Alla fede ci si arriva quasi sempre attraverso i sentimenti, quella forza incredibile che governa il mondo che è l’amore: è un’invenzione troppo straordinaria. E non parlo di cellule che si uniscono ad altre cellulle. Mi riferisco al fatto che pensi a una donna lontana mille chilometri ma senti che la ami, in un modo che va oltre le mini maglie della realtà».

Vecchioni: “Dio non fa preferenze. Se potessi gli farei una domanda”

È sempre stato un credente?
«Non sono mai stato ateo, ma un credente molto debole sì. Del resto ho fatto le scuole cattoliche, finisci per forza per andarci contro a un certo punto».

E cosa l’ha fatta crescere nella sua fede?
«I dolori. Il cercare di spiegarmi razionalmente o sentimentalmente il perchè del male. E quindi lentamente capire che c’è un senso, oscuro ma c’è. Aveva ragione Eschilo: si impara soffrendo. Ed è vero, non si impara niente dalla felicità, è uno stato di quiete, di mare morto. Nel mare in agitato scopri come navigare».

Quest’anno ha affrontato il dolore più spaventoso, ha perso suo figlio di 36 anni.
«È stato il dolore più grande della mia vita. Il più grande. Ma invece di sbalzarmi nell’inferno mi ha proiettato verso la speranza».

Dio non fa preferenze, si dice. Ma per la Chiesa non sembra valere lo stesso: pensiamo ai divorziati, alle persone omosessuali…
«Tutte le religioni rivelate diventano granitiche. La Chiesa parte da precetti scritti inossidabili, ma il Papa sta dando un grande esempio per cambiare le cose. Le aperture hanno bisogno di tempo ma secondo me arriveranno. La mia non può essere una promessa, evidentemente, ma è una speranza».

Lei, come padre, non ha fatto nessuna differenza quando sua figlia le ha detto che era omosessuale.
«Ma no, certo. Non ho le competenze per esprimermi sul perché la Chiesa non lo abbia ancora fatto ma io dico che accadrà. Si capirà, si dovrà capire che bisogna vivere in un mondo in cui gli uomini possono esprimere il proprio spirito e il proprio sentimento. Il proprio bisogno di trovare tranquillità, rifugio e piacere in un’altra persona, chiunque sia».

[…] Se potesse fare una domanda a Dio, cosa gli chiederebbe?
«Solo: perché? E credo ne uscirebbe un libro di 6500 pagine».

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