Addio gatti per i criminali: un nuovo test ricostruisce il DNA dei proprietari che delinquono. Addio gatti per i criminali se non vogliono essere arrestati più facilmente grazie a un nuovo test che ricostruisce il DNA dei proprietari malviventi. Un processo finora impossibile da attuare per una serie di carenze scientifiche colmate dopo il Covid. I sistemi per rilevare virus e varianti, infatti, ha aperto la strada a nuove frontiere per la ricerca. Ma andiamo per gradi.
In teoria, un criminale proprietario di un gatto potrebbe essere collocato sulla scena di un crimine, utilizzando i peli del felino che sono attaccati sui suoi vestiti. Finora i peli del gatto non erano considerati buoni quanto il DNA del criminale, che ovviamente contiene tratti rivelatori di codice genetico chiamati “brevi ripetizioni in tandem” (STR) – che si trovano in un tipo di DNA chiamato DNA nucleare. Non c’è abbastanza DNA nucleare per rilevare queste STR nel pelo del gatto, perché la radice del pelo che contiene questo tipo di DNA solitamente si è seccata.
Tuttavia, il pelo del gatto è una fonte migliore di un tipo di DNA chiamato DNA mitocondriale, trasmesso attraverso le femmine. Ma questo di solito è suddiviso in frammenti all’interno dei capelli, fornendo una lettura del DNA incompleta. Poiché i gatti domestici condividono tutti lo stesso piccolo numero di antenati, un campione tipico potrebbe appartenere a migliaia di gatti diversi.
La svolta
Ora però gli scienziati sono arrivati a una svolta che potrebbe rivoluzionare i casi irrisolti come gli omicidi, abbinando i peli di gatto a un felino particolare. I ricercatori possono ora prendere frammenti di DNA mitocondriale e crearne altri miliardi, utilizzando un test PCR simile a quelli utilizzati per Covid. Ciascun frammento rappresenta lo stesso codice genetico del DNA mitocondriale del gatto, ma ognuno è come una fotocopia incompleta.
Quando questi vengono moltiplicati per miliardi, tuttavia, la tecnologia, che potrebbe avere difficoltà con solo poche copie, può invece identificare il codice genetico che i frammenti hanno in comune. Ciò ricrea l’intero DNA mitocondriale del gatto, cosa mai possibile prima. È stato dimostrato che funziona per identificare i resti di un gatto smarrito, utilizzando il DNA del suo pelo verificato utilizzando il figlio del gatto. Ne ha parlato il dottor Jon Wetton, membro del team dietro la scoperta, dell’Università di Leicester, ha dichiarato.
“I peli di gatto sulle scene del crimine sono stati ignorati fino ad ora, perché i gatti hanno un DNA troppo simile. Ma questo metodo può identificare i singoli gatti, anche decenni dopo la loro morte, quindi potrebbe essere prezioso nei casi irrisolti. In un vecchio caso di omicidio abbiamo applicato la tecnica precedente, ma siamo stati fortunati che il gatto del sospettato avesse una variante mitocondriale insolita, poiché la maggior parte dei lignaggi dei gatti non potevano essere distinti l’uno dall’altro. Con il nostro nuovo approccio praticamente ogni gatto ha un tipo di DNA raro e quindi il test sarà quasi certamente informativo se vengono trovati dei peli”, ha detto.
In futuro anche ai cani
Lo studio, ripreso dal Daily Mail, è stato pubblicato sulla rivista Forensic Science International: Genetics. Secondo i ricercatori, la nuova tecnica è circa dieci volte più precisa di quella utilizzata in precedenza, che esaminava solo un breve frammento di DNA di peli di gatto. Il professor Mark Jobling, coautore dello studio dell’Università di Leicester, ha dichiarato: “Nei casi penali in cui non è disponibile il DNA umano da testare, i peli degli animali domestici sono una preziosa fonte di collegamento delle prove, e il nostro metodo rende ciò molto più efficace. Lo stesso approccio potrebbe essere applicato anche ad altre specie, in particolare ai cani”.
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