Woody Allen: “Per Coup de chance ho scelto l’Europa per un motivo. Matrimonio? Ho un segreto per farlo funzionare”. Woody Allen su Coup de chance e non solo, l’attore e regista statunitense, 87 anni, parla del suo ultimo lavoro cinematografico in una intervista a ‘Io Donna. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
«L’idea di partenza era semplice: una giovane donna sposata ha una storia, il marito lo scopre e, poiché è una persona ricca e influente, decide di eliminare il rivale completamente, non limitarsi a picchiarlo o a sparargli, ma proprio di farlo sparire dalla faccia della terra»
Perché scegliere a questo punto del suo percorso di lavorare con attori stranieri?
“All’inizio avrei voluto che fossero americani, ho chiamato un paio di amici, ma non potevano mollare tutto quello che stavano facendo per venire in Europa. Allora mi sono detto: «Perché non farlo in francese? Io idolatro il cinema europeo fin da quando sono giovane, ho sempre voluto essere un regista europeo, ma mi è andata male. Potrò essere un filmmaker francese almeno per la durata di un film». E anche se non parlo la lingua, non è stato difficile: anche in un film giapponese senza sottotitoli si capisce se un attore recita bene o male”.
Woody Allen: “Per Coup de chance? Ho scelto l’Europa per un motivo”
[…] Il festival di Cannes, dove lei ha presentato la maggior parte dei suoi film ultimamente, non ha voluto questo. Forse per paura dello scandalo?
“È una scelta loro, non ho niente da dire al riguardo. Io non sono un grande fan dei festival, ci vado perché i produttori mi dicono di farlo e perché aiuta i film. Non mi piace promuovere i film, non mi piace fare quello che sto facendo in questo momento, dire il film è buono, abbiamo lavorato sodo e l’isteria del red carpet. Ma ho una responsabilità, dovunque mi dicono di andare vado, Cannes, Venezia, poco importa”.
Soon Yi e la sua famiglia la accompagnano?
“Una delle ragioni per cui accetto gli inviti è che mia moglie ama viaggiare ed è una shopper professionista”.
Erano in molti a non scommettere sulla durata della vostra unione. Qual è il segreto del vostro lungo matrimonio?
“Faccio tutto quello che dice lei. In dicembre saranno 25 anni che ci siamo sposati a Venezia (fu l’allora sindaco Massimo Cacciari a celebralo, ndr). È vero, tutti dicevano: «Che strano matrimonio, lui è così più vecchio. Non durerà». Ci criticavano, sostenevano che lei mi avrebbe manipolato, oppure che io l’avrei manipolata. Invece abbiamo due figlie (Bechet, 24 anni, di origine cinese e Manzie Tio, 23, nata in Texas, ndr) e ci divertiamo e ci amiamo”.
Woody Allen: “Matrimonio? Ho un segreto per farlo funzionare”
[…] Le sue figlie lavorano nel cinema?
“Stanno cominciando, una lavora a Emily in Paris (Bechet è costumista, e ha lavorato anche negli ultimi due film del padre, ndr). E l’altra, che stava per raggiungerla, è stata bloccata dallo sciopero. Amano vivere a Parigi, anche se credo che alla fine si stabiliranno a New York con noi. A New York stanno bene, ma per ora sono contente di stare in Francia e, al contrario di me, parlano francese perfettamente”.
In qualche occasione si è detto pronto, suo malgrado, per la pensione. È così? È una sconfitta?
“Sbaglia chi dice che la parte più dura nella lavorazione di un film sia scrivere e dirigere. Per me la parte più dura è sempre stato trovare i soldi. Perché ho delle regole e non sono disposto al compromesso. Non voglio che nessuno legga la sceneggiatura e questo vuol dire che i finanziatori devono darmi i soldi sulla fiducia. E poi ogni decisione sul film è mia, non possono dirmi: «Ti diamo i soldi se scegli questo o quell’attore». Qualche volta funziona, sempre più spesso no. E poi, per ottenere il risultato, devo fare riunioni, pranzi, e io non ho più voglia di passare attraverso tutto questo. Ma se non dovessi più fare film sarei contento lo stesso: posso sempre scrivere libri e pièce di teatro”.
[…] Di Hollywood in passato ha detto che «è un posto molto divertente perché sono tutti così ambiziosi, così stupidi». Ma L’Europa finora ha risposto alla chiamata e i suoi film, relativamente a basso budget, con gli attori a paga sindacale, da alcuni anni si fanno qui…
“Ma c’è anche il problema della frenesia, non si dà più il tempo ai film di attirare il pubblico in sala. In due settimane è tutto fatto e il film finisce subito in piattaforma o in tv. La gente guarda le cose a letto, mentre cucina. Il pubblico che ride insieme non esiste più, una tristezza”.
Seguici anche su Facebook. Clicca qui
Aggiungi Commento