Margherita Maccapani Missoni: “Addio azienda traumatico, oggi ringrazio chi mi ha tolto tutto”. Margherita Maccapani Missoni sull’addio azienda di famiglia e non solo, l’attrice 40enne si racconta ripercorrendo le tappe della sua vita in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
«Un eterno conflitto: perché sono nata Maccapani e poi mi sono ritrovata Missoni. E non posso nascondere certo che è stato comodo e utile. Però avevo sempre dei sensi di colpa nei confronti di mio papà e non solo. Ogni tanto sentivo anche di non essere me stessa, cioè lo ero ma solo una parte».
In tanti erano pronti a scommettere che un giorno sarebbe stata lei il futuro di Missoni, dopo i nonni Ottavio e Rosita, sua madre Angela e i suoi zii Luca e Vittorio.
«Certo, certo. E sicuramente io mi ero fatta dei programmi di vita che erano in azienda. E poi c’è stato questo capovolgimento, interno. Ora, anche se siamo ancora azionisti, siamo usciti dall’operatività e per me è stato uno choc. Non l’ho scelto io e non ero preparata. E nello stesso tempo mi sono separata quindi è stato un ribaltamento di tutto quello che mi ero immaginata nella e per la mia vita. È stato difficile mollare le cose e cambiare. Molto difficile. Varese e le mie radici. Perché di questo si trattava. Mai ci avrei pensato. Un tempo riflettevo che se avessi voluto andare a vivere in Australia non avrei potuto. Non mi sentivo insomma libera. E non avrei mai avuto il coraggio.
Adesso sono addirittura grata a chi mi ha tolto tutto. Ed è successo anche nella mia vita privata. Perché nello stesso periodo mio marito ha deciso di lasciarmi. Non avrei mai pensato che sarebbe successo: lui era un amico di mio fratello e mia nonna paterna ha sempre sostenuto che eravamo fatti una per l’altro. Quando vivevo a New York mi chiamava per dirmi che era lui la persona giusta. Così quando sono rientrata a vivere in Italia mi ha organizzato un appuntamento al buio e ci siamo sposati. Sono una donna ingombrante e difficile, lo ammetto. Per far andare bene le cose mi ero annientata per equilibrare il rapporto. Ma non è così che funziona. Lui mi ha lasciata e io mi sono riscoperta. Ora sono felice. Ho sofferto, lottato, mi sono fatta aiutare ma ci sono».
Margherita Maccapani Missoni: “Addio azienda traumatico”
Molto difficile mollare, vero. Però dopo due anni addirittura si è rimessa in gioco con Maccapani, un linguaggio in abiti tutto nuovo.
«Appena ho mollato l’idea e il controllo, tutto ha preso una sua strada. Prima la storia del film e poi il brand spinta da colleghi con cui ho lavorato una vita. Un cerchio che si è magicamente chiuso: era il mio sogno, avevo studiato da attrice ma…».
Ma a 19 anni era già la testimonial nel mondo dell’azienda di famiglia: feste e aperture, red carpet e sfilate. Mai una settimana nello stesso posto. Lei era una delle It-girls, le ragazze più cool (da Tatiana Santo Domingo a Eugenie Niarchos a Bianca Brandolini) dello scorso decennio. Chi era Margherita ieri e chi è oggi?
«In realtà sono soltanto immagini ma dentro sono sempre io. Allora era un immaginario sempre felice, sempre solare. Oggi sicuramente è più provocante, vuole far scaturire dei ragionamenti, dei pensieri, un po’ ribelle. Un lato b che è venuto fuori da una sofferenza».
Ma sta parlando di abiti o di lei?
«Di entrambi. E in un caso e nell’altro questa Margherita sta spiazzando tutti».
Mamma e nonna cosa dicono?
«Sono felici per me».
Lo sarebbe anche suo nonno Ottavio?
«Credo che sarebbe contento e orgoglioso. Lui metteva la libertà prima di tutto. Non è mai sceso a compromessi sul tema. E quindi penso approverebbe perché è un po’ quello che avrebbe voluto per me, perché mi sono liberata del fardello di aspettative, di programmi che comunque erano stati decisi o per lo meno che la vita aveva deciso per me. Ogni tanto quando guido in autostrada, lo sento il nonno che mi schiaccia la punta del naso, lo faceva sempre. Mi manca tanto. Sembrava sempre non ascoltasse, magari era in un angolo della stanza a leggere, ma alzava la testa e diceva sempre la cosa giusta».
Margherita Maccapani Missoni: “Attrice a 15 anni? Ero stanca dei campi estivi”
[…] a 15 anni disse «voglio fare l’attrice».
«Già. E stanca dei campi estivi della Montessori, chiesi di andare a un corso di recitazione a Los Angeles. Andai ospite di un amico di famiglia, Quincy Jones…».
[…] Pensa che tutto cambiò nel 2013, quando suo zio Vittorio perse la vita in gennaio in un incidente aereo e suo nonno Ottavio morì in maggio?
«Siamo tutti cresciuti… Le dinamiche sono cambiate. Non eravamo più solo in tre ma eravamo in tanti. Ricordo le discussioni. Ed era già stato deciso di vendere prima. No, non è cominciato tutto in quell’anno così pesante. Avevano già deciso di vendere una parte allora».
La prima notte senza Missoni?
«Il mio unico pensiero era per la nonna, il dispiacere, la delusione. Buona parte della mia vita è stata dedicata a fare bella figura con la nonna… La volontà di portare avanti Missoni era dovuta a lei, in nome di tutto quello che ci ha dato e ha fatto. Quella era la cosa a cui pensavo di più. Poi però mi tornavano le immagini di quella persona che nel salutarmi mi aveva detto: “Sai qual è l’unico tuo valore in questa azienda? Il cognome che porti cioè Maccapani, e ora vai. Terribile, vero?».
La famiglia è sopravvissuta a tutto questo?
«Assolutamente sì, ci vediamo, ci sentiamo, ci sono le chat, non è cambiato nulla da questo punto di vista».
Avrebbe potuto anche non lavorare più.
«Ho sempre vissuto di ciò che guadagno da quando ho 18 anni, poi sono stata fortunata perché ho avuto molti contratti proprio per il mio ruolo in Missoni, non voglio fare il genietto».
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