Lino Guanciale: “Un’estate fa? Ho dei tratti in comune con Leo. Confermo ritorno di Ricciardi, stiamo cercando di capire quando”. Lino Guanciale su Un’estate fa e non solo, l’attore abruzzese, 44 anni, torna in tv con la serie “Un’estate fa”, in onda su Sky Atlantic dal 6 ottobre. Ne parla in una intervista a ‘Tv Sorrisi e Canzoni’ della quale vi proponiamo alcuni passaggi.
Lino, ormai se non c’è una vena di mistero lei neanche la legge una sceneggiatura…
«Mi divertono prodotti così complessi, mi stimolano. E poi dopo un po’ diventi quello che chiamano quando ci sono lavori con queste caratteristiche. È una battuta, ma fino a un certo punto. Mi sono sempre augurato di essere cercato per progetti di questo tipo, ambiziosi, che percorrono strade che quasi mai vengono toccate dalle nostre produzioni».
[…] Si riconosce nel giovane Elio?
«Punti di contatto li ritrovo in una certa timidezza e ritrosia a stare sotto ai riflettori. Anche l’impaccio del personaggio ha una parentela con la mia adolescenza».
[…] Il suo primo amore estivo, invece, se lo ricorda?
«Più che al mare, è legato alle cottarelle che avevano luogo nei campeggi degli scout, ma succedeva che capissi tardi che le ragazze erano interessate e me. Ero troppo timido per tentare approcci. All’inizio poi mi piacevano quelle più grandi ma non c’era speranza, diciamo che mi auto-sabotavo (ride). Poi da grande le cose si sono aggiustate».
Cosa rimpiange delle sue estati da ragazzo?
«Mi riconosco in molte delle cose che il mio personaggio dice nella serie. Di sicuro la sensazione di avere tutto il tempo del mondo è una cosa che poi da adulto ti si sfarina davanti, non per via delle delusioni, ma perché da grande sviluppi un rapporto con il tempo diverso. La sensazione di avere tanto tempo a disposizione e che tutto sia possibile è la cosa che mi manca di più».
Lino Guanciale: “Un’estate fa? Ho dei tratti in comune con Leo”
[…] Come si divertiva con suo fratello minore Giorgio, all’epoca?
«Prima di partire per il mare e stare con i nostri adorati cugini romani, giocavamo a fare gli esploratori ad Avezzano (in provincia dell’Aquila, dove è nato l’attore, ndr). Nei dintorni allora non c’era niente e per comunicare usavamo i walkie talkie. Ci piaceva moltissimo portarceli appresso».
Oggi Giorgio fa lo psicoterapeuta. Cosa dice dei ruoli così sfaccettati che interpreta ultimamente?
«La cosa lo diverte, mi prende in giro dicendo che ormai il filone che faccio è quello. Condivide con me il fatto di fare scelte di questo tipo. È più sfidante».
Gli chiede mai consigli su come entrare a fondo nella mente di un personaggio, in particolare se dal carattere complesso?
«In realtà no, mi rivolgo più spesso a lui per avere consigli sulla vita di ogni giorno. Di lavoro parliamo soltanto per capire se gli è piaciuto quello che ho fatto».
Guardiamo al futuro. Ha annunciato che nei primi mesi del 2024 tornerà a interpretare il commissario Ricciardi. Che cosa può anticiparci?
«Confermo, stiamo cercando di capire il periodo ottimale per iniziare le riprese e poi metteremo a fuoco determinate cose per fare sempre meglio con questa serie così bella e importante».
Altri progetti all’orizzonte?
«Per il momento questo e tanto teatro. A gennaio debutto con un nuovo spettacolo al “Piccolo” di Milano, “Ho paura torero” di Pedro Lemebel. E poi porterò in giro ancora “L’uomo più crudele del mondo”, con il mio ormai quasi fratello Francesco Montanari».
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