Francesca Barra: “Addio politica? L’ho lasciata per un motivo. Ho preso un anno sabbatico per stare vicino ai miei figli”. Francesca Barra sull’addio politica, il marito Claudio Santamaria, e non solo: la scrittrice e giornalista lucana, 45 anni, si racconta a cuore aperto in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
Giornalista di mafia, blogger di cucina, presentatrice tv, madre, scrittrice di romanzi e di storie vere… Non è troppo di tutto?
«La vita è una: troppo poco per essere una sola cosa. Io, per attitudine e formazione familiare sono stata educata a dover fare tutto. Mia madre mi ha sempre detto “te la devi cavare in ogni campo”. I miei modelli erano lei e nonna, che ci hanno nutrito e hanno lavorato. Non ho mai pensato che esistessero alternative. E penso che, se la mamma è felice, i figli sono felici».
Cedimenti mai?
«Un po’ di fatica emotiva nell’ultimo anno: Atena aveva lo svezzamento; mio figlio Renato era nel pieno dell’adolescenza; Greta iniziava la prima elementare; Emma finiva le elementari e tutti e tre i grandi uscivano da un lockdown di domande, smarrimenti, ricerca di sicurezza. Quest’anno, tutti hanno avuto bisogno di me in modo diverso. Claudio si è preso i primi tre mesi di vita di Atena per starci accanto ma, dopo, è andato sul set in Grecia e io sono rimasta sola con figli e cani, senza un aiuto fisso, le famiglie lontane, la piccola che si svegliava di notte».
Francesca Barra: “Ho preso un anno sabbatico per stare vicino ai miei figli”
Come ne è uscita, se ne è uscita?
«Ho preso una sorta di anno sabbatico dal lavoro che ha fatto benissimo a tutti e ho trovato un modo nuovo di incontrarci. Immagini quattro figli in stanze diverse: salti da una parte all’altra, stare dietro a tutti è impossibile. Allora, ho creato questa cucina enorme che è il nostro raduno, il “quartier generale”’: qui, mentre i ragazzi studiano, quando la piccola dorme, ho anche scritto il nuovo libro, scrivere è l’unica cosa di lavoro a cui, in quest’anno, non ho rinunciato».
Il libro che esce per Rizzoli, s’intitola «Food Porn – Il rapporto fra i cibi e i cinque sensi» e parla appunto di cibo, con tanto di ricette.
«“Nutrire” è da sempre il primo verbo che mi viene in mente. Se, oggi, mi chiede in sintesi che cosa sono, rispondo: una donna che nutre. Nutro la mia famiglia, nutro una comunità di donne grintose con il mio blog sul cibo, A occhio e quanto basta, nutro i lettori coi libri di cucina e di attualità, con articoli su mafie o migranti…».
Sui social, #foodporn indica le foto dei piatti più attraenti. Per lei, il food porn cos’è?
«Un modo di presentare il cibo e un modo di mangiarlo con piacere. Io ho scoperto l’uomo della vita al ristorante, quando l’ho visto mangiare, e poiché, dopo, in tutte le altre cose, era uguale a come mangiava, l’ho sposato di corsa: io e Claudio siamo accomunati dalla fame di vita e dalla ricerca del piacere in tutto quello che facciamo. E lui mi ha accompagnato nei viaggi di questo libro alla ricerca di sapori e storie di cucina, come quello sulle tracce di Salvador Dalì».
[…] Che lavoro facevano la mamma e la nonna?
«Mamma gestiva ristoranti e aiutava papà, che è commercialista. Nonna viene da una famiglia di orafi. Durante la guerra, il nonno aveva una gioielleria ad Addis Abeba, ma fu fatto prigioniero, lei scappò, nascondendo una croce di brillanti fra i capelli e con quella riuscì ad assicurare un futuro a suo figlio. Sono cresciuta fra storie di donne combattenti nella quotidianità. Sono state il mio modello, anche se con mamma ci scontriamo sui temi di attualità politica».
Francesca Barra: “Addio politica? L’ho lasciata per un motivo”
Lei fu candidata alle Politiche 2018 col Pd.
«E papà è stato deputato di Alleanza Nazionale. Ma a casa mia il dibattito politico si portava avanti rispettando le opinioni altrui. Quando mi sono candidata, papà mi ha detto: sono con te, perché sei la persona giusta. Io sapevo che sarei andata a sfracellarmi, ma ho girato 68 comuni lucani, ho fatto del mio meglio e non vincere è stata dura lo stesso. Quando mio padre mi ha sentito dire a mio figlio “ho fallito”, ha sbattuto i pugni sul tavolo e ha detto: non lo dire mai più, se hai lottato per una motivazione nobile, non hai mai fallito».
L’abbandono alla politica è definitivo?
«In questa politica che divide il mondo in giusto e sbagliato, buoni e cattivi, sono un pesce fuor d’acqua. Io preferirei convincere gli altri delle mie idee senza dire: sei un cretino».
Come è entrato Remon nella sua vita?
«Ero andata a parlare al liceo Ruiz di Augusta. Quando ho chiesto chi aveva dei sogni per il futuro, uno solo ha alzato la mano. Era Remon, arrivato in Italia su un barcone, da solo, a 14 anni, perché da cristiano copto, in Egitto, era perseguitato. Il suo sogno era poter studiare. Dopo aver vagato per comunità di accoglienza, era stato affidato a una coppia di Augusta, Marilena e Carmelo, due persone straordinarie. Ho subito legato con lui e la sua storia è diventata un libro, Il mare racconta le stelle – Storia vera di Remon, il ragazzo venuto dalle onde. Poi, Remon si è laureato e quando è stato preso a Milano per uno stage all’Unicef, è venuto a stare da noi. Io sento spesso la sua mamma biologica e Marilena, ci scambiamo le ricette, la nostra è una rete di maternità nell’accezione più ampia».
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