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Spettacolo

Ligabue: “Mio figlio Lenny perfetto per l’album. Potenti della Terra? Hanno vinto loro, vi spiego perché”

Ligabue: “Mio figlio Lenny perfetto per l’album. Potenti della Terra? Hanno vinto loro, vi spiego perché”. Luciano Ligabue sul figlio Lenny, il nuovo album (il quattordicesimo) è non solo, il cantautore emiliano, 63 anni, parla del suo ultimo lavoro discografico in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

A giudicare dai testi in cui si parla spesso di coppia sembra che la sua idea di «noi» si sia ristretta…
«Non ho pensato alle dimensioni, ma al bisogno di un “noi”. Ho fatto i conti con il peggiore inizio di decennio dei sei che ho vissuto: la pandemia, la guerra nel nostro continente, le catastrofi legate al cambiamento climatico, femminicidi e stupri che sono simbolo di arretratezza culturale, la Gen Z che va dallo psicologo in massa perché sta crescendo senza un’idea di futuro… A questo si somma un quadro sociale di frammentazione e isolamento. Un insieme che fa paura e la paura rende soli. Per questo sento un bisogno del “noi”. Che io vedo nella coppia, allargo alla famiglia, poi a quel sottofondo che ho nella testa che è il mio pubblico e infine a un “noi” idealizzato e sfrangiato di cui fanno parte quelli “fuori moda, fuori tempo, insomma sempre fuori” di cui cantavo al debutto e cui appartengo ancora con coerenza».

[…] Inizio di decennio terribile… All’inizio dei Novanta però ci furono la guerra del Golfo e quella nella ex Jugoslavia, e la discesa in campo di Berlusconi…
«Mi sembra che siamo poco consapevoli dei segni lasciati dalla pandemia… Siamo anche in una fase di apice della tecnologia che però ci specchia brutti, soprattutto nell’utilizzo dei social».

Ligabue: “Mio figlio Lenny perfetto per l’album”

«Un angolo di m…» i cui schizzi arrivano a tutti come canta nella rabbiosa «Musica e parole».
«Quella frase viene dal senso di spaesamento davanti al commentificio generale. Io non vado a leggere i commenti per non dargli potere».

Brutta anche la musica?
«Ci metto anche quella. Sono un ascoltatore disorientato e tutta la scelta che offrono le piattaforme, 100 mila brani nuovi ogni giorno, mi fa essere un ascoltatore peggiore».

Quattordicesimo album in carriera: ha ancora senso nell’era dello streaming?
«Vado dritto per la mia strada anche perché non ho il volante e non riuscirei a far sterzare il sistema. Nel live (debutto il 9 ottobre all’Arena e poi i palasport ndr.) farò tutte le canzoni di “Dedicato a noi”, facendole girare in una scaletta che sarà diversa ogni sera».

[…] Quelli di «Niente piano b», nel cui testo filtrano la guerra, le disuguaglianze, il cambiamento climatico…
«Pensavo all’arroganza del potere finanziario quando l’ho scritta: le 100 persone più ricche al mondo posseggono lo stesso patrimonio degli altri 4 miliardi di persone. Hanno vinto loro. Siamo su un Titanic con l’iceberg di fronte ma il sistema continua a far accumulare alcuni, anche oltre i bisogni degli eredi, e non si preoccupa degli altri».

[…] Suo figlio Lenny aveva già collaborato a un paio di tracce in passato, qui è il batterista ufficiale.
«Non l’ho proposto io, sarei stato in imbarazzo… Il produttore Fabrizio Barbacci ha detto che sarebbe stato perfetto per questo album. Mi ha inorgoglito, ma soprattutto questa collaborazione è sfociata in qualcosa di bello dal punto di vista personale. C’è stato molto tempo per parlare di cosa ci fosse dietro queste canzoni. Lenny non mi aveva mai conosciuto così bene personalmente».

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