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Salute

Resistenza agli antibiotici, scoperto nuovo fattore che aumenta il rischio: è legato al luogo in cui viviamo

Resistenza agli antibiotici, scoperto nuovo fattore che aumenta il rischio: è legato al luogo in cui viviamo. Un team di ricercatori cinesi ha scoperto un nuovo fattore che aumenta il rischio di resistenza agli antibiotici, è legato al luogo in cui viviamo. Dai dati dello studio condotto è infatti emerso che l’inquinamento atmosferico è collegato a un aumento della resistenza agli antibiotici, che rappresenta una minaccia significativa per la salute umana in tutto il mondo.

La correlazione globale si evidenzia tra il PM2.5 nell’aria e l’immunità batterica ai farmaci antibiotici. Sebbene le cause del legame non siano ancora chiare, si ipotizza che i batteri resistenti vengano trasportati dalle particelle di PM2.5 nell’aria. Queste particelle, con un diametro inferiore a 2,5 micrometri e invisibili ad occhio nudo, vengono inalate inavvertitamente. Gli scienziati nel loro studio sottolineano che la resistenza agli antibiotici rappresenta un “grave problema globale”, causando milioni di decessi in tutto il mondo ogni anno.

La Resistenza agli Antibiotici (ABR) si verifica quando i batteri si adattano ed evolvono in risposta ai moderni farmaci antibatterici e alle sostanze chimiche sviluppate per eliminarli, trasformandosi in “superbatteri” estremamente potenti. Per la prima volta, uno studio condotto dai ricercatori dell’Università Zhejiang di Hangzhou evidenzia che le morti premature causate dall’ABR sono in parte influenzate dall’inquinamento da PM2,5. “Questa analisi rappresenta il primo tentativo di descrivere l’associazione a livello globale tra PM2,5 e la resistenza clinica agli antibiotici,” affermano nel loro studio pubblicato sulla rivista Lancet Planetary Health.

Al momento mancano le prove

“Abbiamo dimostrato che le correlazioni tra PM2,5 e resistenza agli antibiotici risultano coerenti in tutto il mondo per la maggior parte dei batteri resistenti agli antibiotici, e tali correlazioni si sono rafforzate nel corso del tempo.” Mark Holmes, professore di genomica microbica presso l’Università di Cambridge e coautore dello studio, ha dichiarato che al momento “non esistono prove di una relazione causale” tra questi due fattori.

In altre parole, il team di ricerca non è certo se l’inquinamento atmosferico stia effettivamente causando la resistenza agli antibiotici, anche se sembra probabile, come suggeriscono i campioni di DNA. Il team ha analizzato i dati sull’uso e la resistenza agli antibiotici dal 2000 al 2018 in 116 paesi, tra cui Regno Unito, Stati Uniti, Cina, India e Australia. Questi dati sono stati confrontati con le informazioni sull’inquinamento da PM2,5 nello stesso periodo e nei medesimi paesi.

Le “correlazioni significative” tra PM2,5 e resistenza agli antibiotici si sono confermate su scala globale per otto delle nove specie di batteri resistenti agli antibiotici esaminate, tra cui E. coli. Secondo i risultati, un aumento del 10% nel PM2,5 era associato a un incremento dell’1,1% nella resistenza agli antibiotici.

È interessante notare che elevati livelli di resistenza agli antibiotici sono stati rilevati in Nord Africa, Medio Oriente e Asia meridionale, mentre Europa e Nord America mostravano bassi livelli di resistenza, probabilmente a causa dell’uso più intensivo di antibiotici in queste regioni. Il team avverte che se non si adottano politiche per contrastare l’inquinamento atmosferico, la resistenza agli antibiotici potrebbe aumentare del 17%, e le morti annuali attribuibili a questa resistenza potrebbero crescere del 56,4% entro il 2050 a livello globale.

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