Gigi Marzullo: “Le mie domande? Vi svelo dove le prendo. Oggi ho un sogno, ma è impossibile…”. Gigi Marzullo e le domande ormai celeberrime che pone ai suoi interlocutori, il giornalista e conduttore irpino, 70 anni, ne parla in una intervista a ‘Tv Sorrisi e Canzoni’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
I [ricordi] più memorabili?
«La laurea in Medicina a più di 40 anni che rese felici i miei genitori. Ma anche il primo stipendio fisso al quotidiano “Il Mattino”. E quando, dopo tanti anni, sono stato assunto e diventato un operaio della Rai».
[…] Di notte il suo saluto è: «Un giorno in più per amare, per sognare, per vivere». Fra i tre verbi cosa preferisce?
«Sognare. Perché amare non è solo gioia, a volte si soffre, anche vivere a volte è sofferenza. Il sogno, anche se è un brutto sogno, non appartiene alla realtà, quindi è meglio sognare».
Cito una sua domanda: «Se potesse augurarsi un sogno quale si augurerebbe?».
«Sogno che un giorno arriva qualcuno e mi dice: “Da oggi in poi non si muore più” e mi becca che sono ancora vivo. Un sogno impossibile».
Ha paura della morte?
«Ho paura della fine di questa vita. Quando qualcuno dice che dopo si va a stare meglio io rispondo: “Mi accontento di quello che ho, voglio stare qua”».
“Il marzulliere”, diventato un libro, è un sunto delle sue domande, a volte un po’ contorte.
«Sono domande normali, si capiscono, chi non risponde gioca a non capire. Alcune sono razionali altre meno, ma hanno sempre un po’ di sostanza».
Le vengono spontanee o si scervella?
«Nascono dalla realtà, sono rubate un po’ a destra e a sinistra, dai film che ho visto, da quello che ho letto, da quello che sento in giro, dal mio cuore e dalla mia mente».
La prima che le girò in testa?
«“La vita è un sogno o i sogni aiutano a vivere meglio?” nel programma “Mezzanotte e dintorni”. Era legata alla notte e ai sogni che tutti facciamo».
Gigi Marzullo: “Le mie domande? Vi svelo dove le prendo”
Quella che ha fatto più spesso?
«“È meglio amare e aver perso o non aver mai amato?”. L’amore è uno dei segmenti che ho incontrato sin da giovanissimo nella mia città di provincia, Avellino».
[…] Nella sua carriera quante persone ha intervistato?
«Sette, ottomila. Nel 2024 “Sottovoce” compirà 30 anni, con una media di 250 ospiti all’anno il calcolo è semplice».
E quanti ne ha messi in difficoltà?
«Nessuno. All’inizio avevo un po’ timore a chiedere della vita privata, allora in tv non si facevano domande del genere, invece a me interessa di più la persona e meno il personaggio. Oggi alcuni mi considerano il loro analista».
[…] Uno che si è scocciato?
«Roman Polanski. Gli chiesi perché portasse l’orecchino, la feci apposta come ultima domanda. Rispose: “Perché quelli come lei me lo chiedono”».
È capitato che qualcuno si sia rifiutato di rispondere?
«Sabina Guzzanti a cui avevo chiesto: “Si faccia una domanda e si dia una risposta”. Restò in silenzio per qualche secondo e poi disse: “Fatto”».
È iscritto all’Ordine dei giornalisti da 40 anni: ci pensa mai a riscuotere la meritata pensione?
«Io non sono molto classificabile, ho sempre e solo pensato a fare il lavoro che mi piace, non penso di smettere ora, voglio continuare fino a quando posso farlo».
La tv è una prigione o aiuta a vivere a meglio?
«La tv a me aiuta proprio a vivere. Io la guardo, la frequento, quando sto in uno studio televisivo mi sento un leone, mi trasformo, divento meno timido, invece di fronte a tante persone mi intimidisco».
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