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Caterina Murino: “Film Livermore qualcosa di mai visto. Cambio fidanzato ogni tre anni? Non più per un motivo”

Caterina Murino: “Film Livermore qualcosa di mai visto. Cambio fidanzato ogni tre anni? Non più per un motivo”. Caterina Murino sul film di Livermore e non solo, l’attrice sarda, 46 anni, si racconta a cuore aperto rivelando anche qualche retroscena in una intervista a ‘Io Donna’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

Caterina Murino, quando ha saputo di essere stata scelta per il ruolo di madrina a Venezia, ha detto: è un grandissimo regalo. Perché?
«È un grandissimo onore e un ritorno a casa. Manco da un po’ dall’Italia, se escludiamo il film di Livermore, che comunque è girato in inglese. Credo in questi anni di aver contribuito a creare – nella mia nicchia – un piccolo ponte tra l’Italia e l’Italia nel mondo. Variety ha scritto che con me il ruolo di madrina a Venezia diventa più internazionale. Ecco, spero di portare le mie conoscenze dei set in tanti Paesi. Ho delle idee da sottoporre ad Alberto Barbera, il direttore artistico della Mostra, per far sì che il ruolo di madrina, non la mia persona, lasci qualcosa di diverso, anche in futuro».

Ci anticipa qualcosa del film di Davide Livermore?
«È tutto una follia, fantastico, qualcosa che non s’era mai visto. Giriamo in un set virtuale, uno spazio immenso dove appaiono immagini che sembrano reali e non lo sono, possiamo entrare dalla Scala a Milano e uscire in gondola a Venezia per finire a New York. È un’opera pop, ci sono soprano e tenori e quattro attori: oltre a me, Fanny Ardant, Rossy de Palma e Vincent Cassel. Io sarò la custode dell’hotel Ades. La macchina produttiva è gigantesca, noi piangiamo, ridiamo, ci amiamo. E soprattutto ci divertiamo, che nel mio mestiere è fondamentale, visto che non facciamo operazioni a cuore aperto».

Caterina Murino: “Film Livermore qualcosa di mai visto”

Con quale criterio sceglie i film da interpretare?
«Dal copione. Un grande regista può fare un film mediocre e un esordiente un film meraviglioso. Io voglio leggere tutto, non mi bastano le sinossi. Con Livermore avevo già lavorato per la Prima della Scala nel 2020, durante il Covid, nell’indimenticabile spettacolo A riveder le stelle dove leggevo tre monologhi. Qua si riprende un po’ l’idea degli attori in un’opera. Quello che sto vivendo è unico, nella sua stranezza».

Lei è sarda e italiana, ma vive da vent’anni a Parigi. Voleva andar via dal suo Paese?
«No. Mi hanno chiamato per un film nel 2004, L’enquête corse (Il bandito corso), con Jean Reno e Christian Clavier. Non sapevo il francese, l’ho imparato in quattro mesi. Durante le riprese mi hanno chiamato per un secondo film. E quando ho iniziato a girare il terzo è uscito il primo, che in Francia è stato un enorme successo: ancora oggi quando va in tv raggiunge 8-10 milioni di spettatori».

Una cosa tira l’altra?
«Esatto, è capitato. Se avessi dovuto scegliere, avrei scelto Londra, perché parlavo meglio l’inglese. Londra è arrivata poi, con Casino Royale. Ho iniziato a lavorare più in Francia e sono rimasta».

Caterina Murino: “Cambio fidanzato ogni tre anni? Non più per un motivo”

[…] Cambia ancora fidanzato ogni tre anni?
«Non più. Con Edouard siamo al sesto. Peccato solo che non riesca a parlare italiano, proprio non gli entra in testa. Secondo me capisce tutto ma fa finta di no».

[…] A che cosa si dedica Caterina Murino nel tempo libero? Cani randagi
«Eduard mi ha fatto prendere due gattini, Illitia e suo figlio Hercule. Da allora mi sono avvicinata al mondo degli animali, che era lontanissimo da me. Se ho del tempo libero mi occupo del trasporto degli animali da un rifugio alla loro nuova casa, quando vengono adottati. In Francia c’è un’associazione, Gli angeli dei binari, che collabora con le ferrovie. È tutto organizzato benissimo. Vado a prendere un cane randagio in un rifugio, e via treno lo porto alla nuova destinazione. Metto un tappetino per terra, una ciotola per l’acqua e siamo a posto. Il cane si accuccia buono buono accanto a me, non ho mai avuto problemi».

[…] È sempre andata d’accordo con la sua bellezza?
«Da piccola ero cicciottella, sembravo l’ippopotamino di Disney col tutù, perché facevo danza. A scuola ero vittima di bullismo, che certo non era quello di oggi. Ma quella bambina che veniva presa in giro mi è rimasta dentro. Poi sono cambiata, con i pro e i contro. Ho avuto il ruolo da Bond girl perché non sono Genoveffa. Ma ho perso dei ruoli perché mi consideravano troppo bella. Non l’ho mai davvero utilizzata, ho sempre cercato di andare oltre. Per questo a Venezia non vorrei fermarmi a fare la figurina sul tappeto rosso».

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