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Pierluigi Diaco: “Droga? Parliamo di molti anni fa. Il vero percorso è stato un altro. E su L’isola dei Famosi…”

Pierluigi Diaco: “Droga? Parliamo di molti anni fa. Il vero percorso è stato un altro. E su L’isola dei Famosi…”. Pierluigi Diaco sulla droga e non solo, il conduttore radiofonico e televisivo, 46 anni, si racconta ripercorrendo alcune fasi della sua vita in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

Non la feriscono le critiche?
«Francamente no. Ho cominciato a lavorare a 15 anni, ne ho compiuti 46 il mese scorso, ho festeggiato 30 anni di radio. Non ho mai risposto a una critica pubblicamente: chi fa il mio mestiere deve avere il buon gusto di accettare quello che viene scritto e anche di farsi una risata sopra».

[…] Qual è il suo primo ricordo?
«Da bambino costruivo gabbie: volevo fare il veterinario. Catturavo uccelli, rettili, e li studiavo. Il primo choc fu assistere al parto di un criceto. Nessuno mi aveva spiegato che bisognava allontanare il maschio: avrebbe mangiato i figli».

Perse suo padre a 5 anni. Morì davanti a lei.
«Fu un infarto, il terzo. La rete affettiva che mi ha sorretto è stata tutta al femminile: mia madre, le mie tre sorelle più grandi. Sono cresciuto circondato da grande premura, attenzione, rigore, disciplina. E rispetto delle regole, da come si sta a tavola a come rapportarsi alle persone più grandi, solo con il lei. Quando cominciò l’età della ribellione, la vissi con senso di colpa».

Sua mamma è mai stata critica per il lavoro?
«Agli inizi non apprezzava certe spigolature, le polemiche, il fatto di assolvere al compito che i media mi avevano dato, sceneggiato, che poco somigliava a ciò che ero veramente».

Pierluigi Diaco: “Droga? Parliamo di molti anni fa”

[…] Però le capita ancora di essere poco gentile. Come quando a «BellaMa’» obbligò un’ospite a chiedere scusa per aver detto «che palle».
«È uno di quei casi esplosi attraverso i social. Ma la percezione del pubblico non ha nulla a che fare con quella autoreferenziale dei social, una piccola fiera della vanità dove si amplifica l’odio e si sollevano polemiche per fare traffico».

[…] Ormai avrà fatto pratica con l’invidia: ha condotto il «Tg dei ragazzi» su Telemontecarlo che non aveva nemmeno 18 anni. Un marziano.
«Quello che ho fatto non è stato facile, però ho avuto determinazione, costanza, passione, ma soprattutto la dimensione operaia del lavoro. Non mi è mai stata fatta una critica sostanziale, ma sempre pregiudiziale. È curioso».

La cosa più bella professionalmente?
«Io e te è nato grazie all’amore con Alessio. Senza, non sarei riuscito a entrare nelle case degli italiani in modo così sereno».

Non ha figli, ma ha anche lei una «famiglia queer»: si prende cura dei figli dei suoi amici.
«A me piace molto stare con i bambini, ma quella è una definizione in cui non mi riconosco. La dimensione genitoriale può essere vissuta in tanti modi. Io naturalmente non posso diventare genitore, ma amo i bambini, passo molto tempo con loro, mi chiamano alla radio».

[…] Se la legge lo consentisse, le piacerebbe adottare un figlio con il suo partner?
«Ne abbiamo parlato, se ci fosse una legge lo faremmo. Ma non basta una legge, ci vuole un processo culturale condiviso».

Che effetto le fa vedere una carissima amica diventare presidente del Consiglio?
«A Giorgia mi lega un sentimento di profonda amicizia e affetto e come tutti i rapporti profondi non intendo parlarne pubblicamente».

Pierluigi Diaco: “Curzi e Costanzo mi hanno insegnato tutto”.

Parliamo allora dei suoi padri professionali.
«In questa casa ci sono soltanto due foto, oltre a quelle mie con Alessio. Una è con Sandro Curzi e l’altra con Maurizio Costanzo».

[…] Ha raccontato di aver fatto uso di droghe.
«Parliamo di preistoria. Il vero percorso è stato affrontare la depressione, per la quale ho lasciato SkyTG24. Emilio Carelli e Tom Mockridge non capivano la mia scelta. Ma avevo un grande senso di vuoto, non volevo più vivere».

Non si era spiegato con loro?
«A Carelli lo dissi anni dopo. Il giorno delle dimissioni da SkyTg24 andai da un neurologo che mi indirizzò a un analista. La cura farmacologica durò meno di un anno. La ginnastica intellettuale, chiamiamola così, di più: ho fatto analisi individuale, collettiva e ipnosi».

Come si fa analisi di gruppo?
«Il lavoro su di me è stato nel governare l’ego. Per due anni ho partecipato restando zitto, nonostante volessi parlare. L’analista voleva farmi capire che era più importante la mia persona del personaggio che mi ero costruito».

Perché diavolo ha fatto «L’isola dei Famosi»?
«Per studiare come si costruisce un reality show. Era un’occasione troppo ghiotta per capire le dinamiche autoriali e produttive».

Uno come lei potrebbe condurre il Festival di Sanremo?
«Sarebbe un sogno».

A chi si sente più grato?
«Negli anni della depressione, a Fabio Concato: la sua voce mi ha aiutato moltissimo. Poi a mia madre, per la scala valoriale. Ma la gratitudine più grande va ad Alessio, che mi ha fatto scoprire davvero cos’è l’amore».

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