Michele Zarrillo: “Fiorello? Ora ai concerti mi fanno sempre una richiesta. Cinque giorni la storia più triste che abbia cantato”. Michele Zarrillo su Fiorello, la sigla di Viva Rai2 e non solo, il cantautore romano, 66 anni, si racconta parlando a tutto tondo in una intervista a ‘Tv Sorrisi e Canzoni’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
Partiamo dall’inizio, Michele. Com’è possibile che a metà degli Anni 70 un ragazzo lasci un gruppo di “prog rock” per darsi alla canzone romantica più tradizionale?
«Ogni tanto ci penso anch’io. È stata una cosa molto ingenua: per trovare uno spazio, qualche volta si passa da un estremo all’altro. Però l’ho fatto in buona fede, e comunque sono poi maturato: nei miei album c’è una visione ben più ampia della vita e della musica. “Cinque giorni”, per dire, è la storia più triste che io abbia cantato, ma è l’emblema della mia carriera».
Ed è anche Disco d’oro…
«Già mi ero stupito lo scorso anno, quando mi hanno dato un Disco d’oro per “L’amore vuole amore”, una raccolta del 1997 che aveva venduto tantissimo. Adesso mi ritrovo premiato insieme a Blanco, Tananai, Fedez, Marco Mengoni, artisti che hanno 20, 30 anni… Una bella soddisfazione! Per altro in questo periodo sto scrivendo canzoni con Fiat 131, un giovane cantautore, e mi ci trovo molto bene».
Qual è il suo primo ricordo musicale?
«Attorno ai 10 anni, nel baretto dove andava mio padre. Lui mi dà 100 lire e io metto su tre canzoni nel juke-box: Wilson Pickett, Stevie Wonder, il primo Lucio Battisti. Mi vanto di averli scelti, mentre i “grandi” si stupiscono: “Ma cos’è questa roba?”. Poi c’erano i festivalini negli oratori: vincevo sempre! Ho ancora una coppa che vinsi a 7, 8 anni».
Torniamo a “Cinque giorni”. Com’è nato il duetto con Will?
«Non lo conoscevo, sapevo che andava al Festival, e un invito in direzione Ariston è sempre invogliante, in particolare con i bei Sanremo che fa Amadeus. Insomma, mi dicono che Will sogna di cantare “Cinque giorni” con me, perché credo che suo papà o sua mamma gli avessero “rovinato la vita” ascoltandola continuamente, quindi per lui era come far loro un regalo. Poi vedo che i suoi pezzi fanno centinaia di migliaia di ascolti, sento la sua versione della canzone e capisco che la canta pure bene: dico di sì. E conosco un ragazzo umile, carino, adorabile».
Michele Zarrillo: “Fiorello? Ora ai concerti mi fanno sempre una richiesta”
Quando canta “Cinque giorni” sente il magone?
«Il magone me lo dà la musica, perché per me è la musica che entra nella gente. Le parole sono fondamentali, ma aiutano a esprimere il concetto che sta nelle note. Siamo cresciuti ascoltando americani e inglesi, da Michael Jackson ai Pink Floyd, senza capire un’acca di quel che dicevano».
[…] Lei ha scritto poco per altri interpreti. Però due capolavori hanno la sua musica: “Sesso o esse” per Renato Zero e “Ricetta di donna” per Ornella Vanoni. Com’è andata?
«“Sesso o esse” è nata una notte in un ristorantino romano di un parente di Renato Zero, dove andavamo a fare un po’ i fricchettoni. Avevamo abbassato la serranda e stavamo lì a bere e chiacchierare. Prendo una chitarra e comincio a suonare; Renato si alza dal suo tavolo e mi fa: “Zarri’, me la rifai ’sta cosa?”; dietro il foglietto del conto aveva già scritto mezzo testo! “Ricetta di donna” nasce da quel “ah ah ah” che tutti si ricordano: lo canticchiavo per prendere in giro mia madre mentre stava stirando e lei non lo sopportava proprio. Invece io ho sentito che questo scherzetto musicale era forte, così lo proposi a Totò Savio: lo trovò fortissimo anche lui, lo sviluppò e diventò la canzone. Forse ho scritto poco per altri, non so, ma è andata così».
Beh, quest’anno ha scritto anche la sigla più amata, se si può dire, di “Viva Rai2!” per Fiorello.
«Siamo amici da tantissimi anni e questa trasmissione è stata pazzesca. Gli ho fatto i complimenti e ho voluto mandargli una sigla. L’ha sentita non finita e mi ha detto: “Ma butti via una canzone così per un jingle!?”. Macché buttata via: già me la chiedono ai concerti!».
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