Schizofrenica torna in sé dopo 21 anni di follia e riconosce la famiglia: scoperta la causa. Una donna intrappolata nella propria mente per due decenni si è svegliata ed è di nuovo in grado di stare con la sua famiglia grazie a un nuovo trattamento rivoluzionario. April Burrell aveva solo 21 anni nel 1995 quando ha subito un evento traumatico mentre studiava contabilità all’università nel Maryland, negli Stati Uniti, che l’ha lasciata soffrire di continue allucinazioni visive e uditive.
Alla giovane venne diagnosticata una grave forma di schizofrenia, una devastante malattia mentale che altera drammaticamente il senso della realtà di chi ne soffre. April ha trascorso i successivi 20 anni intrappolata in uno stato cationico, incapace di riconoscere la sua famiglia e rinchiusa in un ospedale psichiatrico di New York. Finché un giorno si è svegliata grazie a un team di medici che l’hanno curata per il lupus, un disturbo che hanno scoperto stava facendo attaccare il suo sistema immunitario.
A raccontare la vicenda, ripresa da diversi media internazionali, è la professoressa Sander Markx, direttrice della psichiatria di precisione alla Columbia University, medico del team che ha curato la donna. In una bizzarra coincidenza, ha raccontato al Washington Post come aveva incontrato April quando era solo uno studente di medicina, e il ricordo di lei è rimasto con lui. “Lei fissava e restava lì. Non faceva la doccia, non usciva, non rideva. E il personale infermieristico ha dovuto manovrarla fisicamente”, ha detto.
Schizofrenica torna in sé dopo 21 anni di follia
Quasi due decenni dopo, il professor Markx ha incontrato di nuovo April, dopo che uno dei suoi studenti è andato nello stesso ospedale psichiatrico e ha visto la stessa donna. Scioccata dal fatto che non ci fossero stati miglioramenti in 20 anni, la professoressa Markx ha parlato con la sua famiglia e ha riunito un team di esperti per eseguire un’analisi completa delle sue condizioni.
Hanno trovato tracce di lupus nelle sue analisi del sangue. La causa non è del tutto chiara, ma si pensa che un’infezione virale, alcuni farmaci, la luce solare, la pubertà e la menopausa siano tutte possibili cause. Non è noto se la precedente esperienza traumatica di April abbia scatenato il lupus o se lo sviluppo della malattia sia stato una coincidenza.
Le scansioni cerebrali hanno dimostrato che il sistema immunitario di April stava attaccando i suoi lobi temporali, che sono vitali per l’elaborazione di informazioni, emozioni e linguaggio. Il caso di April era insolito poiché normalmente il lupus attacca aree come la pelle, le articolazioni, i reni e il cuore, non il cervello. E nel suo caso, stava solo attaccando il cervello, il che significa che non c’erano altri sintomi più evidenti che aveva la condizione.
La causa legata al lupus
Ma ora che era stato trovato, la malattia poteva essere curata. Il processo è stato lungo e faticoso. April aveva bisogno di sottoporsi a un trattamento immunoterapico utilizzando potenti farmaci per ristabilire il suo sistema immunitario. Questo trattamento finirebbe per richiedere un anno, a causa della necessità di prendersi una pausa di un mese tra i cicli di farmaci per consentire al sistema immunitario di riprendersi.
I test hanno mostrato risultati promettenti. Prima del trattamento, i disegni di April erano simili a quelli di un paziente affetto da demenza: scarabocchi senza senso. Ma lentamente, nei mesi successivi, ha iniziato a disegnare la metà del quadrante di un orologio, poi quasi perfetto. Quindi, dopo un anno di cure, April si è svegliata nel 2020 e ha potuto incontrare di nuovo la sua famiglia nel 2021 dopo che le restrizioni alle visite di Covid sono state revocate.
La guarigione di April potrebbe anche dare speranza a centinaia di altri pazienti intrappolati in uno stato mentale simile a causa di una condizione curabile. Sebbene gli esperti sospettino che la porzione di pazienti il cui stato catatonico è causato da una condizione autoimmune come il lupus sia piccola, il professor Markx ha detto che dovrebbe essere presa in considerazione.
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