Adriano Pappalardo: “Io bandito dalla Rai per colpa di Mara Venier. Ricominciamo? Non mi voleva più nessuno prima”. Adriano Pappalardo bandito dalla Rai per colpa di Mara Venier e Antonio Zequila, il cantante pugliese, 78 anni, si racconta e rivela il retroscena in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
«Provino alla Numero Uno in Galleria del Corso a Milano. Tre stanze più ingresso. Mi accoglie Claudio Fabi, papà di Niccolò. “Lucio non lo chiamo sennò si arrabbia”. Si mette al pianoforte. “Cantami Yesterday alla tua maniera”. Attacco. A metà brano la porta si spalanca e sbuca un capoccione di ricci con il foulard alla gola. Battisti. Quasi mi viene una paralisi. Mi guarda. “E questo chi è?”. “Un mio artista, lo porto alla Durium”, risponde Fabi. Lucio caccia un urlo per chiamare Mogol: “Giulio! Giulioooo! Viè qua”. E a me: “Come te chiami? Pappachè? Pappachì? A’ Clà, e tu me lo vuoi fregare? No, sto Pappafico me lo piglio io”».
Al secondo diede una testata al muro.
«Avevamo improvvisato una jam session, io, lui, Mario Lavezzi e Alberto Radius. Tirammo per un’ora e mezza. Preso dalla foga, mi dimenavo. E diedi una craniata allo spigolo, mi colava il sangue sulla fronte però continuavo a cantare. Lucio si preoccupò. “Oh, che ti sei fatto male?”».
[…] E questo suo vocione, quando le è comparso?
«Boh, verso i 14 anni, mica a cinque. Quando dissi a mio padre Giuseppe, elettricista, che volevo cantare, rispose: “Mi prenderà in giro tutto il paese”. Facevo il liceo classico con la media del sei, a parte 4 in condotta e 8 in greco. Al terzo anno smisi di andarci. Uscivo alle 8 e mi nascondevo da zio Franco che suonava il bombardino nella banda, mi rimettevo a dormire fino a mezzogiorno, facevo colazione e tornavo a casa all’una e mezza. Quando portai la pagella con “Non classificato”, papà mi tirò una scarpa».
Adriano Pappalardo: “Io bandito dalla Rai per colpa di Mara Venier e Zequila”
Nel 1972 fece furore al Festivalbar con “È ancora giorno” di Mogol-Battisti.
«In sala di incisione cantavo a occhi chiusi, concentrato. A un tratto sentii una voce in tre tonalità più alte. Mi voltai, era Lucio. Poi però voleva cancellarla. “Non solo ti regalo il pezzo ma pure il coretto? Ma vaff… va”. Alla fine la lasciò. E si piazzò seconda in una hit parade piena di brani di Battisti, dietro a I giardini di marzo. E Lucio: “A’ Pappafì, mica vorrai arrivare primo eh?”».
Diventaste inseparabili.
«Abitava a cento metri da me. Andavamo a fare surf a Bracciano, lui era bravo, ma restava sempre vicino alla riva. Un giorno gli proposi di arrivare ad Anguillara. “Sei matto?” Aveva paura che cadessi e affogassi. Ce l’abbiamo fatta. E non l’ho mai visto così felice».
[…] Non c’è Adriano senza “Ricominciamo”.
«Era il 1979, venivo da quattro anni di insuccessi, non mi voleva più nessuno. C’era questa musica. Luigi Albertelli mi chiese: “Cosa vorresti dire?”. “Vorrei aprire una finestra e mandare tutti affan…o”».
[…] Ex suocero di Selvaggia Lucarelli. Come va tra voi?
«Quando mio figlio mi annunciò che si sposava, gli ho detto: “Io non metto il dito”. I primi due anni tutto bene, poi c’è stato qualche scontro, ma ora le voglio un gran bene, è la madre di mio nipote Leon, guai a chi me la tocca”».
[…] In tv va poco e niente.
«Non mi piace più, ci sono solo reality e altre putt…e».
Pure lei però andò all’”Isola dei Famosi”. E fu bandito dalla Rai dopo un litigio trash con Antonio Zequila a “Domenica In”.
«Fu colpa sua, urlò che voleva tagliarmi la gola. E di Mara Venier, che lo lasciò fare per il 25 per cento di share. Io ho avuto il meglio, con Baudo e la Carrà. Faccio solo quello che mi va. Ma ai miei concerti è pieno di ragazzini».
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