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Carolina Crescentini: “Marito più giovane? Non mi era mai successo, oggi ci scherzo. Domanda sui figli fastidiosi. La mia strategia anti #MeToo”

Carolina Crescentini: “Marito più giovane? Non mi era mai successo, oggi ci scherzo. Domanda sui figli fastidiosi. La mia strategia anti #MeToo”. Carolina Crescentini, il marito più giovane e non solo l’attrice e modella romana, 43 anni, si racconta parlando a cuore aperto in una intervista a ‘Io Donna’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

[…] com’era da bambina?
“Vivace e curiosa: socializzavo con chiunque. I miei genitori, entrambi commercialisti, iscrivevano me e mia sorella maggiore a tutte le attività pomeridiane possibili e immaginabili, ed è stato un bene: la mia vivacità non è mai stata stroncata, anzi”.

Che rapporto aveva con sua sorella?
“Abbiamo nove anni di differenza, e chissà cosa sarà successo nella sua vita da un punto di vista emotivo quando sono arrivata io: sono tanti nove anni in cui sei l’unica figlia, poi arriva questa piccoletta combinaguai che ti scompiglia i piani. Ciò nonostante mia sorella mi ha portato dietro dappertutto. A 18 anni cantava in una band e io ero sempre in sala prove: penso che la mia passione per la musica rock venga da là. E aveva amici stravaganti, con i capelli lunghi: mio marito (il cantautore Francesco Motta, ndr) è capellone e musicista, dunque tutto torna”.

Carolina Crescentini: “Marito più giovane? Non mi era mai successo, oggi ci scherzo”

[…] Le è sempre piaciuto leggere?
“Sempre, fin da bambina. Al liceo ho immotivatamente scelto lo Scientifico, e in matematica, chimica e fisica ero un disastro, mentre ero brava nelle materie umanistiche, infatti mi sono iscritta a Lettere, avevo la media del 29: amavo quello che studiavo. Il mio indirizzo era Storia e Critica del cinema e un mio docente, Ferruccio Marotti, si era inventato che – per avere i crediti necessari a superare certi esami – dovevi partecipare a una serie di corsi di recitazione, scrittura, montaggio, regia. Grazie a quei corsi ho conosciuto Cathy Marchand, esponente del Living Theatre, che mi ha detto di continuare a studiare teatro”.

Ed è entrata al Centro Sperimentale di Cinematografia.
“Ho pensato: provo, convinta che non sarei stata presa, e invece ce l’ho fatta. Lì mi sono sentita subito nel posto giusto, contaminata – vede che la parola si ripete? – da vari settori: recitazione, regia, sceneggiatura, montaggio, suono, costumi. Si è creato un gruppo di amici che frequento ancora, avevamo tutti vent’anni e lo stesso obiettivo: raccontare storie, sentendoci tasselli di una grande squadra”.

Carolina Crescentini: “La mia strategia anti #MeToo”

Poi sono arrivati i ruoli al cinema con registi come Montaldo, Őzpetek, i fratelli Taviani o Muccino. E quest’anno l’en plein con tre serie di successo – Boris 4, Mare fuori e Tutto chiede salvezza – con conseguente ondata di popolarità.
“È vero, oggi vengo riconosciuta più spesso, e ogni spettatore sceglie a quale personaggio affezionarsi: per alcuni la direttrice del carcere di Mare fuori, per altri la “cagna maledetta” di Boris, per altri ancora la sposa di Mine vaganti. E a me questo piace”.

[…] Quali ruoli preferisce?
“Mi piacciono le donne forti e fragili allo stesso tempo, le sfide fisiche, e la possibilità di imparare qualcosa di nuovo. E mi piace che un film mi travolga, che mi lasci i segni addosso. Per prepararmi spio gli altri in treno, in taxi, in aereo, e prendo appunti ascoltando le cose che dicono. Una volta in treno ho osservato due ragazzi sui vent’anni, lei cittadina del mondo, lui passerotto di provincia, prendendo nota di tutto quello che facevano e dicevano, perché era evidente che stesse nascendo un amore tra due persone completamente diverse”.

Anche lei e suo marito sembrate molto diversi: Carolina solare e colorata, Francesco un personaggio alla Tim Burton…
(ride) “Verissimo, siamo opposti, ma in certe cose siamo molto simili. Innanzitutto Francesco viene da una famiglia che ha gli stessi valori della mia, ed è qualcosa che a un certo punto della vita cerchi. Poi è un buono, nonostante l’aspetto dark, emotivo e sognatore come lo sono io. Con lui mi diverto veramente, durante i viaggi ci succedono un sacco di cose belle perché Francesco è aperto all’imprevisto, esattamente come me”.

La differenza di età (Motta ha sei anni meno di Crescentini) non sembra un problema.
“Zero: non mi era mai successo di uscire con uno più piccolo di me, e per scherzo ho iniziato a provocarlo. Andavamo al Gianicolo e gli dicevo: «Qui ci venivo sempre con il walkman, sai che cos’è?». E lui: «Guarda che ce l’ho anch’io il walkman». Abbiamo gli stessi riferimenti culturali. Però lo prendo in giro perché lui a ogni compleanno sembra più giovane”.

Carolina Crescentini: “Domanda sui figli fastidiosi”

So che odia la domanda sui figli e dunque le chiedo: perché gliela fanno tutti?
(sospira) “Penso sia un incasellamento sociale ritenuto necessario per sapere dove vuoi andare, o per cercare una polemica a ogni costo. A volte è imbarazzante, altre semplicemente maleducato. Ogni tanto qualcuno prova a etichettarmi, ma io cerco con il lavoro e la personalità di destabilizzare, per essere libera di cambiare strada ogni volta che ne sento la necessità”.

C’è un’attrice cui si ispira?
“Monica Vitti, proprio perché fuori dalle etichette: una donna che si prendeva il coraggio di essere pensante e parlante. Ha saputo passare da Antonioni ad Alberto Sordi con credibilità e competenza, e non è mai stata, cosa infrequente in Italia, la spalla dell’uomo. Era anche generosa: ha insegnato, quindi ha saputo restituire. Anche io l’anno scorso ho insegnato, cercando di dare tutto quello che avevo, ma anche gli studenti hanno dato tutto a me. Emozionante”.

[…] I social hanno un ruolo in questo?
“Hanno anche tanti aspetti positivi, ma propongono modelli di riferimento forzatamente perfetti che creano squilibri. Ho conosciuto ragazze che a vent’anni sono piene di filler, e dico loro che non è possibile, anche se poi sembro la zia. Spesso poi i social vengono utilizzati per ampliare il bullismo, che è sempre esistito, ma oggi la persona bullizzata può essere data in pasto a un pubblico più ampio. Ha fatto tanti anni di analisi. E ho anche ripreso! È uno splendido regalo da farsi, insegna ad avere consapevolezza, a prestare attenzione alle concatenazioni fra le proprie scelte, e a valutare le loro conseguenze”.

[…] Le è capitato un episodio da #MeToo?
“Non mi sono mai trovata in situazioni veramente complicate, forse perché quando noto una situazione ambigua per come sono fatta mi sottraggo, e quindi in quella stanza, in quell’ascensore, in quella dinamica non ci entro. La mia strategia è fare moonwalking a ritroso e allontanarmi (ride)”.

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