Natasha Stefanenko: “Mio marito scommise di portarmi a letto in 48 ore. La svolta grazie a uno scaldabagno”. Natasha Stefanenko sul marito, la svolta grazie a uno scaldabagno, e non solo, l’attrice e conduttrice russa, 52 anni, si racconta in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
Cosa è S-45?
«Una città segreta che non esisteva sulla mappa geografica. Con la testa di oggi è una cosa inquietante a pensarci: era circondata da mura e filo spinato, allarmi ovunque, pattugliata da militari armati, ogni 100 metri c’era un cane lupo legato a un filo d’acciaio che correva a destra e sinistra. Si produceva uranio arricchito per le testate nucleari e mio padre lavorava lì. Città così ce n’erano una quarantina in tutta l’Urss, erano state volute da Stalin dopo la Seconda guerra mondiale. Città fantasma e segrete. S-45 fu costruita nel 1947, grazie ai detenuti dei gulag, che poi non potevano certo tornare a raccontarlo…».
[…] Si capiva già che avrebbe fatto la modella?
«Per niente. Mi chiamavano antennona, prolunga, giraffona, mi facevano sentire brutta e in effetti fino ai 17 anni sono stata proprio bruttarella, non solo per l’altezza. Ero praticamente albina, secca secca, la gambe due stecchini, molto complessata, non sopportavo lo specchio. Ero una bambina insicura, mi vergognavo di me stessa, non capivo come qualcuno avrebbe potuto volermi bene. Mi dicevo: va beh, fa niente, affronterò il mondo con l’intelligenza e lo studio».
Natasha Stefanenko: “Mio marito scommise di portarmi a letto in 48 ore”
[…] La prima svolta è grazie alla vittoria nel concorso «The Look of the Year»…
«A Mosca era arrivato il primo McDonald’s, c’erano file chilometriche. Che poi a pensarci: gente che aspettava giorno e notte per mangiare una schifezza… Un giorno ci andai anche io, tre ore di coda e dietro di me un truccatore gay — una cosa incredibile da noi — che si proponeva di truccarmi e farmi andare al concorso. Per me era una proposta sminuente. Se mi dicevano che potevo fare la modella era come se mi avessero detto che potevo fare la prostituta, pensavamo che le ragazze che vendevano il corpo anche solo per una pubblicità erano sceme. Ma la fila era lunga, lui era simpatico e ha avuto tre ore per convincermi ad andare al concorso il giorno dopo. Così mi sono fregata da sola, ma è stato un trampolino».
[…] Quindi arriva l’incontro con il regista Beppe Recchia.
«Un’altra storia pazzesca. Ero in un ristorante con un amico italiano e si avvicina Beppe che non era proprio Alain Delon con tutto il rispetto: lui ha una certa età e mi fa capire che vorrebbe lavorare con me, ma pensavo ci volesse provare. A quell’epoca le modelle russe erano solo prostitute, quindi tutti pensavano fossi disponibile. Io mi comportavo di conseguenza. Ero rigidissima, di ghiaccio, tutti credevano che me la tirassi, gli uomini li fulminavo con lo sguardo».
Alla fine capisce però che è un vero provino per Mediaset, «La grande sfida», condotto da Gerry Scotti e Ramona Dell’Abate…
«A me non interessava, io volevo fare la modella, girare il mondo e poi tornare a fare il mio mestiere. Mi offrirono una cifra che non ricordo e io chiesi il doppio per farmi dire di no. Ma invece accettarono. Facevo la valletta muta, dovevo solo dire “da”, sì in russo. Io mi sentivo a disagio, volevo morire, per fortuna mia mamma e mio papà non mi vedevano. Gerry Scotti è stato meraviglioso, sempre super rispettoso, eccezionale, ma quando è finita mi sono detta: mai più».
Natasha Stefanenko: “La svolta grazie a uno scaldabagno”
La popolarità come arriva?
«Ho fatto spot per abiti, per profumi, per rossetti, per il Martini, ma la popolarità mi è arrivata grazie a uno scaldabagno. Il claim delle caldaie Riello era: non geli, non scotti più mano. Lì hanno iniziato a riconoscermi per strada».
[…] Tra i suoi partner professionali c’è stato anche Bertolino.
«Enrico è un fratello, è buffo, facciamo le vacanze insieme; grazie a lui, a sua moglie e alla sua associazione ho conosciuto il Brasile. È uno che ti tira sempre su di morale».
[…] È sposata da quasi 30 anni con Luca Sabbioni, un passato da modello, oggi imprenditore nel settore delle calzature. Eppure non iniziò benissimo.
«Fece una scommessa. Mi avrebbe portato a letto nel giro di 48 ore. Anche lui aveva il pregiudizio: russa ma seria non era possibile. Perse la scommessa ma fu bravo a confessarmelo prima che poi tra noi succedesse davvero qualcosa. Mi rivelò che aveva scommesso una pizza, ma poi quando mi aveva visto in costume aveva aggiunto lo spumante. Orgogliosa come sono, se avesse vinto la scommessa e l’avessi scoperto, l’avrei salutato».
Entrambi modelli, entrambi laureati.
«In effetti una rarità. Luca mi ha colpito perché nelle pause delle sfilate lo vedevo con il Codice Civile in mano. In fondo anche io avevo il pregiudizio sui modelli».
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