Selvaggia Lucarelli: “Fidanzato più giovane? Avevo un pregiudizio, lo ammetto”. Lui: “Mi ha colpito un suo adpetto”. Selvaggia Lucarelli e il fidanzato Lorenzo Biagiarelli si raccontano ripercorrendo le tappe più significative della loro relazione che dura da quasi 8 anni, in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
Come sono stati i vostri inizi?
B: «Facevo il cantante e degli amici comuni avevano chiesto a Selvaggia di pubblicare il mio videoclip. Lei per farlo aveva aggiunto una battuta, del tipo: qualcuno ha il numero del cantante? Solo che non l’avevo presa come una battuta e glie l’ho fatto avere. Ma lei non ha mai chiamato».
L: «Tempo dopo, sotto il post di una olgettina che mi attaccava, dicendo, tra le altre cose: “Ti ruberò ogni fidanzato”, leggo Lorenzo che scrive: “Tranquilla Selvaggia, non mi avrà mai”. Così abbiamo iniziato a sentirci, ma ero in un periodo di totale scoramento in cui credevo che la persona giusta per me non esistesse proprio».
E invece?
B: «Eh, i primi tempi non sono stati facili, lei dopo poco non voleva più uscire con me».
L: «Perché uscire con una persona che ha 15 anni meno di me mi sembrava una grandissima perdita di tempo».
Perfino una donna emancipata come lei era caduta nel pregiudizio?
L: «C’è da dire che io avevo 40 anni e lui 25, quindi veramente pochi. Però sì, evidentemente ero intrisa di stereotipi. Avevo sempre visto in queste donne che si accompagnavano con uomini più giovani il tentativo disperato di congelare la propria giovinezza, ma è una grande falsità: stare con un uomo più giovane ti fa sentire più vecchia. E ti fa fare sempre i conti: quando lui avrà 70 anni io ne avrò 85… insomma, senti che il tempo è un tema. Inoltre ci si deve sedere spesso al tavolo delle trattative»
Ad esempio?
L: «Quando l’ho conosciuto avrei voluto un altro figlio, ma per lui non era il momento».
[…] Ha raccontato nel suo libro «Crepacuore», di essere stata in una relazione tossica.
L: «Per fortuna erano passati quattro anni quando poi ho incontrato Lorenzo, l’avevo smaltita. Ma mi colpiva di lui che fosse una persona che non aveva paura di investire sulla nostra relazione, di spendersi. Se non funzionava qualcosa tra noi, mi diceva: non esiste che ci lasciamo. Ma lo faceva con una risolutezza che mi stupiva, forse anche perché io invece venivo spesso frenata dal mio orgoglio nelle relazioni. Lui è stato da subito molto spontaneo e lo ammiro per questo. Mi ha aiutata a liberarmi, lasciarmi andare… comunque stiamo tirando fuori cose che non abbiamo mai detto, sembra l’inizio dei Ferragnez…».
Selvaggia Lucarelli: “Fidanzato più giovane? Avevo un pregiudizio, lo ammetto”
[…] Non capita mai, Selvaggia, che pensi: no, in questa polemica non mi ci butto?
L: «Non si direbbe, ma capita tante volte. Mi freno. Intanto perché non penso sia un bene dire proprio tutto quello che si pensa e poi perché anche per me esistono dei compromessi, degli affetti: se non mi piace il film di una persona di cui sono amica, evito di parlarne, per dire. Non sono una che sbatte sempre la tovaglia e butta tutto per terra. Ma quello che non faccio è chiedermi che conseguenze lavorative possa avere su di me una cosa che dico. Ecco, per me quello non esiste».
Domanda potenzialmente odiosa: avete mai pensato di sposarvi?
L: «Io glielo avevo proposto anni fa e lui mi ha detto no, poi non ci siamo più tornati. Prego, a te la parola».
B: «Quando questa cosa è successa stavamo insieme da otto mesi…».
[…] La sorpresa che reciprocamente vi è piaciuta di più?
L: «Torniamo ai primi tempi, quando gli avevo detto basta. Sono tornata a casa dalla radio e l’ho visto con un mazzo di fiori in una mano e un cartello con scritto “stai con me” nell’altra».
B: «Sempre durante il primo anno, avevamo litigato furiosamente, tanto che avremmo dovuto partire per Atene con Leon e non lo abbiamo fatto. Sono stati i tre giorni più brutti della nostra storia. La settimana dopo però mi ha detto: “Ho ricomprato i biglietti per Atene”. Quel suo tendere la mano mi ha colpito tanto».
La qualità che amate di più nell’altro?
B: «Lei si dedica anima e corpo in tutto ciò che fa, compresa la nostra storia. Ha investito davvero tanto su di noi».
L: «Di lui mi piace l’entusiasmo, il suo desiderio di buttarsi in tutto quello che gli viene proposto e poi la sua intelligenza, che vedo in tutto, perfino quando dà tutte le risposte esatte all’Eredità. Mio padre lo guarda basito: era convinto che fosse la figlia l’intelligente della famiglia ma dopo una settimana di convivenza con noi ha iniziato a reputarmi quella scema. Lorenzo per lui era diventato Troisi e io Benigni in Non ci resta che piangere. Era tutto un “grazie Mario”».
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