Jane Fonda: “Tumore? Sono grata per questa esperienza. Pensavo di morire di alcol e droghe. A 85 anni mi sorprende un aspetto”. Jane Fonda, il tumore, il passato e le lotte, l’attrice statunitense, 85 anni, si racconta a tutto tondo ripercorrendo le tappe della sua vita in una intervista a ‘Io Donna’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
Negli ultimi cinque anni, dopo il primo Book Club, sono cambiate parecchie cose nel panorama sociale politico femminile, specie in America, grazie anche a #TimesUp e #MeToo. Stiamo parlando di piccoli o grandi cambiamenti?
“No, di “grandi” cambiamenti non ne ho rilevati, ne ho notati piuttosto molti piccoli e importanti. Stiamo parlando di trasformare un sistema patriarcale vecchio di millenni, ci vuole tempo. Nessuna modifica significativa prende forma in un baleno, e noi non dobbiamo essere impazienti o perderci d’animo: poco per volta sempre più donne fanno sentire la propria voce, e si fanno avanti, anche se magari senza vincere battaglie clamorose. Talvolta, anzi, siamo costrette a fare passi indietro, come è tristemente successo con il ribaltamento di “Roe contro Wade”, la sentenza della Corte suprema del 1973 sull’aborto, e abbiamo perso il diritto legale e civile di determinare quando avere dei figli, e quanti ne vogliamo. Ma per carità, non stiamocene qui sedute a recriminare, a sentirci sconfitte, a starcene con le mani in mano. Continuiamo a lottare: per non tornare indietro, e affrontare con fermezza nuove sfide”.
Jane Fonda: “Arresto? Occorre infrangere le regole per ottenere risultati”
Il suo attivismo risale agli anni ’70, stiamo parlando di mezzo secolo di impegno e lotte. Tre anni fa ha passato il giorno del suo compleanno in prigione, a Washington, per una dimostrazione contro i cambiamenti climatici. A 85 anni si sente ancora pronta a usare l’arma della disubbidienza civile e violare le regole per cambiare lo status quo?
“Per ottenere attenzione a volte occorre infrangere regole. È successo nella nostra storia con il Boston Tea Party (la protesta nel 1773 a Boston dei coloni nordamericani contro le tasse spropositate del Regno Unito, ndr), e poi ci sono esempi incontrovertibili, pensiamo a Gandhi, Martin Luther King, ai giovani studenti black che sfidarono le leggi segregazioniste nel Sud degli Stati Uniti… Sono quelli i movimenti che hanno cambiato il mondo. Oggi siamo a corto di tempo e dobbiamo ricorrere alla disobbedienza civile, perché con la violenza non potremo vincere mai, non saremo mai in grado di fronteggiare quella dello Stato; abbiamo il dovere di rivendicare una superiorità etica e civile. Non mi sento certo un’eroina, ma se posso sfruttare la mia fama per una causa giusta non mi tiro mai indietro. Anzi”.
Jane Fonda: “Pensavo di morire di alcol e droghe a 30 anni”
[…] Ha appena girato tre film, tutte storie di amicizie femminili: oltre a Book Club-Il capitolo successivo, la vedremo in Moving On e 80 for Brady con l’amica di sempre, Lily Tomlin. Anni fa mi ha raccontato di avere scoperto l’importanza dell’amicizia fra donne solo in età avanzata.
“L’amicizia fra ragazze è unica, ma col passare degli anni diventa addirittura fondamentale. Gli uomini muoiono prima di noi, le statistiche dicono cinque anni prima… Guardi, ho avuto tre mariti e due se ne sono già andati; i miei tre figli (Vanessa, avuta da Vadim; Troy, avuto da Hayden e Mary Luana Williams, adottata con Hayden, ndr) hanno la loro vita… Le amiche sono per me la cosa più importante, e questo vale per tante di noi. La maggior parte delle persone con cui lavoro per la lotta contro il riscaldamento globale sono donne, e sono donne peraltro le leader del movimento”.
Jane Fonda: “Tumore? Sono grata per questa esperienza”
«Ho avuto molte vite differenti, tutte piuttosto straordinarie, e sperimentato conflitti d’ogni tipo» mi disse anni fa. Se riandiamo alla giovinezza, ricorda quali erano i suoi sogni, le aspettative?
“Oh, a quel tempo pensavo che, prima di raggiungere i trent’anni, sarei morta di alcol e droghe, sola come un cane… Mai e poi mai avrei immaginato una vita così lunga, tantomeno una vita con un significato, un senso. Sono ancora qui a 85 anni, a sorprendermi del fatto che non diventerò più una tossica (ride)”.
[…] Di recente ha annunciato pubblicamente di doversi sottoporre a trattamenti chemioterapici per un tumore maligno del sistema linfatico. Quanto questo ha inciso sulla sua quotidianità, le sue prospettive, i suoi piani per il futuro?
“Non molto, in realtà. Ho sempre pensato: la vita, avrebbe senso se non fossi consapevole che vado incontro alla sua fine? La morte rende preziosa la vita, e diventi più consapevole di come usare il tempo che ci rimane. Non è per minimizzarne la drammaticità e la sofferenza, ma avere un tumore è un’esperienza che milioni e milioni di persone vivono ogni giorno, e sono grata di averla vissuta anche io. Anni fa avevo già avuto un cancro (e avevo subito una mastectomia), ma avevo deciso di non renderlo noto. Ora è diverso: sono continuamente a contatto col pubblico e, se mi ammalo e perdo i capelli, voglio che si sappia cosa è successo. Le dirò di più: speravo di perdere tutti i capelli, rasarmi la testa, e usarla come una lavagna per scriverci: “Climate Emergency: Wake up” (Emergenza-clima: svegliamoci!). Ho poi scoperto che i sopravvissuti al tumore non amano sfruttare la loro condizione per cause ulteriori, così, per rispetto, non l’ho fatto”.
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