Ricostruite le proteine ‘buttafuori’: proteggono le cellule da intrusioni e potrebbero bloccare l’invecchiamento. Ricostruite le proteine ‘buttafuori’, o “di espulsione”, che proteggono l’accesso al nucleo della cellula, i cosiddetti pori nucleari. La loro vasta organizzazione è stata ricostruita per la prima volta in 3D, facendo luce sul meccanismo con cui consentono ai carichi utili di entrare nella cellula, mentre bloccano gli invasori come i virus che possono minacciare l’eredità genetica contenuta nel DNA.
I ricercatori del Max Planck Institute for Biophysics di Francoforte e dell’Università Johann Gutenberg di Mainz, in Germania, hanno pubblicato i risultati sulla rivista Nature. Si tratta di una scoperta utile per sviluppare nuove strategie antivirali e antiaging. La membrana che circonda e protegge il nucleo cellulare ha circa 2.000 pori, ciascuno composto da mille luci: possono essere immaginati come punti di confine dove ogni secondo vengono controllati migliaia di “visitatori”.
Le circa 300 proteine attaccate alla struttura di supporto del poro nucleare si estendono come tentacoli nell’apertura centrale, bloccandola di fatto come se si fossero scontrate: sono naturalmente ripetitive e in costante movimento, e quindi impossibili da determinare. organizzazione finora cellule viventi. I ricercatori tedeschi hanno ottenuto questo risultato combinando biologia sintetica, microscopia a fluorescenza multidimensionale e simulazioni al computer.
Ricostruite le proteine ‘buttafuori’
“Abbiamo usato strumenti di precisione moderni per marcare diversi punti delle proteine con coloranti fluorescenti che abbiamo eccitato con la luce e visualizzato al microscopio”, spiega Edward Lemke dell’Università Johann Gutenberg.
“In base alla distribuzione e alla durata del bagliore, siamo stati in grado di dedurre come le proteine dovevano essere disposte. Abbiamo quindi usato simulazioni di dinamiche molecolari per calcolare come le proteine sono spazialmente organizzate nel poro, come interagiscono fra loro e come si muovono. Per la prima volta abbiamo potuto visualizzare il gate di accesso al centro di controllo delle cellule umane”, aggiunge Gerhard Hummer dell’Istituto Max Planck.
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