Rettore: “Veneto oscurantista, Milano mi ha ascoltata. Social? Non si può fare sesso”. Donatella Rettore sul Veneto e non solo, la cantautrice castellana, 67 anni, parla delle differenze tra la sua terra e il capoluogo lombardo in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi
È vero che una volta ha lanciato un Mac in sala di registrazione?
«È stato negli anni ’90, quando il computer ha fatto l’esordio nelle nelle sale di registrazione si è perso tantissimo, anche nello studio che c’è sulla voce, perché te la sistemano. Io l’ho preso e l’ho buttato via dalla sala di registrazione. E ho detto: adesso fate i suoni da voi, fate quello che avete sempre fatto, non cercate le cose già programmate, inventate, create, perché il pc è impigrimento del cervello, della creatività. Le menti vanno riempite di vita, realtà, esperienza, viaggi, conoscenza. Anche di sbagli».
Qual è il suo rapporto coi social?
«Usare il cellulare, chattare, va bene. Ma i giovani devono prendersi dei giorni off dal telefono, dai social e prendersi i momenti di vita, se no smettono di funzionare il cuore, il cervello. I social allontanano dalla realtà che è il bene, il male, la malattia, la sofferenza, la gioia, il sesso. Non si può fare sesso nei social».
Parliamo di Milano.
«È la città che mi ha dato spazio dall’inizio, che si è fermata ad ascoltarmi senza pensare a come ero fatta. È una città che apre le braccia a chi ha qualcosa da dire. Il Veneto invece era più oscurantista. Tantissime volte, quando dicevo “Voglio cantare” la gente rispondeva “Bellissimo. Ma di lavoro cosa vuoi fare?”. Adesso a Castelfranco Veneto sbavano per avere una mia foto, sono orgogliosi, probabilmente faranno prima una piazza a me che a Tina Anselmi, che sono anni che si merita una piazza».
Se le chiedessero di dare il volto a una campagna di sensibilizzazione qui in città, quale tema sceglierebbe?
«Uno dei temi che mi sta più a cuore: riconoscere la personalità e la sofferenza degli animali, che sono esseri senzienti. Capiscono, ma non parlano ed è un loro vantaggio. Bisogna rispettarli e rispettare il loro habitat, non continuamente costruire capannoni, ma usare quelli che già ci sono siamo intasati da case e capannoni. Non rispettare gli animali è da stupidi.
Lei ha detto poco fa che bisogna invece essere stupidi in amore.
«Essere stupidi in amore è obbligatorio. Quando si è cotti si è totalmente fuori controllo. È una bella malattia».
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