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Spettacolo

Claudia Gerini: “Paolo Sorrentino mi fece soffrire. Io molestata a 17 anni, sono stata fortunata ad andarmene”

Claudia Gerini: “Paolo Sorrentino mi fece soffrire. Io molestata a 17 anni, sono stata fortunata ad andarmene”. Claudia Gerini su Paolo Sorrentino e non solo, l’attrice romana, 52 anni, rivela alcuni retroscena sulla sua carriera in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

Claudia Gerini, com’è vivere in tre, con due figlie?
«Tiro la carretta da tanti anni. Rosa ha 18 anni, studia alla New York University, Linda ne ha 13. Non alzo mai la voce, non sarei capace di dare uno schiaffo, ho avuto un unico scontro un po’ duro con Rosa, tre estati fa, la strattonai, la volevo scuotere, mi ero sentita offesa. Ricordo quell’episodio come una cosa tremenda. Non mi piace rimproverare in modo severo, ho un senso dell’armonia»

I due papà sono presenti?
«Sì, ma la quotidianità è un’altra cosa. Con Alessandro Enginoli, imprenditore, mi lasciai che Rosa aveva un anno. Con Federico Zampaglione, il padre di Linda, da cui mi sono separata sei anni fa, ci sentiamo, siamo diventati amici. Meglio una separazione civile che un matrimonio o un’unione triste».

Ora è single?
«Sono in una fase di osservazione. Ho il binocolo. Sto vivendo una fase di grande libertà. Avevo bisogno, dopo tante convivenze, di avere una one-on-one con me stessa».

[…] Il politically correct minaccia la libertà?
«Sui social puoi dire tutto, nascondendoti dietro l’anonimato. Il mondo è pieno di bulli, c’è tanta cattiveria, sono tutti arrabbiati, pronti a spararti se sbagli una parola. La civiltà è in evoluzione, è meglio avere questi problemi di ipocrisia di quello che avevamo prima. Intendo le mani addosso degli uomini, come forma di ricatto e di potere, in qualunque ambiente di lavoro. Prima era normale».

Claudia Gerini: “Paolo Sorrentino mi fece soffrire”

Catherine Deneuve, Valeria Golino e altre sue colleghe dicono che bisogna distinguere tra avances, molestie e violenze.
«Vero, verissimo. Le avances, magari goffe, brutte, indesiderate, egualmente condannabili, non sono la stessa cosa di una violenza. Lo dico per rispetto di chi ha subìto una violenza inaudita. Mia figlia Rosa rifletteva sul fatto che gli uomini non prendono più l’ascensore per paura di venire denunciati. Io dico: meglio che gli uomini abbiano paura piuttosto che mi infilino le mani dove vogliono. Ci sono debiti che i maschi, tra virgolette, devono pagare, colpe reiterate nei secoli. Gli uomini oggi vengono educati a un altro tipo di comportamento. Poi possono esserci conseguenze infernali. Penso alla clausola nelle produzioni cinematografiche americane secondo cui un regista o un produttore non può fissare negli occhi un’attrice per più di tot secondi».

La retorica…
«Ci sono registe che fanno film solo su donne, per le donne. Sta diventando una sorta di lobby. Io penso che non ci dovrebbe essere bisogno delle quote rosa. Così come penso che denunciare 55 anni dopo di essere stata indotta a una scena di nudo, come ha denunciato Olivia Hussey per il Romeo e Giulietta di Zeffirelli, sia una follia».

Lei è stata molestata?
«Certo, ci sono stati tentativi ai quali mi sono sottratta, ho avuto attenzioni anche spinte. Ero ragazzina, avevo 17 anni, sono stata fortunata e ho potuto andarmene».

Esiste la sorellanza?
«Le donne non fanno squadra. Shakira nella sua canzone se l’è presa più con la donna che si è portata via il suo uomo che con lui, Piqué, il calciatore. In quel modo ha venduto di più. Io amo le donne, Sabrina Impacciatore, Cristiana Capotondi, Maria Sole Tognazzi sono sorelle. E sono protettiva. Se nella casa delle vacanze spunta un ragno sul muro, sono io l’incaricata della faccenda».

Com’è essere femme fatale da adulte?
«Posso fare l’operaia ma non un ruolo sexy? Io mi considero una femme fatale, non è che lo faccio: ci sono nata! Non posso guardare con seduzione un uomo, non posso mettere una calza velata se ho ancora un bel fisico?».

Come vive le sconfitte, i provini falliti?
«Tanti colleghi non li vogliono fare: sono tal dei tali, come ti permetti di chiedermi un provino? Per me, invece, ti allungano la vita, ti costringono a rimescolare le carte. È un esercizio di umiltà. La sconfitta non esiste in questo mestiere ma certo che ho sofferto quando Paolo Sorrentino in The Young Pope prese Cécil de France e non me. In Questione di cuore Francesca Archibugi ha scelto Micaela Ramazzotti. Io sono troppo volitiva, e serviva quel tipo di fragilità, una donna un po’ inconsapevole. Giusto così. Io non ragiono con l’ego. Per il provino di Nine andai a New York, a Broadway ho cantato e ballato, mi dissero cose belle ma per quel ruolo presero Marion Cotillard. Ma penso che c’è sempre qualcos’altro».

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