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Valeria Rossi: “Politica? Candidata ma ho capito subito un aspetto. Così le piante mi parlano”

Valeria Rossi: “Politica? Candidata ma ho capito subito un aspetto. Così le piante mi parlano”. Valeria Rossi sulla politica e non solo, la cantante di ‘Tre parole’, 54 anni, racconta la sua nuova vita tra agricoltura e nuova esperienza musicale in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

Dal palco del Festivalbar ad una serra. Come è cambiata dalla cantante che chiedeva «sole, cuore e amore»?
«Tre parole è stata una canzone e un successo a cui sono grata, ma quello era il mio periodo di inconsapevolezza, dell’incoscienza. Lo definisco “la parte giovane della mia vita”, ora sono più matura e consapevole, pronta per nuovi progetti».

Come la politica?
«Lo scorso anno mi sono presentata alle amministrative per una lista di centrosinistra. Da dieci anni vivo a Monza, mi piace il fermento della città, l’impegno di diverse associazioni. Ho voluto dare una mano, ma ho capito subito che non era il mio posto. Non ho nemmeno fatto campagna elettorale».

Anche il lavoro all’Anagrafe le stava stretto?
«È stata una bella esperienza che però ho chiuso. Ho una laurea in Giurisprudenza e una in Antropologia. Ad un certo punto durante la pandemia mi sono rimessa a studiare. Ho preparato il concorso, l’ho passato. Ci tengo a dire che nessuno sapeva chi fossi, al colloquio eravamo tutti mascherati. Però ora ho deciso di fare altro, ho bisogno di sentirmi di aiuto agli altri. Ho frequentato i corsi alla scuola d’Agraria del parco, ho imparato a condurre un orto, poi mi sono diplomata e sono diventata progettista degli spazi verdi per il benessere. Credo molto nella connessione con la natura».

Valeria Rossi: “Politica? Candidata ma ho capito subito un aspetto”

Come raccoglie la voce degli agrumi?
«Con un semplice apparecchio in grado di registrare il potenziale elettrico di ogni pianta e di convertirlo in suono. È sorprendente scoprire temperamento, ritmo, timbro di ogni varietà. Il più classico limone, ad esempio, ha un temperamento giovane, vivaldiano, il chinotto è solenne e wagneriano».

Hanno voce anche le verdure dell’orto?
«Assolutamente sì. Abbiamo provato con porri e cavolfiori, sono decisamente più giovani e vivaci degli agrumi».

Cosa ne fa di questa melodia verde?
«Sono tornata a scrivere canzoni, ma questa volta in modo corale. Con Mattia abbiamo proposto un progetto di alternanza scuola lavoro a due classi del liceo di Scienze sociali Porta di Monza, ma ci piacerebbe estenderlo ad altre realtà per fare di Monza “la città che canta”».

I ragazzi l’hanno riconosciuta?
«Qualcuno sì, ma non ho manie di protagonismo. Abbiamo lavorato insieme. Per due giorni in serra i ragazzi hanno scelto quattro varietà di agrumi, un quartetto di “voci” con cui abbiamo costruito la melodia. Poi ci siamo dedicati al testo, scrivere è sempre stata la parte che preferisco della musica. I ragazzi hanno tirato fuori emozioni, sentimenti, paure che raccontiamo nel brano “Sconosciuti adesso” che andrà presto su Spotify».

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