Evelina Christillin: “Malattia? Avevo il 50% di possibilità di morire. Affetto per gli Agnelli, soprattutto per uno”. Evelina Christillin sulla malattia e non solo, la manager torinese, 67 anni, ripercorre le tappe più significative della sua vita in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
Evelina Christillin, se ripensa a lei bambina, come vede prefigurarsi il suo carattere?
«Immagini una famiglia alto borghese nei primi anni ‘60, con le tate francesi… I miei genitori erano stati piccoli durante la guerra, avevano sofferto, poi, papà diventò un grande pilota di Mille Miglia, lui e mia madre avevano molta voglia di vivere: non consideravano lo studio proprio un dovere. Io, però, ero totalmente secchiona, cosa che infastidiva quei due simpatici gaudenti. Mi dicevano “non studiare, divertiti” e mi promettevano soldi se avessi preso brutti voti. Ma io quei soldi non li ho mai vinti».
Oggi, è capitana di molte cose: come fa a spaziare dalla cultura al calcio, dalla presidenza del Museo Egizio di Torino al ruolo di rappresentante Uefa nel Consiglio Fifa?
«Basta studiare. E organizzarsi. Io posso stare un giorno a Napoli per un Cda del Teatro Stabile, il successivo a Ginevra per un Comitato Uefa, poi andare a Milano, tornare a Torino… Ho avuto una vocazione tardiva e ho da spendere tutte le energie non sprecate da ragazza: a 40 anni, ero ancora una professoressa di Storia all’Università, stavo chiusa negli archivi della biblioteca».
[…] Gli Agnelli erano amici di famiglia.
«L’avvocato veniva con noi a Sestriere: si divertiva a vedermi sciare quando già da piccola facevo agonismo. Poi, da ragazza, sono andata a vivere in collina e ci ho ritrovato Gianni e Marella, che mi hanno quasi adottata. Sono grata agli Agnelli, ho affetto per loro, molto per Lapo. A Marella devo i tre quarti delle cose che so. Mi prese in gran simpatia, la accompagnavo ovunque: al Chelsea Flower a Londra, in Olanda a vedere i tulipani…».
Evelina Christillin: “Malattia? Avevo il 50% di possibilità di morire”
[…] In principio, aveva rinunciato alla laurea.
«Mi aveva chiamato Luca di Montezemolo appena arrivato alle relazioni esterne Fiat. Io avevo appena chiuso la carriera agonistica da sciatrice, andai per uno stage e ci sono rimasta per sette anni. Lì incontrai mio marito, mi sposai, ebbi mia figlia, andai via nell’86, quando mi ammalai: feci due anni fra casa e l’ospedale delle Molinette. Ma in ospedale, suor Giuliana, conosciuta facendo volontariato, mi chiese “se avessi 18 anni e tutta la vita davanti cosa vorresti fare?”. Fu così che mi laureai tardivamente in Storia».
Come fu ricevere una diagnosi che poteva suonare infausta?
«Una bella botta. Ma avevo già il piglio positivo di oggi. A mio marito, dico sempre: non preoccuparti prima di essere certo che le cose vanno male, sprechi energia. Quando il medico mi disse “c’è una possibilità su due che ce la faccia”, mia madre si mise a piangere. E io: non provarci più, se no, piango anch’io. È allora che ho capito che non c’è niente per cui valga la pena arrabbiarsi o alimentare conflitti. Lì mi è venuto come un grande affetto nei confronti del mondo».
Perché aveva interrotto la carriera agonistica?
«Ho fatto tutto con Claudia Giordani: da bambina, la battevo; poi, crescendo, ho visto che lei era brava e io no. Non fu traumatico: non conta vincere, ma averci provato».
[…] Prima donna europea nel governo mondiale del calcio. Come è stata accolta?
«Non ho sentito pregiudizi, anche perché mi occupo di aspetti finanziari, non di fuorigioco, sebbene sia sempre stata tifosa».
Ha un marito che è stato presidente di Mediobanca e ha avuto ruoli che storicamente corrispondevano a mogli che stavano un passo indietro. Per voi come è stato?
«Noi siamo stati una ditta seria: ci siamo sostenuti a vicenda e siamo ancora qui a raccontarcelo, nonostante ovvi alti e bassi. Non essere stata la moglie di una volta è stato semmai un collante. Con qualche episodio divertente, come quando mi presentai a Mediobanca vestita da sci e il commesso mi disse “signora non salga vestita così, dico io a suo marito di scendere”».
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