Favino: “Matrimonio? Succederà, la nostra storia ha una caratteristica. Alle mie figlie vorrei trasmettere 2 valori”. Pierfrancesco Favino, il matrimonio, la compagna, le figlie e non solo. L’attore romano, 53 anni, parla della sua famiglia in una intervista a ‘Vanity Fair’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
[…] Call My Agent – Italia, versione made in Sky dell’apprezzatissima francese made in Netflix Dix pour cent (Chiami il mio agente!), sulla quotidianità infernale di quattro manager di artisti del cinema e della tv. Lei regala una sublime parodia di sé stesso, alle prese con la difficoltà di uscire dal personaggio di Che Guevara. Quanta verità c’è?
«C’è innanzitutto il desiderio di prendermi un po’ in giro e di farlo insieme alla mia famiglia: ora sono addirittura un meme! Per il resto tranquillizzo tutti che dopo aver interpretato Buscetta non mi sono chiuso in un bunker. Però è certo che qualcosa ti cambia dentro nel momento in cui un ruolo ti appassiona: mia moglie (la collega Anna Ferzetti, ndr), mentre girava Le fate ignoranti, camminava in modo diverso dal solito e aveva un altro piglio in casa. Proprio ieri guardavo con lei sul suo cellulare una raccolta di foto che è apparsa: noi al make-up sul set in questi ultimi quattro o cinque anni. È materiale da psicoanalizzare!».
Che cosa dicono Greta e Lea del vostro mestiere?
«Sono appassionate e attratte, nonostante il sogno che questo nostro lavoro rappresenta si sia svelato loro in maniera un po’ brutale, nelle sue magagne. Come se ti rivelano subito, da piccolo, che Babbo Natale non esiste. Vedono quello che gli altri non vedono: i provini mancati, la lontananza e la solitudine, le roulotte, le cene tardi dopo gli spettacoli…».
Favino: “Matrimonio? Succederà, la nostra storia ha una caratteristica”
Potrebbero voler seguire le sue orme e quelle di Anna? Greta ha già recitato in Maledetta primavera di Elisa Amoruso e Lea in Padrenostro accanto a lei…
«È importante che capiscano a fondo se si tratta veramente di una passione. Questo è il mestiere peggiore quando sai di poter fare altro: perché è duro, perché implica parecchie rinunce. Non sacrifici, rinunce appunto. Il mio primo maestro dell’Accademia (Nazionale d’Arte drammatica Silvio D’Amico, ndr) si chiamava Mario Ferrero e portava sempre l’esempio di una coppia di attori che andarono in scena il giorno dopo che era morto il loro figlio. Ci ripeteva: “Non esistono Natali, non esistono Capodanni, non esistono lutti”. Da studente dicevo: “È pazzo!”. Poi mi è successo: ero sul set quando è venuto a mancare mio padre. Ricorderò sempre quel giorno e il dubbio: è la cosa giusta? Ero nel deserto, stavo lavorando a El Alamein, vedevo le balle di fieno che rotolavano e mi sentivo esattamente così, con un vento forte che mi fischiava dentro. La morte ti prende e ti ribalta, non puoi razionalizzarla. Di sicuro avrei dovuto e potuto stare più vicino a mia madre e alle mie sorelle. L’ho fatto dopo, in altro modo».
Non c’è un padre che non sia stato figlio e non esiste figlio che non guardi a suo padre. Lei che cosa vorrebbe trasmettere di lui a Greta e Lea?
«L’onestà e la generosità nell’aiutare gli altri».
Quali sono le sue paure da genitore?
«Di non riuscire a rendere le mie figlie libere a sufficienza, di non trasmettere loro la fiducia in sé stesse. Credo che non saranno spaventate dal genere maschile, perché sono cresciuto tra donne e questo mi ha creato un rapporto sereno con il mondo femminile».
Favino: “Alle mie figlie vorrei trasmettere 2 valori”
Chi è più severo lei o Anna?
«Mia moglie».
Perdoni il puntiglio, ma non siete sposati.
«Succederà: nella nostra storia abbiamo programmato pochissimo, è capitato tutto molto naturalmente. Il matrimonio non sarà da meno. Non è una cosa che mi spaventa. Forse non essere ancora sposati ci tiene un po’ sulla corda e non è male, o no?».
Che sia questo il segreto del vostro amore che vola alto da quasi 20 anni?
«Non lo so. Di sicuro ci incrociamo poco e quando accade abbiamo molta voglia di stare insieme. Poi, balliamo tanto: ci siamo conosciuti così e continuiamo a farlo. L’altro giorno ho detto a mia figlia piccola: “Sai che io non ho mai visto i miei genitori ballare?”. E lei: “Io invece troppo!”. Con Anna ci supportiamo molto a vicenda, godiamo dei successi dell’altro e ci distribuiamo equamente compiti e doveri».
[…] Adesso che si sta godendo una routine casalinga, le capita di pensare – azzardiamo – al suo ritiro?
«Delle volte mi chiedo: “Fino a quando voglio fare questo mestiere?”».
E che cosa si risponde?
«Che mi fa incontrare parti di me in maniera inattesa. Che mi tiene giovane: ho avuto la fortuna di essere con Piera Degli Esposti poco prima che ci lasciasse e nel momento in cui la macchina da presa girava lei guariva. Spesso ho un rapporto conflittuale con quello che faccio: se sono Buscetta che piange per la morte dei suoi figli, sono mie le lacrime. Vuoi o non vuoi, peschi sempre da te stesso, prostituisci le tue emozioni. Ma c’è qualcosa di meglio che sentirsi svuotati per regalare una suggestione al pubblico?».
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