Staffelli: “Il Tapiro a Balotelli finì in rissa. Maldini il più rosicone. Del Noce ha fatto una figura barbina con la causa”. Valerio Staffelli sul Tapiro a Balotelli e non solo, l’inviato di Striscia la Notizia racconta I retroscena delle sue oltre duemila statuette consegnate in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
[…] Il Tapiro più difficile?
«A Balotelli in Gran Bretagna. Già la guida a sinistra aveva capovolto le cose, poi lui andava alla velocità della luce con una macchina tutta mimetica, ogni volta che usciva dall’allenamento facevo delle corse pazze per raggiungerlo. Poi però riuscimmo a “premiarlo” in un ristorante cinese di Manchester. Ovviamente con rissa finale, ma non tanto con Mario e i suoi amici, quanto con i cinesi del locale che non avevano capito cosa stesse succedendo».
Il Tapiro più amaro?
«Il più “doloroso” forse, quello a Fabrizio Del Noce, allora direttore di Rai1, la frattura del setto nasale fa davvero male. Un altro è il Tapiro a Scalfaro, scoprimmo che voleva approfittare della sua posizione di politico di rilievo per far avere l’auto blu anche alla figlia. Fece scatenare una rissa spaventosa per evitare il Tapiro, facendo malmenare anche una ragazza della troupe».
[…] Bel modo di fare spettacolo… Forse era lo stesso slancio che animava Del Noce quando le ruppe il naso con il microfono. Vi siete rivisti?
«Dopo 13 anni di processo era ancora convinto di vincere, me lo aveva anche detto una volta quando lo incontrai casualmente in giro per Roma. Invece ha fatto una figura barbina, perché ha perso la causa».
[…] Belén è più attapirata perché la sua bellezza ed esposizione mediatica aiutano gli ascolti?
«No, è pluridecorata perché ne combina di tutti i colori tra matrimoni, separazioni e gaffes».
Staffelli: “Il Tapiro a Balotelli finì in rissa”
Cosa risponde a chi l’aveva accusata di sessismo per il Tapiro ad Ambra?
«Vuol dire che non ha visto il servizio. Io ho chiesto ad Ambra cosa fosse successo, non l’ho presa in giro, anzi… Quello che è accaduto dopo la consegna non mi è piaciuto, lei — che aveva scherzato durante il servizio — avrebbe dovuto spiegare e calmare le acque, invece ha lasciato montare la situazione».
Confessi: mai esagerato, mai ecceduto in «molestie» per strada?
«Molestie? Facciamo satira, insinuiamo il dubbio, non arriviamo con la verità in tasca, scherziamo su quello che la gente combina nella vita, tutto qui».
Qualcuno si propone per ricevere il Tapiro?
«La verità è che lo vorrebbero tutti. Una volta Prodi dopo la consegna mi chiese se poteva averne un altro: “Uno per la casa di Bologna e uno per quella di Roma”».
[…] La pagano per ogni Tapiro che consegna o ha un fisso?
«Mi pagano in tapiri oramai da un decennio…».
E invece lei quando avrebbe meritato di ricevere un Tapiro?
«Bella domanda, chieda ai miei figli».
Che adolescente è stato?
«Sono nato a Milano e cresciuto a Sesto San Giovanni, città variegata e pericolosa negli anni 70. Fortunatamente il mio amore per lo sport mi ha sempre tenuto lontano dai guai».
La scuola? Pigro o secchione?
«La frase classica era: Valerio è un ragazzo sveglio ma si applica poco e vuol far ridere i compagni, ma qui non siamo al cabaret».
Staffelli: “Del Noce ha fatto una figura barbina con la causa”
I suoi genitori cose le hanno insegnato?
«Mio padre era un commerciante di tessuti e mia madre di abbigliamento, avevano due negozi nella “Stalingrado d’Italia”. Hanno sempre incentivato la mia passione per il mondo dello spettacolo ed è stata proprio mia madre a dare il via alla mia carriera, quando a 14 anni mi presentò al proprietario di una radio privata. È iniziato tutto da lì».
Arrivò a «Striscia» nel 1997, a 34 anni: prima cosa faceva?
«Durante la gavetta ero disponibile a tutto: radio private, cinema, televisione. In tv ho lavorato con personaggi come Abatantuono e Smaila con cui poi è nata una bella amicizia».
Com’è Abatantuono?
«Diego è mio fratello maggiore, ho passato i primi anni di questo lavoro con lui, prodigo di consigli, è una bella persona dalla testa ai piedi. Ama mangiare e bere bene come me e filosofeggia ironicamente sulle stranezze di chi ci circonda, una serata con lui è sempre top».
E Antonio Ricci?
«È un mattacchione, uno che ancora si diverte a fare questo mestiere, oltre che un formidabile autore. In 27 stagioni con lui non mi sono mai annoiato».
[…] C’è un giorno della sua vita che vorrebbe rivivere?
«Quando ho giocato a San Siro al centenario del Milan, alla destra del mio mito calcistico Franco Baresi, 65.000 persone intorno e in campo solo giocatori che avevano vestito i colori rossoneri. Un altro giorno indimenticabile è stato quando ho girato in moto su pista da solo con Valentino Rossi».
L’incubo?
«Arrivare vicino a un attapirato e non avere il Tapiro nella borsa. Accadde veramente, me la cavai con un consiglio di Ricci che mi disse: “Disegnalo su un foglio, vedrai che andrà bene lo stesso”. E così fu».
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