Katia Ricciarelli: “Carreras mi tradiva. Rottura con Pippo Baudo per un motivo. E Domingo…”. Katia Ricciarelli su Carreras e non solo, la soprano compie 77 anni e ripercorre i suoi amori rivelando molti retroscena sulle sue relazioni in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
Come ricorda gli anni a Rovigo e a Venezia?
«La mia è stata un’infanzia difficile, ma ho avuto una mamma che ha sempre fatto di tutto e di più per mantenere me e le mie sorelle. Ho studiato al liceo musicale Venezze, a Rovigo, e poi ho lavorato per pagarmi gli studi a Venezia: ho lavorato come operaia in una fabbrica di giradischi e poi come commessa alla Upim. Vivere dieci anni a Venezia, per me, è stata un’esperienza straordinaria. Da piccola non avevo avuto occasioni di andare a teatro, ma quando studiavo al conservatorio, ho recuperato: tiravo la cinghia per andare a teatro sul loggione. Schei no ghe n’era, non c’erano soldi».
Si ricorda un momento particolarmente felice della sua carriera da soprano?
«Sono stati tutti momenti felici: ho vissuto una carriera bellissima piena di soddisfazioni, a partire dal 1971, quando la Rai trasmise in prima serata, ancora in bianco e nero, il Concorso internazionale “Voci Verdiane” e io lo vinsi cantando un’aria tratta da “Il corsaro”. E poi ho avuto di tutto e di più, non mi mancava nulla dal punto di vista artistico e il bilancio finale, lo ammetto, supera tutto. Ho fatto in tempo a vedere mia madre vivere come una regina, prima che morisse. Questo per me è tutto».
Sul palcoscenico ha conosciuto il suo primo grande amore José Carreras…
«Sì, era il 1972 e fu un colpo di fulmine che durò fino al 1984. Le nostre voci si sposavano bene, lui era simpaticissimo e noi eravamo bellissimi e bravissimi, ma è finita perché a me non andava di essere tradita. Devi sapere che i tenori sono corteggiatissimi, quindi le tentazioni abbondano fuori dai teatri».
Dopo sposò Pippo Baudo. Che ricordi ha?
«M’invitò in trasmissione e cinque mesi dopo eravamo marito e moglie. Ci sposammo il 18 gennaio 1986, proprio il giorno del mio quarantesimo compleanno, mentre lui aveva 50 anni. Eravamo affiatati, lui amava il mio mondo, io rispettavo il suo. Eravamo molto affiatati, ma dopo 18 anni ci siamo separati, forse perché i nostri impegni ci portavano spesso lontano e abbiamo smesso di parlare. Il dialogo è fondamentale».
Gli ammiratori non si contano. Le viene in mente qualche nome particolare?
«Ebbi un flirt con Alberto Sordi, nato dalla sua grande ammirazione per me perché amava la lirica. Andavamo insieme al ristorante, mi regalava i fiori, una volta mi mandò cento rose e c’era chi si chiedeva se li avesse davvero pagati lui. Ma non era tirchio come si vociferava. E poi il Principe Carlo, adesso Re Carlo III, che è un grande melomane: a volte veniva alla Royal Opera House a Covent Graden in veste ufficiale, sul palco reale, altre volte veniva in incognito e mi lanciava fiori sul proscenio».
Al suo collega Placido Domingo non è andata altrettanto bene l’estate scorsa, a causa di un flop all’Arena di Verona. Lei stessa ha detto in un’intervista che a una certa età bisogna ritirarsi…
«Ho conosciuto Domingo tanti anni fa e abbiamo lavorato molto insieme. Noi abbiamo uno strumento incorporato, che sono le corde vocali. Con l’uso, questo strumento si logora e la voce si trasforma: non si possono fare i confronti con la voce di trent’anni fa. Placido non ha sbagliato a cantare ancora, ma a cambiare registro: lui è passato dall’essere tenore a baritono e già questo mette nella posizione di essere criticato».
[…] Come festeggia il suo compleanno?
«Vado a pranzo con alcuni amici a festeggiare. Ma non cucino io, andremo al ristorante. La torta? La vorrei alla crema, magari una millefoglie».
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